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Sequestro per sproporzione: oneri del terzo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un terzo che rivendicava la proprietà di una somma di denaro soggetta a sequestro per sproporzione. La sentenza chiarisce che il terzo estraneo al reato non può contestare i presupposti della misura cautelare (come il ‘periculum in mora’), ma deve limitarsi a provare la propria titolarità del bene e la sua estraneità ai fatti illeciti. In assenza di tale prova, il ricorso è destinato al fallimento.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per sproporzione: oneri del terzo proprietario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23713 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti e gli oneri probatori del terzo che rivendica la proprietà di beni sottoposti a sequestro per sproporzione. Questo provvedimento sottolinea un principio fondamentale: il terzo non può contestare i presupposti del sequestro, ma deve concentrarsi esclusivamente sulla dimostrazione della propria titolarità e della sua estraneità al reato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Salerno a carico di due persone, indagate per reati legati agli stupefacenti. Il sequestro, finalizzato alla confisca per sproporzione ai sensi dell’art. 85 bis del DPR 309/90, riguardava una cospicua somma di denaro, pari a oltre 72.000 euro.

Contro questo provvedimento, proponeva istanza di riesame un terzo soggetto, estraneo al procedimento penale, sostenendo di essere l’effettivo e unico proprietario della somma sequestrata. Il Tribunale del Riesame rigettava la sua istanza, confermando il sequestro. Di conseguenza, il terzo decideva di ricorrere per Cassazione, lamentando principalmente vizi di motivazione dell’ordinanza impugnata.

I Motivi del Ricorso e le difese del terzo

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali:
1. Carenza di motivazione sul periculum in mora: Sosteneva che la somma non fosse profitto di reato e che non ci fosse un nesso logico tra l’ipotizzato reato (detenzione a fini di spaccio) e il denaro. La motivazione sul pericolo che il bene potesse disperdersi nelle more del processo sarebbe stata, a suo dire, del tutto assente.
2. Violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: Contestava l’assenza di una motivazione che giustificasse il sequestro dell’intera somma, ritenendo la misura sproporzionata rispetto al presunto profitto del reato.

In sostanza, la difesa del terzo si concentrava sui presupposti applicativi della misura cautelare reale, cercando di smontarne la legittimità dal punto di vista dei requisiti generali previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e netta che definisce il perimetro dell’azione del terzo interessato in caso di sequestro per sproporzione.

L’onere probatorio del terzo estraneo al reato

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra le censure che può muovere l’indagato e quelle che può sollevare il terzo che si afferma proprietario del bene. La Suprema Corte ha stabilito che il terzo, estraneo al reato, non ha titolo per contestare né il fumus commissi delicti né il periculum in mora, ovvero i presupposti che giustificano l’adozione della misura cautelare nei confronti dell’indagato.

L’onere della prova a carico del terzo è, invece, ben più specifico e limitato. Egli deve dimostrare due elementi essenziali:
1. La titolarità del bene: Deve provare, con documentazione credibile, di essere l’effettivo e legittimo proprietario del bene sequestrato.
2. L’estraneità al fatto-reato: Deve dimostrare di non avere alcun collegamento, neppure a titolo di concorso, con l’attività illecita per cui si procede.

La Corte chiarisce che questi profili sono preliminari a ogni altra questione. Senza una solida dimostrazione della titolarità, ogni altra doglianza sui presupposti generali del sequestro diventa irrilevante. Nel caso di specie, il ricorrente aveva solo asserito incidentalmente la propria titolarità, senza fornire prove concrete e senza confrontarsi con le argomentazioni dei giudici di merito, i quali avevano già ritenuto ‘inverosimile’ la sua prospettazione difensiva.

L’irrilevanza delle censure su periculum e proporzionalità

Di conseguenza, i motivi di ricorso incentrati sulla presunta carenza di motivazione in ordine al periculum in mora e alla proporzionalità sono stati giudicati estranei alla sfera soggettiva del terzo. Ammettere una contestazione su tali aspetti significherebbe consentire al terzo un intervento ad adiuvandum (cioè in aiuto) dell’indagato, snaturando la sua posizione processuale.

Il sequestro per sproporzione, infatti, prescinde da una comparazione diretta con il profitto del reato presupposto. Esso si basa sulla sproporzione tra i beni e i redditi dell’indagato, invertendo l’onere della prova sulla lecita provenienza. Il terzo che rivendica quel bene deve, quindi, inserirsi in questa logica, fornendo lui stesso quella prova di lecita provenienza che l’indagato non è stato in grado di dare.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica: chiunque si trovi nella posizione di terzo interessato a ottenere la restituzione di un bene sequestrato a un indagato deve concentrare i propri sforzi probatori sulla dimostrazione della legittima titolarità del bene e della totale estraneità ai fatti. Tentare di contestare i presupposti generali della misura cautelare, come il periculum in mora, è una strategia processuale destinata all’insuccesso. La Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta: prima si prova di essere il proprietario legittimo ed estraneo al crimine, e solo dopo si possono, eventualmente, far valere altre ragioni. In mancanza della prima prova, il percorso giudiziario si arresta.

Cosa deve dimostrare un terzo per ottenere la restituzione di un bene sequestrato per sproporzione a un indagato?
Il terzo deve limitarsi a provare due elementi: la propria effettiva titolarità del bene e la sua totale estraneità ai fatti di reato per cui si procede, dimostrando l’assenza di qualsiasi collegamento concorsuale con l’indagato.

Un terzo può contestare i presupposti del sequestro per sproporzione, come il pericolo nel ritardo (periculum in mora)?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il terzo interessato ed estraneo al reato non ha titolo per contestare i presupposti applicativi della cautela reale, come il fumus commissi delicti o il periculum in mora, poiché tali valutazioni attengono al rapporto tra l’autorità giudiziaria e l’indagato.

Qual è la conseguenza se il terzo non riesce a provare in modo credibile la propria titolarità sul bene sequestrato?
Se il terzo non fornisce una prova convincente della titolarità del bene, il suo ricorso viene dichiarato inammissibile. La dimostrazione della titolarità è un presupposto preliminare e indispensabile per poter proseguire nella richiesta di restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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