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Sequestro per sproporzione: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un sequestro per sproporzione su una cospicua somma di denaro trovata in un garage a disposizione di un soggetto indagato per detenzione di stupefacenti. La decisione si fonda sulla sproporzione tra il denaro e la situazione economica dell’indagato, disoccupato, e sul concreto pericolo che la somma potesse essere dispersa. La Corte ha chiarito che, per la sola detenzione, non si applica la confisca diretta, ma quella speciale prevista dall’art. 240-bis c.p.p., richiamato dalla normativa sugli stupefacenti.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per sproporzione e reati di droga: la Cassazione fa il punto

Il tema del sequestro per sproporzione di beni e denaro in relazione a reati di droga è spesso al centro di complessi dibattiti giuridici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34777/2024, offre chiarimenti cruciali su quando tale misura sia legittima, specialmente nel caso in cui all’indagato sia contestata la sola detenzione di stupefacenti e non lo spaccio. Analizziamo i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un controllo su strada. Un uomo viene fermato alla guida della sua auto e, a seguito di una perquisizione, le forze dell’ordine scoprono un vano segreto contenente 28 panetti di cocaina. Le indagini si estendono all’abitazione dell’uomo, dove, all’interno di un garage, vengono rinvenuti ottantamila euro in contanti. Il garage, sebbene presso l’abitazione familiare, risultava nella disponibilità esclusiva dell’indagato, come confermato dalle dichiarazioni della madre. Su questa somma veniva prima disposto un sequestro probatorio, poi convertito dal GIP in sequestro preventivo. La difesa dell’indagato impugnava il provvedimento, prima davanti al Tribunale del Riesame e poi in Cassazione, lamentando vizi procedurali e di motivazione.

L’analisi della Corte sul sequestro per sproporzione

Il ricorso si basava su tre motivi principali: l’inutilizzabilità delle dichiarazioni della madre, la carenza di motivazione sul periculum in mora (il pericolo di dispersione del denaro) e l’errata applicazione delle norme sulla confisca. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione dettagliata su ogni punto.

In primo luogo, la Corte ha ritenuto del tutto generiche le doglianze sull’inutilizzabilità delle dichiarazioni testimoniali, affermando che dai verbali risultava la corretta informazione alla dichiarante dei suoi diritti.

I presupposti per il sequestro: fumus e periculum

Per quanto riguarda i requisiti del sequestro preventivo, la Corte ha confermato la sussistenza sia del fumus commissi delicti sia del periculum in mora. Il fumus era evidente dall’ingente quantitativo di stupefacente rinvenuto (oltre quindici chilogrammi), che rendeva altamente probabile la commissione del reato. Il periculum, ovvero il concreto rischio di dispersione del denaro, è stato giustificato non con una formula di stile, ma con elementi concreti: la disponibilità della somma da parte di un soggetto disoccupato rendeva ‘assai verosimile’ il suo utilizzo, giustificando così un’ablazione anticipata in vista della futura confisca.

Le motivazioni

Il punto giuridicamente più rilevante della sentenza riguarda la corretta qualificazione del sequestro. La difesa sosteneva l’impossibilità di procedere a confisca perché il denaro non poteva essere considerato ‘provento’ del reato contestato, ovvero la mera detenzione. La Corte di Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: nel caso di detenzione di stupefacenti, non è applicabile la confisca diretta dell’art. 240 c.p., poiché manca il nesso immediato tra il bene (denaro) e il reato (possesso). Tuttavia, entra in gioco la normativa speciale. L’art. 85-bis del D.P.R. 309/90 (Testo Unico Stupefacenti) richiama l’applicazione dell’art. 240-bis del codice penale, che disciplina appunto il sequestro per sproporzione. Questa norma consente la confisca di denaro o beni di cui l’indagato non possa giustificare la provenienza e il cui valore sia sproporzionato rispetto al suo reddito. Nel caso di specie, la cospicua somma di denaro, unita allo stato di disoccupazione dell’indagato e all’assenza di qualsiasi giustificazione sulla sua origine, ha integrato pienamente i requisiti della sproporzione, legittimando il mantenimento del vincolo cautelare.

Le conclusioni

La sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale: anche in assenza di una contestazione di spaccio, è possibile procedere al sequestro preventivo finalizzato alla confisca per sproporzione di ingenti somme di denaro trovate nella disponibilità di un soggetto indagato per detenzione di stupefacenti. La condizione essenziale è che emerga una chiara e ingiustificata sproporzione tra tali somme e le capacità economiche lecite dell’indagato. Questa decisione rappresenta un efficace strumento di contrasto all’accumulazione di ricchezze illecite derivanti dal narcotraffico, colpendo i patrimoni anche quando non sia possibile provare il singolo atto di cessione della droga.

Quando può essere sequestrato il denaro trovato in possesso di un indagato per detenzione di droga?
Il denaro può essere sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca quando il suo valore è sproporzionato rispetto al reddito o all’attività economica dell’indagato e quest’ultimo non è in grado di giustificarne la legittima provenienza, secondo quanto previsto dall’art. 240-bis c.p. richiamato dalla normativa sugli stupefacenti.

Come viene giustificata l’urgenza di un sequestro preventivo (periculum in mora)?
L’urgenza viene giustificata non da un timore generico, ma da elementi concreti del caso. Nella fattispecie, lo stato di disoccupazione dell’indagato, a fronte della disponibilità di una grande somma di denaro, ha reso verosimile il rischio che tale somma potesse essere rapidamente dispersa, legittimando così l’intervento cautelare.

Le dichiarazioni di un familiare sono sempre utilizzabili nel processo?
Sì, sono utilizzabili a condizione che la persona sia stata correttamente informata dei suoi diritti, come la facoltà di astenersi dal testimoniare prevista dalla legge. Se dai verbali risulta che gli avvisi di legge sono stati dati, le argomentazioni contrarie della difesa, se generiche e non provate, non sono sufficienti a renderle inutilizzabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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