LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro per sproporzione: quando il denaro è lecito?

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo di oltre 40.000 euro a carico di un soggetto arrestato per detenzione di un’ingente quantità di eroina. Nonostante l’assenza di prove dirette di spaccio, la Corte ha ritenuto legittimo il sequestro per sproporzione, basandosi sull’articolo 85-bis del d.P.R. 309/1990. La decisione si fonda sulla manifesta sproporzione tra la somma di denaro rinvenuta e i redditi leciti dichiarati dall’indagato e dalla sua convivente, e sulla mancata fornitura di una giustificazione credibile sulla provenienza del denaro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per sproporzione: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38234/2024, ha affrontato un caso cruciale in materia di stupefacenti, delineando i confini applicativi del sequestro per sproporzione. La pronuncia stabilisce che è possibile sequestrare ingenti somme di denaro trovate in possesso di un soggetto indagato per detenzione di droga, anche in assenza di prove dirette di episodi di spaccio, qualora non vi sia una giustificazione plausibile sulla loro provenienza e risultino sproporzionate rispetto ai redditi leciti. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da un’operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’arresto di un uomo. Durante un controllo, l’indagato, già attenzionato dalle forze dell’ordine, è stato trovato in possesso di oltre 360 grammi di eroina, occultati a bordo della sua autovettura. La successiva perquisizione domiciliare, estesa all’abitazione condivisa con la convivente, ha permesso di rinvenire ulteriori 22 grammi della stessa sostanza, un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento e una somma di circa 11.580 euro in contanti.

Contestualmente, la convivente è stata trovata in possesso di una borsa contenente un sacchetto sottovuoto con all’interno altri 29.150 euro. L’ammontare complessivo del denaro, pari a oltre 40.000 euro, è stato sottoposto a sequestro preventivo, ritenuto provento di attività illecite.

L’Ordinanza del Tribunale del Riesame e il Ricorso in Cassazione

La difesa dell’indagato ha impugnato il provvedimento di sequestro davanti al Tribunale del Riesame, sostenendo l’illegittimità della misura. Secondo il ricorrente, non essendo stato provato alcun episodio di cessione di stupefacenti, ma solo la detenzione, il denaro non poteva essere considerato profitto del reato. Inoltre, la difesa lamentava che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato la documentazione fiscale e reddituale prodotta, che avrebbe dimostrato una lecita capacità economica.

Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta, confermando il sequestro. Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso per Cassazione, ribadendo le medesime argomentazioni.

L’Applicazione del Sequestro per Sproporzione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Il fulcro della decisione non risiede nella qualificazione del denaro come profitto diretto del reato di detenzione, ma nell’applicazione di un diverso istituto: il sequestro per sproporzione, previsto dall’art. 85-bis del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti).

I giudici hanno chiarito che, mentre per la confisca del denaro come profitto di spaccio è necessario provare la cessione della droga, il sequestro e la successiva confisca per sproporzione si basano su due presupposti differenti:

1. La disponibilità di beni o altre utilità di valore sproporzionato rispetto al proprio reddito.
2. L’impossibilità per l’interessato di giustificarne la legittima provenienza.

Nel caso di specie, questi presupposti erano entrambi presenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha evidenziato come il contesto generale fosse altamente indiziante. Il rinvenimento di un’enorme quantità di sostanza stupefacente, unitamente a materiale per il confezionamento e a una somma così ingente di denaro contante, creava un quadro probatorio solido (il cosiddetto fumus boni iuris). Gli ermellini hanno sottolineato che i redditi dichiarati dalla coppia tra il 2018 e il 2023, pur leciti, non erano compatibili con l’accumulo di un simile capitale, tenuto conto delle normali spese di vita, del pagamento di un mutuo e di un canone di leasing per l’auto.

Un elemento decisivo è stato anche la modalità di conservazione del denaro: una parte significativa era custodita in un sacchetto sottovuoto, una pratica anomala per risparmi leciti, che solitamente vengono depositati in un conto corrente, e tipica invece dell’occultamento di proventi illeciti.

Infine, la Corte ha respinto l’argomento difensivo sulla ‘ragionevolezza temporale’, spiegando che tale principio si applica a beni come gli immobili, la cui data di acquisto è certa, ma non al denaro, un bene fungibile per sua natura, per il quale è impossibile tracciare il momento esatto dell’acquisizione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio: nel contrasto ai reati legati agli stupefacenti, gli strumenti di aggressione patrimoniale giocano un ruolo fondamentale. Il sequestro per sproporzione permette di colpire i patrimoni illeciti anche quando non si riesce a provare il singolo atto di spaccio che li ha generati. È sufficiente dimostrare la sproporzione tra i beni posseduti e i redditi leciti, unitamente alla mancanza di una giustificazione credibile. Questa pronuncia ribadisce che chi detiene ingenti somme di denaro, specialmente in un contesto legato a gravi reati, ha l’onere di fornire una spiegazione ragionevole e documentata della loro origine, pena il rischio di vedersi sequestrare e confiscare tali beni.

È possibile sequestrare denaro a una persona trovata con della droga, anche senza la prova che l’abbia venduta?
Sì, è possibile. La Cassazione ha chiarito che, anche se non si prova il reato di spaccio (cessione), si può procedere al sequestro del denaro in base al principio di sproporzione, come previsto dall’art. 85-bis del d.P.R. 309/1990. Questo avviene quando la somma è palesemente sproporzionata rispetto ai redditi leciti della persona e non ne viene fornita una giustificazione credibile.

Cosa significa esattamente ‘sequestro per sproporzione’?
Significa che l’autorità giudiziaria può sequestrare beni (incluso il denaro) di cui un indagato ha la disponibilità quando il loro valore è eccessivo e ingiustificato rispetto al suo reddito dichiarato o alla sua attività economica. L’onere di dimostrare la provenienza lecita di tali beni ricade sull’indagato.

Perché il modo in cui era conservato il denaro è stato considerato importante?
La conservazione di una grande somma di denaro (quasi 30.000 euro) in un sacchetto sottovuoto anziché in un conto corrente bancario è stata ritenuta una modalità anomala e sospetta. Secondo la Corte, questa pratica è inspiegabile per risparmi di origine lecita e rafforza l’ipotesi che si tratti di proventi derivanti da un’attività illegale che si voleva occultare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati