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Sequestro preventivo: annullamento per difetto di motivazione

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda sul difetto di motivazione del Tribunale del riesame riguardo al nesso di pertinenzialità tra alcuni immobili sequestrati e il reato contestato. La Corte ha ribadito che, sebbene il giudice possa aderire alla richiesta del PM, il riesame deve rispondere specificamente alle censure della difesa. I ricorsi degli altri interessati sono stati dichiarati inammissibili per assenza di procura speciale.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando la Motivazione Carente Porta all’Annullamento

L’applicazione di un sequestro preventivo rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Tuttavia, la sua legittimità è subordinata al rispetto di rigorosi requisiti procedurali e sostanziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26165/2024, illumina un aspetto cruciale: l’obbligo di motivazione del giudice, specialmente quando la difesa solleva censure specifiche sul legame tra i beni sequestrati e il reato contestato. La pronuncia offre spunti fondamentali sulla dialettica tra accusa, difesa e organo giudicante nel procedimento cautelare reale.

I Fatti di Causa: Dalla Bancarotta al Sequestro

Il caso trae origine da un’ipotesi di bancarotta fraudolenta distrattiva a carico dell’amministratore di una società dichiarata fallita. Secondo l’accusa, l’amministratore avrebbe distratto ingenti somme di denaro (oltre 5,4 milioni di euro) trasferendole dai conti aziendali a quelli personali suoi e della moglie, passando per una società controllante. Inoltre, avrebbe contribuito al dissesto distribuendo dividendi fittizi per oltre 3,3 milioni di euro.
Sulla base di queste accuse, il Giudice per le indagini preliminari disponeva un ampio sequestro preventivo su conti correnti, fondi di investimento, cassette di sicurezza, due immobili e un’autovettura. Il provvedimento veniva integralmente confermato dal Tribunale del riesame.

L’Appello in Cassazione: I Motivi del Ricorso

L’amministratore e altri terzi interessati (familiari della moglie) hanno presentato ricorso in Cassazione, articolando tre principali motivi di doglianza:
1. Mancanza di autonoma valutazione: Si contestava al GIP di essersi limitato a recepire la richiesta del Pubblico Ministero senza un’analisi critica e autonoma dei presupposti del sequestro.
2. Carenza di motivazione sulle esigenze cautelari: La difesa lamentava l’assenza di una spiegazione concreta sulla sussistenza del periculum in mora, ovvero il rischio di dispersione dei beni.
3. Difetto di motivazione sul nesso di pertinenzialità: Questo è il punto chiave. I ricorrenti avevano sostenuto che alcuni beni, in particolare un immobile acquistato nel 2005, non avevano alcun legame con le condotte illecite contestate, essendo stati acquisiti con risorse lecite e in epoca non sospetta. Su questa specifica censura, il Tribunale del riesame non aveva fornito alcuna risposta.

La Decisione della Corte sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha adottato una decisione articolata, distinguendo le posizioni dei vari ricorrenti e i diversi motivi di ricorso.

Inammissibilità dei Ricorsi dei Terzi

In via preliminare, la Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dai familiari, in quanto i loro difensori non erano muniti di procura speciale. La giurisprudenza è consolidata nel richiedere questo requisito formale per il ricorso in Cassazione in materia di misure cautelari reali da parte di terzi interessati.

L’Analisi del Ricorso Principale

Per quanto riguarda la posizione dell’amministratore, la Corte ha rigettato i primi due motivi. Ha ritenuto che l’adesione del GIP alla richiesta del PM fosse sufficiente a integrare la motivazione sul fumus delicti e che il Tribunale del riesame avesse adeguatamente argomentato sul rischio di dispersione dei beni, data l’entità delle somme e i trasferimenti all’estero.

Il terzo motivo è stato invece accolto, ma limitatamente ai due immobili. La Corte ha rilevato che il Tribunale del riesame aveva completamente omesso di confrontarsi con le specifiche argomentazioni difensive che contestavano il nesso di pertinenzialità tra quegli specifici beni e il reato. Questo silenzio integra un vizio di mancanza di motivazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del giusto processo: il dovere del giudice di rispondere alle argomentazioni delle parti. Sebbene in fase cautelare la valutazione sia sommaria, il Tribunale del riesame non può ignorare le censure puntuali e documentate della difesa. Nel caso di specie, la difesa aveva fornito elementi per sostenere che almeno uno degli immobili fosse stato acquistato molto prima dei fatti contestati e con proventi leciti. Il Tribunale del riesame, non fornendo alcuna risposta a tale argomentazione, ha violato il suo obbligo di motivare.
La Corte ha quindi stabilito che, in presenza di una tale omissione, il provvedimento impugnato deve essere annullato con rinvio, affinché un nuovo giudice valuti nel merito la censura difensiva precedentemente ignorata. Questo non significa che i beni saranno automaticamente restituiti, ma che la loro sorte dipenderà da una nuova e, questa volta, completa valutazione.

Le Conclusioni

La sentenza n. 26165/2024 offre due importanti lezioni pratiche. La prima, di natura procedurale, è un monito per i difensori: il ricorso in Cassazione per un terzo interessato contro un sequestro preventivo richiede inderogabilmente una procura speciale. La seconda, di natura sostanziale, rafforza le garanzie difensive: il Tribunale del riesame non può sottrarsi al dialogo con la difesa. Ha il dovere di esaminare e confutare, con argomenti logico-giuridici, le specifiche censure mosse contro il provvedimento cautelare, specialmente quelle relative al legame tra un bene e il presunto illecito. Un silenzio su un punto decisivo equivale a una motivazione mancante e determina l’annullamento della decisione.

Un terzo interessato può sempre proporre ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo?
No. Per poter proporre ricorso per cassazione avverso un’ordinanza in materia di misure cautelari reali, il terzo interessato deve conferire al proprio difensore una procura speciale, come previsto dall’art. 100 del codice di procedura penale. In assenza di tale procura, il ricorso è inammissibile.

Cosa succede se il Tribunale del riesame non risponde a una specifica censura della difesa sul legame tra un bene sequestrato e il reato?
Se il Tribunale del riesame omette di confrontarsi con una specifica censura difensiva relativa al nesso di pertinenzialità tra un bene e il reato, la sua ordinanza è viziata per mancanza di motivazione su quel punto. La Corte di Cassazione, in tal caso, annulla l’ordinanza limitatamente al bene in questione e rinvia il caso a un nuovo esame del Tribunale.

È sufficiente che il giudice si limiti ad aderire alla richiesta del Pubblico Ministero per motivare un sequestro preventivo?
Secondo la sentenza, il provvedimento di sequestro che riporta la richiesta del PM ed esprime la propria adesione ad essa può essere considerato sufficientemente motivato riguardo al fumus delicti e al periculum in mora. Tuttavia, ciò non esonera il Tribunale del riesame dal dovere di rispondere in modo puntuale alle specifiche censure sollevate dalla difesa nel successivo gravame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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