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Sequestro per riciclaggio: la fungibilità del denaro

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro per riciclaggio di 140.000 euro. La sentenza ribadisce che, data la fungibilità del denaro, non è necessario provare che le somme sequestrate siano materialmente le stesse provenienti dal reato. È sufficiente che il patrimonio dell’indagato si sia accresciuto illecitamente. Il ricorso in Cassazione non può inoltre riesaminare i fatti, ma solo le violazioni di legge.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per riciclaggio: la Cassazione e la fungibilità del denaro

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul sequestro per riciclaggio e sul principio della fungibilità del denaro. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro un sequestro preventivo di 140.000 euro, consolidando un orientamento giurisprudenziale cruciale in materia di reati patrimoniali. Analizziamo i fatti, il percorso legale e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Napoli, su richiesta del Giudice per le indagini preliminari, aveva disposto un sequestro preventivo di 140.000 euro sui conti correnti di un individuo. L’ipotesi di reato era quella di riciclaggio. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe custodito sul proprio conto una somma di denaro di provenienza illecita, riconducibile a un terzo soggetto noto per i suoi legami con la criminalità organizzata.

La difesa aveva impugnato il provvedimento, sostenendo che le prove a carico (principalmente una conversazione intercettata) fossero ambigue e mal interpretate. A sostegno della liceità della somma, venivano prodotti documenti che attestavano una lunga carriera lavorativa in ambito bancario e la vendita di un immobile per un importo simile a quello sequestrato. La tesi difensiva era chiara: il denaro era frutto di risparmi e attività lecite, non di riciclaggio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: i limiti del giudizio di legittimità e il principio della fungibilità del denaro.

In primo luogo, i giudici hanno ricordato che il ricorso per cassazione contro misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile, in questa sede, chiedere una nuova valutazione dei fatti o contestare la logica della motivazione del giudice di merito, a meno che questa non sia totalmente assente o manifestamente illogica. Nel caso di specie, il Tribunale aveva basato la sua decisione non solo sull’intercettazione, ma anche su altri elementi indiziari (come fotocopie di assegni e monili trovati nella cassetta di sicurezza dell’indagato), costruendo un impianto motivazionale sufficiente e non meramente apparente.

Le Motivazioni: il ruolo del sequestro per riciclaggio

Il punto centrale della sentenza riguarda l’applicazione del principio di fungibilità del denaro nel contesto del sequestro per riciclaggio. La difesa sosteneva che l’accusa avrebbe dovuto dimostrare un nesso diretto tra le specifiche somme sequestrate e il reato presupposto. La Cassazione, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 42415/2021), ha smontato questa tesi.

Il denaro è un bene fungibile: una banconota da 50 euro è identica e ha lo stesso valore di qualsiasi altra. Quando una somma di provenienza illecita entra nel patrimonio di una persona, si confonde con il denaro di origine lecita. Diventa impossibile, e giuridicamente irrilevante, distinguere le singole banconote.

Di conseguenza, la confisca (e prima ancora il sequestro) del profitto del reato non deve colpire le stesse, identiche banconote, ma una somma di valore equivalente a quella illecitamente ottenuta. L’incremento patrimoniale derivante dal reato è l’oggetto della misura. Dimostrare di avere avuto in passato redditi leciti (come la vendita di una casa anni prima) non è sufficiente a superare gli indizi di riciclaggio, se non si chiariscono i passaggi che collegano quella vecchia provvista alle operazioni attuali.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di estrema importanza pratica nella lotta ai reati economici. Stabilisce che, di fronte a gravi indizi di riciclaggio, il sequestro può colpire somme di denaro presenti nel patrimonio dell’indagato, senza che l’accusa debba compiere la ‘missione impossibile’ di tracciare fisicamente il percorso delle banconote illecite. La natura fungibile del denaro fa sì che il profitto del reato si ‘confonda’ nel patrimonio, e qualsiasi somma di pari valore può essere oggetto di ablazione. Per la difesa, non basta allegare una generica provenienza lecita di capitali, ma è necessario fornire una spiegazione concreta e coerente che smentisca il quadro indiziario accusatorio.

Perché il ricorso contro il sequestro preventivo è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, in sede di Cassazione, non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti o la logica della motivazione del giudice precedente, a meno che non sia totalmente assente o manifestamente illogica. Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, e in questo caso la motivazione del Tribunale era considerata sufficiente.

Cosa significa che il denaro è un ‘bene fungibile’ in un caso di sequestro per riciclaggio?
Significa che il denaro non ha una sua identità specifica. Una volta che una somma di provenienza illecita entra in un patrimonio, si mescola con il denaro lecito. Pertanto, per procedere al sequestro, non è necessario dimostrare che le banconote sequestrate siano le stesse materialmente derivate dal crimine, ma è sufficiente sequestrare una somma di valore equivalente al profitto illecito accertato.

È sufficiente dimostrare di aver avuto redditi leciti in passato per evitare un sequestro per riciclaggio?
No, secondo la Corte non è sufficiente. La difesa deve fornire una spiegazione concreta e documentata che colmi il divario temporale tra la formazione di una provvista lecita (es. la vendita di un immobile avvenuta anni prima) e l’operazione finanziaria attuale oggetto di indagine, dimostrando che i fondi sono effettivamente gli stessi e non sono stati sostituiti da proventi illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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