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Sequestro preventivo concorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Procuratore Europeo contro la riduzione di un sequestro. La sentenza ribadisce un principio fondamentale sul sequestro preventivo concorso di persone: è esclusa la solidarietà, pertanto la misura cautelare può colpire solo la quota di profitto individuale di ciascun concorrente nel reato e non l’intero importo.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo in Concorso: la Cassazione sul Principio di Non Solidarietà

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di misure cautelari reali, specificando i limiti del sequestro preventivo in concorso di persone nel reato. La decisione, che dichiara inammissibile un ricorso del Procuratore Europeo Delegato (EPPO), conferma un orientamento di fondamentale importanza: nel sequestro finalizzato alla confisca, anche per equivalente, non opera il principio di solidarietà. Ciascun concorrente risponde solo per la sua quota di profitto.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame, che aveva notevolmente ridotto l’importo di un sequestro preventivo precedentemente disposto dal GIP. La misura iniziale colpiva due soggetti indagati per reati gravi, tra cui truffa ai danni dell’Unione Europea e malversazione di erogazioni pubbliche. Gli importi originari del sequestro erano stati calcolati sul totale del profitto illecito ipotizzato:

* Oltre 714.000 euro per il primo indagato.
* Oltre 232.000 euro per il secondo.

Il Tribunale del Riesame, pur confermando la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, aveva rideterminato le somme, riducendole a 16.500 euro per il primo e 29.900 euro per il secondo. Contro questa decisione, il Procuratore Europeo ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Ricorso sul Sequestro Preventivo in Concorso

Il Pubblico Ministero ricorrente lamentava una violazione di legge. Secondo la sua tesi, il Tribunale aveva errato nel ridurre l’importo del sequestro, nonostante avesse riconosciuto l’esistenza di un illecito arricchimento per gli indagati. Il punto centrale del ricorso era l’impossibilità, in fase cautelare, di attribuire con precisione le singole quote di profitto a ciascun concorrente, sostenendo implicitamente una sorta di responsabilità solidale per l’intero importo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione sintetica ma estremamente chiara. I giudici hanno fatto riferimento a un principio di diritto espresso dalle Sezioni Unite della Cassazione (informazione provvisoria del 26 settembre 2024), secondo cui «in caso di concorso di persone nel reato, è esclusa ogni forma di solidarietà».

Questo principio significa che il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, non può colpire indiscriminatamente uno qualsiasi dei concorrenti per l’intero profitto del reato. Al contrario, la misura deve essere limitata alla quota di profitto che si ritiene sia stata effettivamente conseguita da ciascun individuo. La decisione del Tribunale del Riesame, che aveva ridotto gli importi del sequestro, non è stata quindi considerata una violazione di legge, ma una corretta applicazione di questo principio. Il Tribunale, di fatto, ha limitato la misura cautelare a quanto, allo stato degli atti, risultava essere il profitto personale di ciascun indagato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di garanzia individuale. Stabilisce che, anche in presenza di un reato commesso da più persone, la responsabilità patrimoniale in fase cautelare è strettamente personale. Per l’accusa, ciò comporta l’onere di fornire elementi sufficienti a dimostrare, anche a livello indiziario, non solo il profitto totale del reato, ma anche la sua ripartizione tra i vari concorrenti. Non è più possibile, quindi, aggredire il patrimonio di un singolo indagato per recuperare l’intera somma illecitamente ottenuta dal gruppo, a meno che non si dimostri che quel singolo soggetto abbia incassato l’intero profitto. Questa pronuncia rafforza la necessità di una precisa individualizzazione delle responsabilità sin dalle prime fasi del procedimento penale.

In caso di reato commesso da più persone, si può sequestrare l’intero profitto a uno solo dei complici?
No, la Cassazione, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha escluso ogni forma di solidarietà. Il sequestro preventivo deve colpire solo la quota di profitto che si ritiene sia stata effettivamente percepita da ciascun concorrente.

Perché il ricorso del Procuratore Europeo è stato dichiarato inammissibile?
Perché la decisione del Tribunale del Riesame di ridurre l’importo del sequestro non ha violato la legge. Al contrario, ha correttamente applicato il principio per cui il sequestro deve essere commisurato al profitto individuale di ciascun indagato, non al profitto totale del reato.

Cosa significa ‘esclusa ogni forma di solidarietà’ nel contesto del sequestro preventivo?
Significa che i concorrenti nel reato non sono responsabili ‘in solido’ (cioè, ciascuno per l’intero) per il profitto illecito in fase cautelare. La misura può colpire il patrimonio di ogni persona solo fino alla concorrenza del vantaggio economico che ha personalmente conseguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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