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Sequestro preventivo autoriciclaggio: quando è nullo?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. La decisione chiarisce che il sequestro preventivo autoriciclaggio, sia diretto che per equivalente, è illegittimo se non viene fornita la prova di un effettivo arricchimento personale dell’indagato. Nel caso di specie, i proventi illeciti erano confluiti unicamente nel patrimonio di una società e non nella sfera personale del suo amministratore, rendendo la misura cautelare reale non applicabile nei suoi confronti.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Autoriciclaggio: La Cassazione Chiarisce il Requisito dell’Arricchimento Personale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale in materia di reati economici: la legittimità del sequestro preventivo autoriciclaggio nei confronti di un amministratore di società. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: senza la prova di un arricchimento personale e diretto dell’imputato, il sequestro dei suoi beni personali non può essere disposto, anche se i proventi illeciti sono confluiti nella società da lui gestita.

I Fatti del Caso: Bancarotta e Autoriciclaggio

Il caso trae origine da un’indagine per bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio. Un amministratore di una ‘new-company’ era accusato di aver partecipato alla distrazione di una cospicua somma di denaro (oltre 900.000 Euro) da una società poi posta in liquidazione giudiziale. Secondo l’accusa, questi fondi, formalmente prelevati a titolo di ‘restituzione finanziamento soci’, erano stati in realtà reinvestiti nella nuova società, al fine di dissimularne la provenienza illecita e proseguire l’attività aziendale della società fallita.

Di conseguenza, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo finalizzato alla confisca, sia diretta che per equivalente, colpendo pro-quota i beni personali dell’amministratore per il profitto derivante da entrambi i reati.

La Decisione della Corte di Cassazione sul sequestro preventivo autoriciclaggio

L’amministratore ha impugnato il provvedimento, sostenendo che i fondi distratti non erano mai entrati nella sua sfera patrimoniale, ma erano confluiti direttamente nelle casse della società beneficiaria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata con rinvio.

Il Concorso tra Bancarotta Fraudolenta e Autoriciclaggio

In primo luogo, la Corte ha confermato la correttezza della contestazione del concorso tra il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione e quello di autoriciclaggio. I giudici hanno ribadito che le due condotte sono distinte e ledono beni giuridici diversi: la bancarotta aggredisce la garanzia patrimoniale dei creditori, mentre l’autoriciclaggio inquina l’ordine economico legale attraverso il reimpiego di capitali illeciti. La condotta di distrazione (prelievo dei fondi) è ontologicamente e cronologicamente distinta da quella successiva di dissimulazione e reinvestimento.

L’Illegittimità del Sequestro Diretto e per Equivalente

Il punto centrale della decisione riguarda la legittimità della misura cautelare reale. La Cassazione ha smontato il sequestro sotto ogni profilo:

1. Sequestro diretto: È illegittimo perché le somme, profitto del reato, non sono mai entrate nel patrimonio personale dell’amministratore, ma in quello della società. Pertanto, non si è verificato un suo arricchimento diretto.
2. Sequestro per equivalente per la bancarotta: La legge non prevede la possibilità di confisca per equivalente per il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Di conseguenza, anche il sequestro ad essa finalizzato è illegittimo.
3. Sequestro per equivalente per l’autoriciclaggio: Sebbene previsto dalla legge, anche questo tipo di sequestro è stato ritenuto illegittimo nel caso di specie. La Corte ha chiarito che la funzione della confisca per equivalente è ‘recuperatoria’, ovvero mira a ‘bonificare’ il patrimonio dell’agente eliminando l’arricchimento illecito. Questo presuppone, logicamente, che un tale arricchimento si sia effettivamente verificato.

Le Motivazioni: Il Principio dell’Arricchimento Personale

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine: il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca (sia diretta che per equivalente), deve colpire un arricchimento effettivo e personale del soggetto indagato. Nel provvedimento impugnato mancava completamente la dimostrazione di questo presupposto imprescindibile.

L’accusa non ha fornito elementi per provare che l’indagato avesse conseguito un vantaggio personale dalla realizzazione del delitto di autoriciclaggio. Non è stato dimostrato, ad esempio, che la società beneficiaria fosse un mero ‘schermo’ utilizzato per dissimulare la riconducibilità dei beni alla sua persona. In assenza di tale prova, il sequestro sui suoi beni personali risulta privo di fondamento giuridico, poiché non esiste un arricchimento da ‘neutralizzare’.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un’importante lezione per la prassi giudiziaria. Stabilisce che, nei reati societari e finanziari, non è sufficiente dimostrare il coinvolgimento di un amministratore in un’operazione illecita per poter aggredire il suo patrimonio personale. L’autorità inquirente ha l’onere di provare in modo specifico che l’individuo abbia tratto un vantaggio patrimoniale diretto e personale dalla condotta criminosa. In caso contrario, il sequestro preventivo autoriciclaggio non può essere disposto, garantendo così che le misure cautelari reali non si trasformino in una sanzione patrimoniale anticipata e priva del suo presupposto fondamentale: l’illecito arricchimento.

È possibile disporre un sequestro preventivo per autoriciclaggio sui beni personali di un amministratore se il profitto del reato è confluito solo nel patrimonio della società?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che se le somme costituenti profitto del reato non sono entrate nella sfera economico-patrimoniale dell’amministratore ma solo in quella della società, non è consentito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta nei suoi confronti, poiché non si è verificato un suo personale arricchimento.

La confisca per equivalente nel reato di autoriciclaggio richiede sempre la prova di un arricchimento personale dell’agente?
Sì. La sentenza chiarisce che anche la confisca per equivalente ha una funzione recuperatoria, volta a eliminare l’arricchimento illecito. Pertanto, il sequestro ad essa finalizzato presuppone la dimostrazione dell’esistenza, nella sfera di disponibilità del soggetto, di un valore corrispondente al profitto del reato, ossia di un suo effettivo arricchimento.

I reati di bancarotta per distrazione e di autoriciclaggio possono concorrere?
Sì, la Corte conferma la giurisprudenza secondo cui sussiste concorso tra i due reati quando alla condotta distrattiva di somme di denaro segue un’autonoma attività dissimulatoria di reimpiego in attività economiche. Questo perché vengono lese due diverse garanzie: la garanzia patrimoniale dei creditori (bancarotta) e l’ordine giuridico economico (autoriciclaggio).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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