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Sequestro preventivo concordato: prevale la confisca

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9407/2024, ha stabilito che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei proventi di reato prevale sui diritti dei creditori nell’ambito di una procedura di concordato preventivo. La Corte ha chiarito che l’apertura della procedura concorsuale non trasferisce la titolarità dei beni, che rimangono della società debitrice e quindi aggredibili dalla misura penale, negando così la restituzione delle somme richieste dal liquidatore giudiziario.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Concordato: La Cassazione Sancisce la Prevalenza della Confisca

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9407/2024 affronta un tema cruciale nel rapporto tra diritto penale e procedure concorsuali: la sorte dei beni sottoposti a sequestro preventivo concordato. La Corte ha stabilito un principio netto: il sequestro finalizzato alla confisca obbligatoria dei proventi di reato prevale sugli interessi dei creditori, anche quando l’impresa si trova in concordato preventivo. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, ammessa alla procedura di concordato preventivo, si vedeva sottoporre a sequestro preventivo un conto corrente e una cospicua somma di denaro. La misura era stata disposta dal Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) poiché tali somme erano ritenute profitto di un reato di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.

Il liquidatore giudiziario della procedura, ritenendo che quei beni fossero ormai destinati alla soddisfazione dei creditori e quindi ‘estranei’ al patrimonio della società indagata, presentava appello per chiederne la restituzione. Il Tribunale rigettava l’appello, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: La Tesi del Liquidatore

Il liquidatore sosteneva che, con l’omologazione del concordato e l’avvio della fase di liquidazione, la società debitrice perde l’amministrazione dei propri beni. Si crea, a suo avviso, un patrimonio separato e gestito dal liquidatore, con l’unico scopo di pagare i creditori. Di conseguenza, i beni sequestrati non sarebbero più nella disponibilità della società autrice del reato, ma apparterrebbero a una ‘persona estranea’, ovvero la massa dei creditori, e come tali non potrebbero essere confiscati ai sensi dell’art. 640-quater del codice penale. Inoltre, le somme giacenti sul conto provenivano da pagamenti di terzi, incassati dal liquidatore, e non direttamente dal reato contestato.

Sequestro Preventivo Concordato: La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del liquidatore, confermando la legittimità del sequestro. I giudici hanno stabilito che l’interesse pubblico alla confisca dei beni derivanti da attività illecite è superiore all’interesse privato dei creditori a essere soddisfatti. La procedura di concordato preventivo non è sufficiente a ‘schermare’ i beni che costituiscono profitto di un reato.

Le Motivazioni: Perché il Sequestro Prevale sul Concordato?

Il cuore della decisione risiede in un’attenta analisi del concetto di ‘appartenenza’ del bene. La Corte, richiamando una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite (n. 40797/2023) relativa a un caso di fallimento, ha chiarito i seguenti punti dirimenti:

Titolarità vs. Disponibilità

L’ammissione a una procedura concorsuale (sia essa fallimento o concordato) non determina un trasferimento della proprietà dei beni. La società debitrice, sebbene perda la facoltà di amministrare il proprio patrimonio, ne conserva la titolarità giuridica fino al momento dell’effettiva ripartizione delle somme ai creditori. Il liquidatore (o il curatore nel fallimento) agisce come un mero gestore-detentore di beni che restano ‘del fallito’ o, in questo caso, della società in concordato.

L’insussistenza della ‘Terzietà’

Poiché la titolarità dei beni non muta, essi non possono essere considerati ‘appartenenti a persona estranea al reato’. La massa dei creditori vanta un diritto di credito, ma non un diritto di proprietà sui singoli beni che compongono il patrimonio aziendale. Pertanto, il vincolo penale può essere legittimamente apposto.

La Prevalenza dell’Interesse Pubblico

La ratio della confisca è quella di impedire che i proventi di un’attività criminale vengano reintrodotti nel circuito economico legale. Si tratta di un’esigenza di ordine pubblico volta a inibire l’utilizzo di un bene intrinsecamente e oggettivamente ‘pericoloso’. Questo interesse prevale sull’interesse, pur legittimo, dei creditori alla soddisfazione dei loro crediti.

La Corte ha specificato che questo principio, già affermato per il fallimento (dove la perdita di disponibilità dei beni è massima), si applica a maggior ragione al concordato preventivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di estrema importanza. Le imprese e i professionisti che operano nel settore delle crisi d’impresa devono essere consapevoli che le procedure concorsuali non costituiscono un’area franca rispetto alle misure penali. I beni che rappresentano il profitto di un reato rimangono aggredibili dallo Stato attraverso il sequestro e la successiva confisca, indipendentemente dall’apertura di un concordato preventivo o di una liquidazione giudiziale. L’interesse dello Stato a ripristinare la legalità economica prevale nettamente sulla tutela dei creditori concorsuali.

Un sequestro preventivo finalizzato alla confisca prevale sui diritti dei creditori in un concordato preventivo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’esigenza di inibire l’utilizzo di beni considerati ‘pericolosi’ perché provento di reato prevale sull’interesse dei creditori a essere soddisfatti, anche nell’ambito di una procedura di concordato preventivo.

I beni di una società in concordato possono essere considerati ‘appartenenti a persona estranea al reato’?
No. La Corte ha chiarito che l’apertura della procedura concorsuale non modifica la titolarità giuridica dei beni, che resta in capo alla società debitrice. Di conseguenza, tali beni non possono essere considerati come appartenenti a un terzo (come la massa dei creditori) e sono suscettibili di sequestro e confisca.

Perché il principio stabilito per il fallimento (oggi liquidazione giudiziale) si applica anche al concordato preventivo?
Perché nel fallimento la perdita di disponibilità dei beni da parte del debitore è massima. Se il sequestro prevale in quella situazione, a maggior ragione deve prevalere nel concordato preventivo, dove il controllo sui beni da parte del debitore può essere, in alcune fasi, meno restrittivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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