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Sequestro per equivalente: quando è legittimo sui beni?

La Cassazione conferma la legittimità di un sequestro per equivalente sui beni personali di un’amministratrice, anche a seguito del dissequestro dei beni delle società. La Corte chiarisce che il presupposto (incapienza dei beni sociali) era sussistente al momento dell’esecuzione del sequestro sui beni personali. L’eventuale illegittimità del precedente atto di dissequestro doveva essere impugnata separatamente e non può invalidare il sequestro successivo.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Equivalente: Legittimo anche se i Beni della Società Vengono Restituiti?

Il tema del sequestro per equivalente in ambito di reati tributari è spesso al centro di complesse vicende giudiziarie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8663 del 2024, offre un importante chiarimento sui presupposti di legittimità di tale misura, specialmente quando interviene dopo il dissequestro di beni appartenenti alle società coinvolte. Analizziamo come la Suprema Corte ha delineato i confini tra le diverse azioni e i corretti strumenti di tutela.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un’amministratrice di due società, indagata per reati tributari. Inizialmente, il Tribunale dispone un sequestro preventivo finalizzato alla confisca sia in forma diretta, sui beni delle società, sia per equivalente sui beni degli indagati, in caso di incapienza delle prime.

Le somme sui conti correnti delle società vengono effettivamente sequestrate in via diretta, per un importo anche superiore a quello contestato all’amministratrice. Successivamente, però, il Pubblico Ministero dispone il dissequestro di tali somme e la loro restituzione all’amministratore giudiziario, ritenendole necessarie per la prosecuzione dell’attività d’impresa. A seguito di questa restituzione, non essendo più disponibili i beni per la confisca diretta, viene eseguito il sequestro per equivalente sui beni personali dell’amministratrice.

L’interessata presenta istanza di restituzione, sostenendo che il valore dei suoi beni sequestrati fosse eccedente rispetto al profitto confiscabile, una volta considerate le somme inizialmente bloccate alle società. L’istanza viene respinta sia dal Giudice per le indagini preliminari sia, in sede di appello cautelare, dal Tribunale. Contro quest’ultima decisione, l’amministratrice propone ricorso in Cassazione.

Il Ricorso e la questione del sequestro per equivalente

Nel suo ricorso, la difesa ha lamentato la violazione di legge, sostenendo l’illegittimità del sequestro per equivalente eseguito sui beni personali. La tesi difensiva si fondava sul fatto che la dispersione dei beni societari (oggetto di confisca diretta) fosse avvenuta per un atto del Pubblico Ministero, ossia il provvedimento di dissequestro. Secondo la ricorrente, tale circostanza non poteva ricadere negativamente su di lei, facendo sorgere i presupposti per aggredire il suo patrimonio personale.

In sostanza, la questione posta alla Corte era la seguente: può essere considerato legittimo un sequestro per equivalente sui beni dell’imputato se l’incapienza del patrimonio della società, che costituisce il presupposto della misura, è stata causata da un precedente provvedimento di dissequestro dell’autorità giudiziaria?

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e offrendo una motivazione chiara e processualmente rigorosa. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale: la legittimità del sequestro per equivalente deve essere valutata al momento della sua esecuzione.

Nel caso specifico, al momento dell’esecuzione del sequestro sui beni personali dell’amministratrice, il presupposto richiesto dalla legge – ovvero l’insufficienza dei beni sequestrabili in via diretta presso le società – era pienamente sussistente. Le somme sui conti correnti societari erano state, infatti, restituite e utilizzate per l’attività d’impresa, rendendo di fatto impossibile la confisca diretta.

La Corte ha precisato che la ricorrente, se riteneva illegittimo il provvedimento di dissequestro disposto dal Pubblico Ministero, avrebbe dovuto impugnare quell’atto specifico nelle sedi competenti (attraverso l’appello cautelare previsto dall’art. 322 bis c.p.p.). Non avendolo fatto, non poteva più dolersi, in una fase successiva, delle conseguenze derivanti da quell’atto, ovvero l’esecuzione del sequestro per equivalente.

In altre parole, la Cassazione ha separato nettamente i due momenti: da un lato, il provvedimento di dissequestro che ha causato l’incapienza dei beni sociali; dall’altro, il conseguente sequestro per equivalente sui beni personali. L’eventuale illegittimità del primo atto non si trasmette automaticamente al secondo, se quest’ultimo, al momento della sua attuazione, rispetta i presupposti di legge.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio cruciale in materia di misure cautelari reali. La legittimità di un provvedimento, come il sequestro per equivalente, va verificata con riferimento alla situazione di fatto e di diritto esistente nel momento in cui viene eseguito. L’inerzia processuale nel contestare atti precedenti, che hanno modificato tale situazione, preclude la possibilità di far valere la loro presunta illegittimità per invalidare atti successivi e consequenziali.

Per gli operatori del diritto e per gli imputati, la lezione è chiara: è essenziale impugnare tempestivamente ogni singolo provvedimento ritenuto lesivo dei propri interessi. Attendere le conseguenze di un atto non contestato per poi impugnare queste ultime si rivela una strategia processualmente perdente. Il sequestro per equivalente rimane una misura legittima ogni qualvolta, per qualsiasi ragione, i beni costituenti il profitto del reato non siano aggredibili in via diretta, e tale valutazione va fatta hic et nunc, al momento dell’esecuzione.

Quando è legittimo eseguire un sequestro per equivalente sui beni personali di un amministratore?
Il sequestro per equivalente è legittimo quando i beni che costituiscono il profitto del reato non possono essere sequestrati in via diretta dal patrimonio della società (ad esempio, perché insufficienti o non più disponibili). La legittimità della misura si valuta al momento della sua esecuzione.

Se i beni della società vengono dissequestrati dal Pubblico Ministero, si può contestare il successivo sequestro per equivalente sui beni personali?
No. Secondo la Cassazione, non si può contestare il sequestro per equivalente lamentando l’illegittimità del precedente atto di dissequestro. Se si ritiene che il dissequestro sia illegittimo, è necessario impugnare specificamente quel provvedimento; in caso contrario, le sue conseguenze, come l’attivazione del sequestro per equivalente, sono da considerarsi legittime.

Qual è il corretto strumento per opporsi al dissequestro di beni disposto dal Pubblico Ministero?
La sentenza indica che il provvedimento con cui il Pubblico Ministero dispone la restituzione di beni sequestrati deve essere impugnato mediante l’appello cautelare ai sensi dell’art. 322 bis del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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