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Sequestro preventivo contraffazione: limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’azienda contro un sequestro preventivo per contraffazione di accessori tecnologici. La sentenza chiarisce che la fase cautelare non è la sede per decidere sulla presunta nullità dei modelli industriali originali, questione complessa riservata al giudizio di merito. Il sequestro è legittimo se fondato su un sufficiente ‘fumus commissi delicti’, ovvero un’adeguata parvenza di reato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Contraffazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso avverso un sequestro preventivo per contraffazione. Il caso riguarda un’azienda importatrice di accessori per smartphone, accusata di aver commercializzato prodotti che usurpavano modelli industriali registrati da un noto colosso tecnologico. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra la valutazione sommaria tipica della fase cautelare e l’accertamento approfondito proprio del giudizio di merito.

Il Contesto del Caso: Accessori Tecnologici Sotto Sequestro

Il Tribunale del riesame aveva confermato un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari. Oggetto del provvedimento erano numerosi accessori per smartphone, tra cui cuffie auricolari, orologi e cinturini, ritenuti contraffatti in quanto imitazioni di modelli registrati a livello europeo da una celebre azienda tecnologica.

Alla legale rappresentante della società importatrice venivano contestati i reati di fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale (art. 517-ter c.p.) e di ricettazione (art. 648 c.p.). Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basando le proprie argomentazioni su due punti principali.

Le Doglianze della Difesa e il Sequestro Preventivo per Contraffazione

La ricorrente sosteneva, in primo luogo, una violazione di legge e una motivazione solo apparente da parte del Tribunale del riesame. Secondo la difesa, i giudici non avevano adeguatamente considerato la tesi difensiva circa la nullità dei modelli depositati dalla grande azienda tecnologica. L’eventuale nullità di tali modelli avrebbe fatto venir meno il presupposto stesso del reato, ovvero l’esistenza di un valido titolo di proprietà industriale da tutelare.

In secondo luogo, la difesa lamentava che il Tribunale avesse trascurato il contenuto di una consulenza tecnica di parte. Tale consulenza non solo argomentava a favore della nullità dei modelli originali, ma evidenziava anche le differenze esistenti tra questi e i prodotti commercializzati dall’azienda ricorrente. La critica si estendeva alla consulenza del Pubblico Ministero, ritenuta inammissibile e superficiale.

I Limiti del Ricorso per Cassazione in Materia Cautelare Reale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato in materia di misure cautelari reali. Ai sensi dell’art. 325 c.p.p., il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame è consentito solo per violazione di legge.

La Distinzione tra Vizio di Legge e Vizio di Motivazione

Non è possibile, in questa sede, contestare i vizi logici della motivazione, come una presunta illogicità o contraddittorietà. L’unica eccezione riguarda i casi in cui la motivazione sia totalmente mancante o talmente apparente da risultare incomprensibile, casi che integrano una vera e propria violazione di legge. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale, per quanto sintetica, fosse presente e chiara nel suo percorso logico.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha stabilito che la valutazione del Tribunale del riesame era correttamente fondata sul cosiddetto fumus commissi delicti. L’astratta configurabilità del reato di contraffazione era stata supportata in modo adeguato sia dalle prime valutazioni degli operatori della Guardia di Finanza, sia dalla successiva consulenza tecnica disposta dal Pubblico Ministero, che aveva riscontrato una ‘piena sovrapponibilità’ tra i prodotti sequestrati e i modelli registrati.

Cruciale è il passaggio in cui la Cassazione chiarisce che una questione complessa come la potenziale nullità dei modelli industriali per mancanza di originalità o innovazione non può essere risolta nella fase cautelare. Questo tipo di accertamento, che potrebbe richiedere una perizia d’ufficio e un’analisi approfondita, è riservato al giudizio di merito. In fase di riesame, il giudice deve limitarsi a verificare la sussistenza di elementi sufficienti a ritenere probabile il reato, senza doverne provare la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio.

Le argomentazioni difensive, basate unicamente su una consulenza di parte e prive di elementi oggettivi (come la pendenza di contenziosi sulla validità dei modelli a livello comunitario), sono state ritenute ‘recessive’ rispetto agli elementi d’accusa raccolti. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato come un tentativo di ottenere dalla Cassazione un riesame del merito dei fatti, non consentito in questa sede.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza i confini del giudizio cautelare e del successivo ricorso per cassazione. Il sequestro preventivo per contraffazione si basa su una valutazione sommaria della probabilità del reato. Le questioni di merito complesse, come la validità di un titolo di proprietà industriale, devono essere affrontate e decise nel dibattimento. Per gli operatori del settore, ciò significa che, per opporsi efficacemente a una misura cautelare, è necessario contestare la sussistenza del fumus con argomenti che non richiedano un accertamento probatorio complesso, focalizzandosi piuttosto su evidenti violazioni di legge o sulla totale assenza di elementi indiziari.

È possibile contestare la validità di un marchio o modello registrato in sede di riesame di un sequestro preventivo?
No, la sentenza chiarisce che l’accertamento sulla validità di un titolo di proprietà industriale è una questione complessa riservata al giudizio di merito e non può essere risolta nella fase sommaria del riesame cautelare.

Quali sono i motivi per cui si può fare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, come previsto dall’art. 325 c.p.p. Non è possibile contestare i vizi logici della motivazione, a meno che questa non sia completamente assente o meramente apparente, situazione che a sua volta costituisce una violazione di legge.

La consulenza tecnica di parte è sufficiente a far annullare un sequestro preventivo basato sulla consulenza del Pubblico Ministero?
Non necessariamente. Nel caso specifico, il Tribunale prima e la Cassazione poi hanno ritenuto le conclusioni della consulenza di parte ‘recessive’ rispetto agli esiti delle indagini preliminari e della consulenza dell’accusa, ritenendo che la controversia tecnica dovesse essere risolta nel processo principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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