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Sequestro preventivo: chi può impugnarlo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3735/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre indagati contro un’ordinanza di sequestro preventivo per abuso edilizio. La Corte chiarisce che l’indagato non proprietario del bene può impugnare il provvedimento solo se ha un interesse concreto alla restituzione, non dimostrato nel caso di specie. Il sequestro preventivo è stato confermato per impedire la prosecuzione dei lavori illeciti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Chi Può Impugnarlo Veramente?

La Corte di Cassazione è intervenuta con una recente sentenza per chiarire un punto cruciale in materia di misure cautelari reali: la legittimazione a impugnare un sequestro preventivo. Quando un indagato non è anche proprietario del bene sequestrato, quali sono i limiti del suo diritto a contestare il provvedimento? La pronuncia analizza il confine tra la posizione di indagato e la titolarità di un interesse giuridicamente rilevante, fornendo indicazioni preziose per la difesa tecnica.

I Fatti del Caso: Abuso Edilizio e Sequestro

Il caso trae origine da un’indagine per abuso edilizio riguardante due fabbricati e il relativo cantiere. Il Tribunale del riesame di Roma, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva ripristinato il sequestro preventivo degli immobili. Contro tale ordinanza, tre persone, indagate nel procedimento, hanno proposto ricorso per cassazione. Gli indagati, tuttavia, non erano i proprietari formali dei beni, appartenenti a una società a responsabilità limitata.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno sollevato diverse doglianze, tra cui la presunta violazione di legge nell’appello del Pubblico Ministero, l’inosservanza dei principi di proporzionalità della misura cautelare e la presunta apparenza della motivazione. Sostanzialmente, lamentavano che il sequestro fosse stato disposto sulla base di presupposti errati e con una motivazione carente.

La Decisione della Corte: il Sequestro Preventivo e la Legittimazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, concentrando la propria analisi su un aspetto preliminare e dirimente: la mancanza di legittimazione e di interesse ad agire da parte dei ricorrenti. I giudici hanno sottolineato che gli indagati avevano agito in proprio e non in qualità di legali rappresentanti della società proprietaria degli immobili, unico soggetto pienamente legittimato a richiedere la restituzione dei beni.

Interesse Concreto e Attuale: Il Requisito Fondamentale

Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’indagato (o l’imputato) non titolare del bene oggetto di sequestro preventivo può presentare richiesta di riesame o ricorso solo se vanta un ‘interesse concreto ed attuale all’impugnazione’. Tale interesse non può essere generico, ma deve coincidere con il risultato pratico che si otterrebbe dall’accoglimento del ricorso, ovvero la restituzione del bene. In assenza di un titolo che conferisca la disponibilità del bene, l’indagato non proprietario non può vantare un simile interesse, rendendo la sua impugnazione inammissibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra la posizione processuale di indagato e la titolarità di un diritto reale sul bene. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene l’indagato sia astrattamente legittimato a presentare richiesta di riesame, deve dimostrare un interesse specifico che vada oltre la sua semplice qualità di parte del procedimento penale. Nel caso di specie, i ricorrenti non hanno fornito alcuna prova di avere un diritto alla disponibilità dei beni sequestrati, che appartenevano a una persona giuridica distinta. Pertanto, un eventuale annullamento del sequestro non avrebbe comportato per loro un vantaggio diretto e concreto, come la restituzione degli immobili.

Inoltre, la Corte ha fugato ogni dubbio sulla fondatezza del sequestro stesso, anche a fronte di una potenziale prescrizione del reato originario. Il sequestro preventivo di tipo ‘impeditivo’ era giustificato dalla necessità di evitare la prosecuzione dei lavori edili abusivi. Qualsiasi nuovo intervento su un manufatto illegittimo, infatti, reitera l’illiceità e costituisce un reato autonomo, giustificando pienamente il mantenimento della misura cautelare per prevenire l’aggravarsi delle conseguenze del reato.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio cardine del diritto processuale penale: non basta essere indagati per poter contestare un sequestro preventivo. È necessario dimostrare di avere un interesse qualificato, concreto e attuale, che si traduce nella possibilità di ottenere la restituzione del bene. Questa pronuncia serve da monito: la strategia difensiva deve sempre partire da un’attenta valutazione della legittimazione e dell’interesse ad agire, senza i quali anche le migliori argomentazioni di merito rischiano di non superare il vaglio di ammissibilità.

Un indagato che non è proprietario di un bene può impugnare un sequestro preventivo?
Sì, ma solo a condizione che possa dimostrare di avere un interesse concreto e attuale all’impugnazione, che deve corrispondere al risultato pratico della restituzione del bene. La sola qualità di indagato non è sufficiente.

Perché la Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili in questo specifico caso?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché gli indagati hanno agito in proprio e non come legali rappresentanti della società proprietaria dei beni. Non avendo dimostrato di avere un titolo o un interesse concreto e personale alla restituzione degli immobili, mancavano della legittimazione e dell’interesse ad agire.

Il sequestro preventivo per abuso edilizio è giustificato anche se il reato iniziale è vicino alla prescrizione?
Sì, la Corte ha confermato che il sequestro è giustificato per impedire la prosecuzione dei lavori edili. Nuovi interventi su un manufatto abusivo costituiscono una prosecuzione dell’attività illecita, e il sequestro serve proprio a impedire l’aggravarsi delle conseguenze del reato, a prescindere dalla prescrizione del reato di edificazione iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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