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Sequestro per equivalente: no alla solidarietà tra correi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22541/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di sequestro per equivalente in caso di concorso di persone nel reato. La Corte ha escluso ogni forma di responsabilità solidale, affermando che la misura cautelare può colpire ciascun concorrente solo nei limiti del profitto da lui concretamente conseguito. In caso di impossibile determinazione della quota individuale, il profitto totale deve essere ripartito in parti uguali tra tutti i concorrenti. La decisione annulla un’ordinanza che aveva applicato il sequestro sull’intero profitto a un solo indagato, ribadendo l’importanza del principio di proporzionalità anche nella fase cautelare.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Equivalente: La Cassazione Esclude la Responsabilità Solidale tra Co-imputati

Quando più persone commettono un reato per profitto, lo Stato può applicare un sequestro per equivalente sull’intero importo a uno solo dei concorrenti? La Corte di Cassazione, con una recente e importante sentenza, ha dato una risposta chiara: no. Viene così abbattuto il principio della solidarietà passiva, stabilendo che ogni concorrente risponde solo per la parte di profitto che ha effettivamente incassato. Questo principio di proporzionalità e personalità della responsabilità penale segna un punto di svolta nella gestione delle misure cautelari reali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato contro un’ordinanza del Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva confermato un sequestro preventivo per un valore ingente, corrispondente all’intero profitto di reati commessi in concorso con altre persone. Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha contestato tale decisione, sostenendo che il Tribunale avesse erroneamente applicato un principio di responsabilità solidale. In pratica, gli era stato addebitato l’intero profitto illecito, senza distinguere la sua quota individuale da quella degli altri co-indagati. La difesa ha argomentato che, secondo i recenti orientamenti delle Sezioni Unite della Cassazione, la misura ablativa deve essere limitata al solo profitto conseguito dal singolo, o, in subordine, ripartita in parti uguali tra i concorrenti.

Il Sequestro per Equivalente e il Principio di Proporzionalità

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel rigetto totale della solidarietà passiva in ambito penale per le misure di sequestro e confisca. Le Sezioni Unite hanno chiarito che, in caso di concorso di persone, la confisca (e di conseguenza il sequestro ad essa finalizzato) è disposta nei confronti del singolo concorrente limitatamente a quanto da lui concretamente percepito.

Questo approccio si fonda sul principio di proporzionalità, un cardine del nostro ordinamento e del diritto europeo. Una misura sanzionatoria o cautelare deve essere non solo idonea e necessaria, ma anche proporzionata in senso stretto, ovvero non deve comportare un sacrificio eccessivo dei diritti fondamentali del singolo rispetto allo scopo perseguito.

Il Criterio Residuale della Ripartizione Equa

La Corte affronta anche il problema pratico di come procedere quando, durante le indagini preliminari, non sia ancora possibile determinare con esattezza la quota di profitto di ciascun concorrente. In questi casi, la soluzione non è addebitare l’intero importo al soggetto più “solvibile”. Piuttosto, interviene un criterio residuale: il profitto complessivo del reato deve essere diviso in parti uguali tra tutti coloro che hanno partecipato alla sua commissione. Questa regola di chiusura garantisce che il sequestro, anche in fase cautelare, non sia sproporzionato e rispetti i diritti dell’indagato.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza è rigorosa e si appoggia ai principi costituzionali. I Giudici Supremi evidenziano come l’applicazione di una responsabilità solidale si ponga in netto contrasto con il principio di personalità della responsabilità penale (art. 27 Cost.) e con il principio di colpevolezza. Infliggere una “punizione” (l’ablazione patrimoniale) slegata dal vantaggio effettivamente conseguito sarebbe incompatibile con un sistema penale equo e giusto. Anche quando la confisca ha una funzione di ripristino, un’ablazione indiscriminata e totalizzante nei confronti di chi non ha percepito l’intero profitto risulta sproporzionata e irragionevole.

La Corte precisa che l’onere di provare il quantum di profitto conseguito dai singoli correi spetta, in linea di principio, all’accusa. L’indagato ha, a sua volta, la facoltà di dimostrare di non aver percepito alcun vantaggio o di averne percepito uno inferiore. Questo dialogo probatorio deve avvenire anche nella fase cautelare, seppur con un rigore attenuato e basato su elementi di “plausibile indicazione” piuttosto che sulla certezza richiesta per la condanna.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Lecce per un nuovo esame. Quest’ultimo dovrà attenersi ai principi enunciati: in primo luogo, tentare di individuare, sulla base degli atti, il profitto concreto conseguito dal ricorrente; in caso di impossibilità, dovrà procedere a ripartire il profitto totale in parti uguali tra tutti i concorrenti. Questa sentenza rafforza le garanzie individuali nella fase cautelare e stabilisce un criterio chiaro e proporzionato per l’applicazione del sequestro per equivalente nei reati concorsuali, evitando ingiuste ed eccessive aggressioni patrimoniali.

In caso di reato commesso da più persone, il sequestro per equivalente può colpire un solo concorrente per l’intero profitto?
No. La Corte di Cassazione ha escluso ogni forma di solidarietà passiva. Il sequestro per equivalente deve essere limitato alla quota di profitto che ogni singolo concorrente ha concretamente conseguito.

Cosa succede se non è possibile determinare la quota di profitto di ogni singolo concorrente?
In questo caso, soccorre un criterio residuale: il profitto o il prezzo totale del reato viene diviso in parti uguali tra tutti i soggetti che hanno concorso alla sua realizzazione.

Questi principi si applicano solo alla confisca finale o anche al sequestro preventivo?
I principi si applicano espressamente anche al sequestro preventivo. Essendo una misura strumentale alla confisca, il sequestro non può incidere sui diritti dell’indagato in misura maggiore rispetto a quanto potrà fare il provvedimento definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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