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Sequestro preventivo auto: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo auto. Il veicolo, utilizzato per attività di spaccio, è stato ritenuto ‘cosa pertinente al reato’ e la misura cautelare giustificata dal concreto pericolo che potesse essere impiegato per commettere nuovi crimini, confermando la legittimità del provvedimento.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Auto: i Chiarimenti della Cassazione

Il sequestro preventivo auto è una misura cautelare che può avere un impatto significativo sulla vita di un individuo. Ma quali sono i presupposti che ne giustificano l’applicazione, specialmente in contesti di reati legati agli stupefacenti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, definendo i contorni della ‘pertinenza’ del veicolo al reato e del ‘periculum in mora’, ovvero il pericolo di reiterazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un soggetto contro un’ordinanza del Tribunale della Libertà, che aveva confermato il decreto di sequestro preventivo di una sua autovettura. Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un procedimento penale per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo gli inquirenti, il veicolo era stato utilizzato sistematicamente per compiere l’attività illecita.

L’indagato, tramite il suo difensore, si è rivolto alla Corte di Cassazione, contestando la legittimità del provvedimento sulla base di due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e il sequestro preventivo auto

Il ricorrente ha sollevato due questioni fondamentali per contestare il sequestro preventivo auto:

1. Erronea applicazione della legge (art. 321 c.p.p.): Si sosteneva che le indagini non avessero fornito elementi univoci sull’uso del veicolo per il trasporto e la cessione della droga e che, in ogni caso, tali elementi fossero insufficienti a giustificare una misura così invasiva.
2. Mancanza di attualità del ‘periculum in mora’: Si evidenziava che era trascorso un considerevole lasso di tempo dai fatti contestati, un periodo durante il quale l’indagato non aveva commesso altri reati. Ciò, secondo la difesa, avrebbe dovuto escludere il pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, presupposto indispensabile per il sequestro.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e fornendo un’analisi dettagliata dei presupposti per il sequestro preventivo.

Sulla Pertinenza dell’Auto al Reato

La Corte ha innanzitutto ribadito che la nozione di ‘cosa pertinente al reato’, prevista dall’art. 321 c.p.p., è molto più ampia di quella di ‘corpo di reato’. Essa include non solo le cose su cui o con cui il reato è stato commesso, ma anche tutti i beni che hanno un legame, anche indiretto, con la fattispecie criminosa.

Nel caso specifico, le attività di osservazione e le risultanze investigative (tra cui una perquisizione veicolare che aveva portato al rinvenimento di cocaina) avevano dimostrato che l’indagato si serviva costantemente dell’auto come mezzo di locomozione per raggiungere i luoghi di occultamento dello stupefacente e per spostarsi sul territorio al fine di cederlo ai clienti. L’auto, quindi, non era un elemento occasionale, ma uno strumento funzionale all’attività illecita. Di conseguenza, la sua qualificazione come ‘cosa pertinente al reato’ è stata ritenuta corretta.

Sul ‘Periculum in Mora’ e la Prova del Pericolo di Reiterazione

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha chiarito che il ‘periculum in mora’ nel sequestro preventivo non richiede necessariamente che il pericolo riguardi la commissione di reati della stessa specie. L’obiettivo della misura è impedire che la libera disponibilità del bene possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato per cui si procede o, più in generale, agevolare la commissione di altri reati.

La Corte ha sottolineato che la prova indiziaria di un’attività illecita ‘fiorente ed organizzata’ era sufficiente a fondare la presunzione di un pericolo concreto e attuale. Il fatto che l’attività fosse cessata solo dopo che l’indagato aveva scoperto di essere sotto indagine ha rafforzato la valutazione di pericolosità. Il trascorrere del tempo, in questo contesto, non è stato ritenuto un elemento decisivo per escludere il pericolo, poiché la valutazione deve essere proiettata al futuro, considerando la possibilità che il soggetto, se lasciato nella disponibilità del bene, possa riprendere a delinquere.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato un orientamento rigoroso in materia di sequestro preventivo auto. I principi chiave che emergono sono due: primo, la nozione di ‘pertinenza’ del bene al reato è ampia e include qualsiasi utilizzo strumentale e non meramente occasionale; secondo, il ‘periculum in mora’ si valuta in base al rischio concreto che il bene possa essere utilizzato per commettere nuovi illeciti, anche di natura diversa, basandosi sulla condotta complessiva dell’indagato piuttosto che sul solo tempo trascorso.

Quando un’auto può essere considerata ‘cosa pertinente al reato’ per giustificare un sequestro preventivo?
Un’auto è ‘pertinente al reato’ quando è legata anche indirettamente al crimine. Nel caso di spaccio, è sufficiente che sia stata usata come strumento per il trasporto della sostanza, per raggiungere i luoghi di occultamento o per incontrare i clienti, come dimostrato dalle indagini, e non solo se il legame è occasionale.

Il sequestro preventivo di un bene è legittimo anche se è passato molto tempo dai fatti contestati?
Sì. Secondo la sentenza, il presupposto del ‘periculum in mora’ non è legato alla vicinanza temporale con il fatto, ma al pericolo attuale e concreto che la libera disponibilità del bene possa agevolare la commissione di altri reati. La valutazione si basa sulla condotta complessiva dell’indagato e sul rischio che possa delinquere di nuovo.

Per disporre il sequestro preventivo, il pericolo di commissione di nuovi reati deve riguardare reati della stessa specie di quello per cui si procede?
No. La Corte ha chiarito che il pericolo può riguardare la commissione di qualsiasi altro reato, anche di natura diversa da quello originariamente contestato. È sufficiente che la libera disponibilità del bene, in questo caso l’auto, possa agevolare la commissione di nuove attività illecite in generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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