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Sequestro preventivo corruzione: quando il ricorso è out

Un magistrato, accusato di corruzione, impugnava un sequestro preventivo di 3000 euro, ritenuti il prezzo del reato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che in sede di legittimità non si può riesaminare il merito delle prove che giustificano il sequestro preventivo corruzione, ma solo contestare eventuali violazioni di legge.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Corruzione: la Cassazione fissa i paletti del ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione avverso un provvedimento di sequestro preventivo per corruzione, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una terza valutazione del merito. Il caso in esame riguarda un magistrato accusato di aver ricevuto utilità in cambio del conferimento di incarichi professionali.

I fatti del processo

Un magistrato, in servizio presso la sezione esecuzione e misure di prevenzione di un Tribunale, veniva sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per diverse ipotesi di corruzione in atti giudiziari e concussione. Nello specifico, una delle accuse riguardava il ‘mercanteggiamento’ di incarichi professionali in cambio di utilità.

Contro il magistrato veniva disposto il sequestro preventivo della somma di 3000 euro, considerata il prezzo della corruzione. Tale somma corrispondeva al noleggio di una barca a vela, pagato in contanti da un professionista che avrebbe beneficiato degli incarichi. Il magistrato impugnava il provvedimento di sequestro, ma il Tribunale rigettava l’appello. Di conseguenza, il magistrato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una mancanza di motivazione sul fumus del reato e sull’effettiva qualificazione della somma come prezzo della corruzione.

La difesa sosteneva, tra le altre cose, l’assenza di contestualità tra gli incarichi conferiti (risalenti al 2020) e il noleggio della barca (avvenuto nel 2021), producendo un’attestazione della cancelleria.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un punto cardine: il ricorso per cassazione contro le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per violazione di legge. Non è possibile, quindi, introdurre in quella sede delle ‘censure di merito’, ovvero contestazioni relative alla valutazione dei fatti e delle prove già compiuta dal giudice precedente.

Le ragioni del rigetto e i limiti del sequestro preventivo corruzione

Il ricorrente, secondo la Corte, non ha dedotto una violazione di legge, ma si è limitato a formulare critiche sulla ricostruzione dei fatti e sulla valutazione delle prove, proponendo una lettura alternativa degli elementi indiziari. Questo tipo di doglianza è precluso nel giudizio di legittimità.

La Corte ha ritenuto che l’ordinanza del Tribunale fosse ben motivata, immune da vizi giuridici e saldamente ancorata alle risultanze investigative. Il Tribunale aveva correttamente individuato il fumus del reato nell’asservimento della funzione giudiziaria da parte del magistrato, che aveva creato un circuito di professionisti a cui conferiva incarichi in cambio di utilità.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara e si articola su due principi fondamentali.

In primo luogo, il ricorso contro il sequestro preventivo per corruzione non può diventare un’occasione per una terza valutazione del compendio indiziario. Il compito della Cassazione è verificare la correttezza giuridica del ragionamento del giudice del merito, non sostituire la propria valutazione a quella precedente.

In secondo luogo, la Corte ha smontato l’argomentazione difensiva sulla mancanza di contestualità tra l’utilità ricevuta e gli atti compiuti. Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 15208/2010), i giudici hanno ribadito che il reato di corruzione si perfeziona alternativamente con l’accettazione dell’utilità o con la sua dazione-ricezione. Non è quindi necessaria una perfetta coincidenza temporale per configurare il delitto.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale pacifico. Chi intende impugnare un sequestro preventivo davanti alla Corte di Cassazione deve concentrarsi esclusivamente sulla dimostrazione di una palese violazione di legge o di una motivazione manifestamente illogica o assente. Tentare di rimettere in discussione l’interpretazione degli indizi raccolti si traduce in un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la valutazione delle prove in Cassazione per un sequestro preventivo?
No, la Cassazione ha stabilito che il ricorso contro un sequestro preventivo è ammissibile solo per violazione di legge, non per contestare la valutazione dei fatti e degli indizi (censure di merito) fatta dal tribunale.

Cosa serve per disporre un sequestro preventivo per corruzione?
È sufficiente il cosiddetto fumus del reato, ovvero un insieme di indizi che rendano probabile l’esistenza del reato. Non è richiesta la prova piena della colpevolezza, che verrà accertata nel corso del processo.

Il reato di corruzione richiede che il pagamento e l’atto illecito avvengano nello stesso momento?
No. La Corte, richiamando un precedente importante, ha chiarito che il reato si perfeziona con l’accettazione della promessa o con la ricezione del pagamento, non essendo necessaria una stretta contestualità tra l’utilità ricevuta e l’atto giudiziario compiuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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