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Sequestro per equivalente: beni del terzo confiscabili

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza di sequestro per equivalente su beni immobili intestati alla compagna di un indagato per riciclaggio. La Corte ha stabilito che il sequestro è legittimo quando, nonostante l’intestazione formale a un terzo, i beni sono nella “effettiva disponibilità” dell’indagato. Nel caso di specie, la convivenza, la tempistica dell’acquisto e l’assenza di prove sulla lecita provenienza del denaro hanno supportato la decisione di mantenere il vincolo sui beni.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Equivalente: Quando i Beni del Convivente Sono a Rischio?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 12037 del 2025, offre un’importante analisi sul sequestro per equivalente e la sua applicazione ai beni intestati a terzi. Il caso esaminato chiarisce che la titolarità formale di un immobile non è sufficiente a proteggerlo dal sequestro, se si dimostra che la sua “effettiva disponibilità” appartiene a un soggetto indagato per gravi reati, come il riciclaggio. Questa decisione sottolinea come il rapporto di convivenza e l’incapacità di dimostrare la lecita provenienza del denaro possano diventare elementi chiave a sostegno della misura cautelare.

I Fatti di Causa: Immobili Intestati alla Convivente

Il Tribunale del Riesame di Macerata aveva respinto la richiesta di annullamento di un sequestro preventivo su alcuni beni immobili. Tali beni, sebbene formalmente intestati alla ricorrente, erano stati sottoposti a vincolo nell’ambito di un’indagine per riciclaggio a carico del suo compagno convivente. Il sequestro era funzionale a garantire la confisca del profitto del reato. La ricorrente, in qualità di terza interessata, ha deciso di impugnare l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo l’illegittimità dell’estensione del sequestro ai suoi beni.

I Motivi del Ricorso: Quando il Sequestro per Equivalente è Legittimo?

La difesa della ricorrente ha sollevato due principali violazioni di legge:

1. Estensione illegittima del sequestro: Si sosteneva che il vincolo fosse stato esteso ai beni della ricorrente solo in fase esecutiva, senza che il decreto originale del Giudice per le indagini preliminari menzionasse specificamente l’ipotesi di terzi intestatari fittizi. Questo, secondo la difesa, rendeva l’estensione del sequestro illegittima.
2. Carenza di prova sull’intestazione fittizia: La prova della fittizietà dell’intestazione sarebbe stata debole, basandosi unicamente sul rapporto di convivenza tra la ricorrente e l’indagato. Inoltre, si lamentava un’inversione dell’onere della prova, avendo di fatto richiesto alla ricorrente di dimostrare la legittima provenienza del denaro utilizzato per l’acquisto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati. L’analisi dei giudici fornisce chiarimenti fondamentali sui presupposti del sequestro per equivalente applicato a beni di terzi.

La Disponibilità Effettiva Prevale sulla Titolarità Formale

Contrariamente a quanto sostenuto dalla ricorrente, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non esistono limiti all’estensione del sequestro per equivalente ai beni intestati a terzi, a condizione che si dimostri che tali beni rientrino nella disponibilità effettiva dell’indagato. La titolarità formale, quindi, cede il passo alla realtà sostanziale del dominio sul bene.

Nel caso specifico, il Giudice per le indagini preliminari aveva fatto esplicito riferimento a una nota della Guardia di Finanza che evidenziava come gli immobili, sebbene intestati alla ricorrente, fossero di fatto nella piena disponibilità dell’indagato. La Corte ha sottolineato che tale valutazione era già presente nel provvedimento genetico, escludendo che l’estensione fosse avvenuta solo in fase esecutiva. Il decreto stesso, nel suo dispositivo, faceva un puntuale riferimento alla “disponibilità” e non solo alla “titolarità” formale.

L’Onere della Prova e gli Indizi a Sostegno del Sequestro

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto che l’onere probatorio a carico della pubblica accusa fosse stato pienamente assolto. Il Tribunale del Riesame aveva correttamente basato la sua decisione su un quadro indiziario solido e coerente, che andava ben oltre la semplice convivenza:

* Tempistica sospetta: Gli immobili erano stati acquistati mentre era già in corso una complessa indagine per riciclaggio nei confronti del compagno.
* Piena disponibilità: L’indagato aveva stabilito la propria casa familiare in quegli immobili, dimostrando un potere di fatto e un controllo totale su di essi.
* Origine incerta dei fondi: La difesa aveva prodotto un estratto conto che mostrava una notevole giacenza di denaro, ma non forniva alcuna spiegazione plausibile sulla sua origine lecita.

Questi elementi, letti congiuntamente, hanno consentito al Tribunale di ritenere, con un alto grado di probabilità, che l’acquisto fosse stato effettuato con i proventi dell’attività di riciclaggio e che i beni fossero sotto l’effettivo controllo dell’indagato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, ai fini del sequestro per equivalente, il concetto di “disponibilità” è cruciale e prevale sulla mera intestazione catastale. Per i terzi, come un partner o un familiare, ciò significa che la semplice titolarità di un bene non costituisce uno scudo invalicabile se l’accusa riesce a provare, anche tramite indizi gravi, precisi e concordanti, che il bene è di fatto controllato e utilizzato dall’indagato. La decisione evidenzia inoltre l’importanza per il terzo di essere in grado di dimostrare in modo trasparente e convincente la lecita provenienza delle risorse finanziarie utilizzate per l’acquisto, qualora sorgano dubbi fondati sulla loro origine.

È possibile disporre un sequestro per equivalente su beni intestati a una persona diversa dall’indagato?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è possibile. La condizione fondamentale è che l’accusa dimostri che i beni, pur essendo formalmente intestati a un terzo, siano nella “effettiva disponibilità” dell’indagato.

Cosa si intende per “effettiva disponibilità” di un bene?
Per “effettiva disponibilità” si intende una relazione di fatto con il bene, che permette all’indagato di goderne e disporne come se fosse il proprietario, indipendentemente da chi ne sia il titolare legale. Nel caso esaminato, il fatto che l’indagato avesse stabilito la propria casa familiare negli immobili è stato considerato prova della sua piena disponibilità.

Su chi ricade l’onere di provare la provenienza del denaro per l’acquisto di un bene sequestrato a un terzo?
L’onere di provare i presupposti per il sequestro, inclusa la provenienza illecita del denaro e la disponibilità del bene in capo all’indagato, ricade sulla pubblica accusa. Tuttavia, se l’accusa fornisce un quadro indiziario solido, spetta al terzo interessato (il proprietario formale) fornire prove contrarie circa la lecita provenienza delle somme utilizzate per l’acquisto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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