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Sequestro preventivo confisca: annullato per motivazione

Una società e i suoi dirigenti sono stati oggetto di un ingente sequestro preventivo per una presunta frode legata ai bonus edilizi. La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame a causa di una motivazione gravemente carente. Il Tribunale non aveva adeguatamente analizzato punti cruciali sollevati dalla difesa, come la distinzione tra reato tentato e consumato (decisiva per la confisca per equivalente) e la reale quantificazione del profitto. La sentenza sottolinea l’obbligo per i giudici di fornire una motivazione completa e rigorosa per il sequestro preventivo confisca, soprattutto a fronte di complesse vicende economiche.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo confisca: la Cassazione esige una motivazione rigorosa

In materia di truffe aggravate legate ai bonus edilizi, il sequestro preventivo confisca rappresenta uno strumento fondamentale per lo Stato. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere supportato da un’analisi giudiziaria approfondita e da una motivazione inattaccabile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato un’imponente misura cautelare, ribadendo principi essenziali a garanzia dei diritti degli indagati e della corretta amministrazione della giustizia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’indagine su una presunta frode milionaria per il conseguimento di erogazioni pubbliche, perpetrata attraverso i meccanismi del cosiddetto “Superbonus” e “Sisma Bonus”. Una società di costruzioni e i suoi rappresentanti legali erano stati accusati di aver creato crediti d’imposta fittizi per lavori di riqualificazione energetica su un vasto complesso immobiliare. Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo, sia impeditivo che finalizzato alla confisca (diretta e per equivalente), per un valore complessivo di quasi 40 milioni di euro. Il Tribunale del Riesame aveva confermato integralmente il provvedimento, provocando il ricorso in Cassazione da parte degli indagati.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I difensori degli indagati hanno sollevato numerose censure contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame, lamentando gravi vizi di legittimità. I punti principali del ricorso erano i seguenti:

* Mancata distinzione tra reato consumato e tentato: La difesa sosteneva che, poiché la maggior parte dei crediti non era stata ancora utilizzata in compensazione, il reato dovesse essere qualificato come tentata truffa e non consumata. Questa distinzione è fondamentale, poiché la confisca per equivalente prevista dall’art. 640-quater c.p. non si applica all’ipotesi tentata.
* Violazione del principio di proporzionalità: Il valore totale dei beni sequestrati superava ampiamente il profitto del reato ipotizzato, determinando una duplicazione ingiustificata delle somme vincolate.
Assenza di motivazione sul periculum in mora*: L’ordinanza non spiegava concretamente perché vi fosse il rischio che gli indagati potessero disperdere i propri beni, requisito necessario per il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente.
* Omessa valutazione delle prove difensive: La società aveva prodotto documentazione per dimostrare l’effettiva esecuzione di parte dei lavori, ma il Tribunale aveva ignorato tali elementi.
* Carenza di motivazione sulla colpa di organizzazione: Per quanto riguarda la responsabilità amministrativa dell’ente (D.Lgs. 231/2001), non era stata fornita alcuna prova o motivazione sulla “colpa di organizzazione”, limitandosi a derivarla automaticamente dalla commissione del reato presupposto.

La necessità di una motivazione effettiva per il sequestro preventivo confisca

Il cuore della doglianza risiedeva nel fatto che il Tribunale del Riesame avesse emesso una motivazione meramente apparente, trascrivendo di peso il provvedimento del GIP e omettendo di confrontarsi con le specifiche e rilevanti obiezioni sollevate dagli appellanti. Questo, secondo la difesa, si traduceva in una violazione del diritto di difesa e in un azzeramento della funzione di controllo del riesame.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione della Suprema Corte è netta e rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La Corte ha riscontrato una “mancata ponderazione” e un apparato argomentativo “sostanzialmente inesistente”.

In primo luogo, la Cassazione ha censurato la totale obliterazione della complessa questione relativa alla consumazione della truffa. Il Tribunale si era limitato a prendere atto della contestazione formale di reato consumato, senza svolgere alcuna analisi autonoma, nonostante fosse un punto decisivo per stabilire l’applicabilità del sequestro preventivo confisca per equivalente. La Corte ha ribadito che le norme sfavorevoli, come quelle sulla confisca obbligatoria, sono di stretta interpretazione e non possono essere estese all’ipotesi tentata in assenza di una previsione espressa.

In secondo luogo, è stata evidenziata la mancata risposta alle deduzioni difensive sull’efficacia probatoria dei documenti prodotti, sulla quantificazione esatta del profitto (distinguendo tra crediti ceduti, compensati e solo appostati nel cassetto fiscale) e sulla sussistenza del periculum in mora per le singole posizioni.

Infine, la Corte ha sottolineato come l’affermazione della responsabilità dell’ente fosse avvenuta in via puramente oggettiva, senza alcuna indagine sulla colpa di organizzazione, elemento costitutivo del fatto tipico previsto dal D.Lgs. 231/2001.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento riafferma con forza un principio cardine dello stato di diritto: le misure cautelari reali, specialmente quando incidono in modo così significativo sul patrimonio, devono essere sorrette da una motivazione effettiva, concreta e non apparente. Il giudice del riesame non può limitarsi a un controllo formale o a ratificare acriticamente il provvedimento impugnato, ma ha il dovere di condurre un esame approfondito, rispondendo puntualmente a tutte le censure difensive pertinenti.

Questa sentenza è particolarmente rilevante nel contesto delle frodi sui bonus edilizi, dove la complessità delle operazioni finanziarie richiede un’attenta ricostruzione per distinguere il prodotto dal profitto del reato e per determinare il momento esatto della consumazione. Per le imprese e i professionisti coinvolti in tali procedimenti, essa rappresenta un’importante affermazione del diritto a un controllo giurisdizionale serio e non meramente burocratico sulle misure ablative.

Quando un sequestro preventivo finalizzato alla confisca può essere annullato per difetto di motivazione?
Un sequestro può essere annullato quando l’ordinanza del giudice del riesame presenta una motivazione solo apparente o inesistente, omettendo di confrontarsi con le specifiche e rilevanti argomentazioni difensive. In particolare, quando non analizza punti decisivi come la qualificazione giuridica del fatto (es. reato tentato o consumato) o la sussistenza del pericolo di dispersione dei beni.

È possibile disporre la confisca per equivalente per il reato di truffa aggravata tentata (art. 640-bis c.p.)?
No. Secondo la sentenza, la confisca obbligatoria, anche per equivalente, prevista dall’art. 640-quater c.p. in relazione al delitto di cui all’art. 640-bis c.p., si applica solo all’ipotesi di reato consumato e non a quella di reato tentato, data l’assenza di un’espressa previsione normativa in tal senso.

Qual è l’obbligo del Tribunale del Riesame nel valutare un sequestro?
Il Tribunale del Riesame ha l’obbligo di fornire una motivazione completa e autonoma che dia conto del percorso logico-giuridico seguito. Deve tenere in adeguata considerazione le specifiche deduzioni difensive, senza limitarsi a una mera rassegna degli elementi d’accusa o a trascrivere il provvedimento impugnato. Deve, in sostanza, esercitare un effettivo controllo di merito e di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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