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Sequestro preventivo a terzo: il ricorso al riesame

Un’associazione culturale ottiene l’annullamento del sequestro di un’auto di lusso, eseguito nell’ambito di un’indagine per frode a carico di un’altra persona. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21514/2025, dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, confermando che il riesame è lo strumento corretto per il terzo proprietario per contestare il presupposto della disponibilità del bene da parte dell’indagato. Il sequestro preventivo a terzo è legittimo solo se viene provato tale collegamento, che non è un mero dettaglio esecutivo ma un requisito fondamentale della misura.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo a terzo: il riesame è la via per la tutela

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di proprietà: quando un bene appartenente a un soggetto estraneo ai fatti viene sequestrato perché ritenuto nella disponibilità di un indagato, il proprietario ha pieno diritto di utilizzare lo strumento del riesame per contestare tale presupposto. Il tema del sequestro preventivo a terzo è cruciale, poiché bilancia le esigenze investigative con la protezione dei diritti di chi non è coinvolto nel reato.

I Fatti: Un’auto di lusso al centro del contendere

Il caso trae origine da una vasta indagine per reati di truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea e dello Stato, autoriciclaggio e riciclaggio. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo e disponeva il sequestro preventivo per equivalente di ingenti somme di denaro, considerate profitto dei reati.

In fase esecutiva, la polizia giudiziaria sequestrava un’autovettura di lusso. Il veicolo, però, non era intestato all’indagato, bensì a un’associazione culturale, ritenuta tuttavia un mero schermo e l’auto nella piena disponibilità dell’indagato stesso. L’associazione, qualificandosi come terzo interessato ed estraneo ai fatti, presentava istanza di riesame.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame di Milano accoglieva la richiesta dell’associazione culturale e annullava il sequestro dell’autovettura. La motivazione del Tribunale si fondava sulla constatazione che non erano stati forniti elementi sufficienti a dimostrare l’effettiva disponibilità del bene da parte dell’indagato. In assenza di tale prova, il sequestro su un bene di proprietà di un terzo risultava illegittimo.

Il Ricorso in Cassazione e il sequestro preventivo a terzo

Contro la decisione del Tribunale del Riesame, il Procuratore Europeo Delegato proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Errore procedurale: Secondo il Pubblico Ministero, il terzo proprietario avrebbe dovuto seguire una procedura diversa (richiesta di revoca al PM ex art. 321 c.p.p.), sostenendo che il riesame non fosse lo strumento idoneo a contestare le modalità esecutive del sequestro.
2. Vizio di motivazione: Il ricorrente lamentava una contraddizione nella decisione del Tribunale del Riesame.
3. Nullità dell’udienza: Si deduceva la nullità per la mancata partecipazione da remoto del Procuratore, che ne aveva fatto richiesta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, ritenendo tutti i motivi manifestamente infondati e cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia.

Legittimità del Riesame per il Terzo Proprietario

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo. La Cassazione ha smontato la tesi del Pubblico Ministero, chiarendo che la “disponibilità” del bene da parte dell’indagato non è una questione attinente alla mera esecuzione del sequestro, ma costituisce un presupposto di legittimità della misura stessa. Quando il sequestro per equivalente colpisce un bene intestato a un terzo, l’unico modo per quest’ultimo di difendersi è contestare proprio la presunta disponibilità in capo all’indagato. Lo strumento processuale designato a tale scopo è proprio il riesame (ex art. 322 e 324 c.p.p.). Pertanto, l’associazione culturale aveva agito correttamente.

Inammissibilità degli Altri Motivi

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. La Corte ha ricordato che il ricorso in Cassazione contro le misure cautelari reali, come il sequestro, è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione. Infine, ha chiarito che la partecipazione del Pubblico Ministero all’udienza di riesame non è obbligatoria a pena di nullità. Se regolarmente avvisato, la sua assenza, fisica o telematica, non inficia la validità del procedimento, poiché il suo ruolo è consultivo e non essenziale per la costituzione del contraddittorio.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza in modo significativo le garanzie per i terzi proprietari che vedono i loro beni coinvolti in procedimenti penali altrui. Viene stabilito con chiarezza che la Procura non può limitarsi a sostenere genericamente che un bene è “a disposizione” di un indagato; deve provarlo con elementi concreti. Il terzo proprietario ha il diritto e lo strumento processuale (il riesame) per contestare nel merito tale affermazione e rivendicare la propria estraneità. Questa pronuncia è un importante baluardo a difesa del diritto di proprietà contro applicazioni estensive e non adeguatamente provate delle misure cautelari reali.

Un terzo proprietario di un bene sequestrato a un indagato può chiederne la restituzione tramite riesame?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che il riesame è la procedura corretta per il terzo proprietario per contestare la legittimità del sequestro, in particolare per dimostrare la propria titolarità esclusiva e l’assenza di disponibilità del bene da parte dell’indagato.

Cosa deve dimostrare l’accusa quando sequestra un bene intestato a un terzo in un procedimento penale?
L’accusa deve provare concretamente che l’indagato aveva l’effettiva disponibilità del bene, ovvero un potere di fatto e un controllo su di esso, analogo a quello del proprietario. Non è sufficiente una mera affermazione, ma sono necessari elementi di prova specifici.

L’assenza del Pubblico Ministero all’udienza di riesame rende la decisione nulla?
No. La sentenza chiarisce che la partecipazione del Pubblico Ministero all’udienza camerale di riesame non è obbligatoria. Purché sia stato regolarmente avvisato, la sua assenza non comporta alcuna nullità del procedimento o della decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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