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Sequestro preventivo: annullato per cambio amministratore

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo a carico di una società. La decisione si fonda sulla carenza di motivazione del provvedimento impugnato, il quale non aveva adeguatamente valutato la cessazione del pericolo di reato a seguito del subentro di un nuovo amministratore, estraneo ai fatti contestati. Secondo la Corte, il semplice cambio di gestione è un elemento cruciale che il giudice del riesame deve considerare per giustificare la persistenza della misura cautelare.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Cambio di Amministratore: la Cassazione Chiarisce

Il sequestro preventivo rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per neutralizzare i pericoli connessi a un’attività criminosa. Tuttavia, la sua applicazione deve essere sempre ancorata a presupposti di concretezza e attualità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 35156/2025) offre un importante chiarimento su come la modifica della compagine amministrativa di una società possa incidere sulla legittimità di tale misura, sottolineando l’obbligo per i giudici di una motivazione rigorosa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’indagine penale per reati gravi, tra cui associazione per delinquere finalizzata a frodi in materia di accise e reati fiscali. Nel corso delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva il sequestro preventivo del complesso aziendale e delle quote sociali di una S.r.l., operante nel settore dei prodotti petroliferi. La misura era giustificata dalla presunta appartenenza dell’allora amministratore a un sodalizio criminale che utilizzava la società per compiere illeciti.

Successivamente, la gestione della società cambiava: l’amministratore indagato si dimetteva e al suo posto subentrava il fratello, persona incensurata e totalmente estranea ai fatti oggetto di indagine. Il nuovo amministratore presentava istanza di riesame, chiedendo la revoca del sequestro, sostenendo che, con il suo subentro, fosse venuto meno il periculum in mora, ovvero il pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato.

Il Tribunale del Riesame di Palermo, tuttavia, rigettava la richiesta, confermando il vincolo cautelare. Contro questa decisione, il nuovo amministratore proponeva ricorso per cassazione.

Il Principio di Diritto: la Necessità di una Motivazione sul Periculum

Il ricorrente lamentava principalmente la mancanza di motivazione da parte del Tribunale del Riesame sulla persistenza del pericolo di reato, nonostante il radicale cambio al vertice della società. La difesa evidenziava come il Tribunale non avesse spiegato perché la libera disponibilità dei beni aziendali in capo a un soggetto estraneo alle indagini potesse ancora rappresentare un pericolo per la collettività.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, offrendo una lezione di rigore giuridico sull’applicazione delle misure cautelari reali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito che il sequestro preventivo si fonda su due pilastri: il fumus commissi delicti (la parvenza di un reato) e il periculum in mora (il pericolo concreto e attuale). Quest’ultimo requisito non può essere presunto, ma deve essere rigorosamente accertato dal giudice, non solo al momento dell’adozione della misura, ma anche per tutta la sua durata.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che l’ordinanza del Tribunale di Palermo era viziata da una motivazione ‘carente’ o ‘sostanzialmente apparente’. I giudici del riesame, pur avendo preso atto del cambio di amministratore, avevano omesso di confrontarsi con le deduzioni difensive e non avevano spiegato in che modo la nuova gestione, affidata a un soggetto incensurato, potesse ancora costituire un veicolo per la prosecuzione dell’attività criminosa o per la commissione di nuovi reati.

In altre parole, il Tribunale si era limitato a richiamare le ragioni originarie del sequestro, legate alla figura del precedente amministratore, senza valutare se tali ragioni fossero ancora attuali dopo il mutamento della governance societaria. Secondo la Cassazione, non è sufficiente affermare genericamente che la disponibilità dei beni aziendali consentirebbe di ‘protrarre la condotta criminosa’, ma è necessario spiegare perché questo rischio persista nonostante la gestione sia passata in altre mani.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame stabilisce un principio di fondamentale importanza: il mutamento dell’organo amministrativo di una società è un fatto nuovo e rilevante che il giudice del riesame ha l’obbligo di valutare attentamente per verificare la persistenza del periculum in mora. Una motivazione che ignori tale circostanza o non spieghi in modo concreto e specifico le ragioni della permanenza del pericolo è illegittima e comporta l’annullamento del provvedimento.

Questa decisione rafforza le garanzie difensive e impone ai giudici un onere motivazionale stringente, evitando che il sequestro preventivo si trasformi da misura cautelare finalizzata a prevenire un pericolo concreto a sanzione anticipata basata su mere presunzioni. Per le imprese, ciò significa che un effettivo e dimostrabile cambio di rotta nella gestione aziendale può essere la chiave per ottenere la liberazione dei beni da un vincolo cautelare.

Perché il sequestro preventivo è stato annullato dalla Corte di Cassazione?
Il sequestro è stato annullato perché l’ordinanza del Tribunale del Riesame mancava di una motivazione adeguata sulla persistenza del pericolo di reato (periculum in mora) dopo il subentro di un nuovo amministratore, incensurato ed estraneo ai fatti contestati.

Il cambio di amministratore in una società sotto sequestro è sufficiente a ottenere la revoca della misura?
Non automaticamente, ma è un elemento decisivo. Il giudice deve valutare concretamente se, nonostante il cambio, permanga il rischio che i beni della società vengano utilizzati per commettere reati. La decisione di mantenere il sequestro deve essere specificamente motivata alla luce di questa nuova circostanza.

Cosa deve dimostrare il giudice per mantenere un sequestro preventivo su un’azienda che ha cambiato gestione?
Il giudice deve esplicitare, con una motivazione congrua e logica, gli elementi di fatto specifici dai quali si desume che il pericolo di aggravamento o protrazione delle conseguenze del reato, o di commissione di nuovi reati, sia ancora concreto e attuale, nonostante la gestione sia passata a un soggetto non coinvolto nelle indagini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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