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Sequestro per ricettazione: serve il reato presupposto

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che confermava un sequestro di denaro per il reato di ricettazione. La sentenza stabilisce che per un valido sequestro per ricettazione è indispensabile che il provvedimento identifichi, almeno nella sua tipologia generale, il reato presupposto da cui i beni proverrebbero. Il solo possesso di una ingente somma di denaro, anche se non giustificato, non è sufficiente a configurare il ‘fumus commissi delicti’ necessario per la misura cautelare.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Ricettazione: La Cassazione Chiarisce, Non Basta il Sospetto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27210/2025, affronta un tema cruciale in materia di misure cautelari reali: la legittimità di un sequestro per ricettazione. Il caso riguarda il sequestro di un’ingente somma di denaro contante, e la Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: per sequestrare un bene con l’accusa di ricettazione, non è sufficiente il mero sospetto derivante dal suo possesso ingiustificato, ma è necessario che l’accusa individui, almeno a grandi linee, il reato da cui quel bene proverrebbe.

I Fatti del Caso: Il Ritrovamento di Denaro e il Duplice Sequestro

La vicenda ha origine quando le forze dell’ordine sottopongono a sequestro probatorio quasi 60.000 euro in contanti e un telefono cellulare, trovati nella disponibilità di un cittadino. Inizialmente, il Pubblico Ministero convalida il sequestro ipotizzando un reato previsto dall’art. 708 del codice penale.

Tuttavia, il giorno successivo, rendendosi conto dell’erroneità del riferimento normativo (poiché la norma era stata dichiarata incostituzionale anni prima), lo stesso Pubblico Ministero emette un nuovo decreto di sequestro per gli stessi beni, questa volta contestando il più grave reato di ricettazione (art. 648 c.p.).

L’indagato, tramite il suo difensore, presenta un’istanza di riesame al Tribunale competente, chiedendo l’annullamento di entrambi i provvedimenti. Il Tribunale, però, rigetta la richiesta, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

Il Ricorso e i Motivi del Contendere

La difesa solleva diverse questioni, ma le più importanti riguardano la motivazione del sequestro. In particolare, si contesta:
1. La violazione di legge e la totale mancanza di motivazione riguardo alla sussistenza del ‘fumus commissi delicti’ del reato di ricettazione.
2. L’assenza di qualsiasi indicazione, anche solo generica, del cosiddetto ‘reato presupposto’, ovvero il delitto da cui il denaro sequestrato sarebbe provenuto.

Secondo il ricorrente, sia il decreto del PM sia l’ordinanza del Tribunale del riesame si sarebbero limitati a basare il sequestro su elementi di mero sospetto: l’ingente quantità di denaro, le modalità di occultamento e la mancata giustificazione della sua provenienza. Elementi che, da soli, non sarebbero sufficienti per legittimare un sequestro per ricettazione.

Le Motivazioni della Sentenza: il Principio sul Sequestro per Ricettazione

La Corte di Cassazione accoglie i motivi principali del ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando gli atti per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei requisiti necessari per disporre un sequestro per ricettazione.

La Corte ribadisce un principio consolidato nella sua giurisprudenza: ai fini della configurabilità del ‘fumus’ del reato di ricettazione, è indispensabile che il reato presupposto sia individuato quantomeno nella sua tipologia. Non è richiesta una ricostruzione dettagliata di tutti gli estremi storico-fattuali del delitto originario, ma non si può prescindere da una sua identificazione di base.

I giudici ermellini chiariscono che una motivazione che si fonda esclusivamente su ‘circostanze congetturali’ o ‘elementi di mero sospetto’ – come il possesso ingiustificato di una somma ingente di denaro – è da considerarsi ‘meramente apparente’. Tale motivazione non soddisfa i requisiti minimi di coerenza e completezza richiesti dalla legge e non permette di comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

In sostanza, la Corte afferma che per legittimare un vincolo reale su un bene, non basta ‘postulare’ l’esistenza di un reato, ma bisogna ‘rappresentare le concrete risultanze processuali’ che dimostrino, a livello di qualificata probabilità, la sussistenza dell’ipotesi accusatoria.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per l’autorità giudiziaria. Essa sancisce che il sequestro, in quanto misura che incide sui diritti di proprietà, non può basarsi su mere supposizioni. Nel caso specifico del sequestro per ricettazione, la motivazione deve fare un passo in più rispetto alla semplice constatazione del possesso di un bene di sospetta provenienza: deve ancorare tale sospetto a un’ipotesi concreta, anche se embrionale, di reato presupposto.

Questa decisione rafforza le garanzie difensive, imponendo ai giudici di non limitarsi a una valutazione superficiale, ma di procedere a una ‘verifica puntuale e coerente delle risultanze processuali’ prima di disporre una misura così invasiva. Per i cittadini, ciò si traduce in una maggiore tutela contro provvedimenti cautelari fondati su motivazioni carenti o apparenti, che non superano la soglia del ragionevole sospetto.

È legittimo un sequestro per ricettazione se non viene indicato il reato da cui proviene il bene?
No. Secondo la sentenza, per la legittimità del sequestro è necessario che il provvedimento che lo dispone identifichi, quantomeno nella sua tipologia, il reato presupposto da cui si presume provenga il bene.

Il semplice possesso di una grossa somma di denaro non giustificata è sufficiente per disporre un sequestro per ricettazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il possesso ingiustificato di una somma ingente di denaro, pur essendo un elemento di sospetto, non è di per sé sufficiente. La motivazione del sequestro basata solo su questo elemento è considerata ‘meramente apparente’ e inadeguata.

Si può impugnare un provvedimento di sequestro che è stato poi integralmente sostituito da un altro?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il primo provvedimento di convalida del sequestro perché, essendo stato integralmente sostituito da un successivo decreto, l’indagato non aveva più un interesse concreto e attuale al suo annullamento, non potendone ricavare alcun vantaggio pratico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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