LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro per autoriciclaggio: il periculum in mora

La Corte di Cassazione conferma un sequestro per autoriciclaggio, chiarendo che il rischio di dispersione del profitto del reato (periculum in mora) deve essere motivato. La Corte ha ritenuto sufficienti, a tal fine, elementi come una significativa esposizione debitoria e passate operazioni immobiliari sospette, respingendo le argomentazioni della difesa basate sulla tracciabilità delle operazioni e sull’adesione a una ‘pace fiscale’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Autoriciclaggio: Quando il Rischio di Dispersione Giustifica la Misura Cautelare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26641 del 2024, si è pronunciata su un caso di sequestro per autoriciclaggio, offrendo chiarimenti fondamentali sul requisito del periculum in mora, ovvero il pericolo che i beni possano disperdersi prima della confisca. La decisione sottolinea come la valutazione di tale rischio debba basarsi su elementi concreti che indichino la capacità dell’indagato di sottrarre il profitto illecito alla giustizia, anche a fronte di operazioni finanziarie tracciabili e dell’adesione a piani di rientro fiscale.

I Fatti del Caso: Dal Finanziamento Soci al Sequestro

La vicenda giudiziaria ha origine da un’indagine a carico di un imprenditore, accusato del reato di autoriciclaggio. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe disposto la restituzione di un finanziamento soci dalla propria azienda al suo conto corrente personale. Successivamente, avrebbe utilizzato tali somme, considerate profitto di un reato presupposto, per acquistare titoli azionari e polizze assicurative, intestandoli sempre a proprio nome.

A seguito di queste operazioni, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un sequestro preventivo di circa 299.000 euro, finalizzato alla confisca del profitto del reato. Il provvedimento era stato inizialmente annullato dal Tribunale del Riesame per mancanza di motivazione sul periculum in mora. Tuttavia, a seguito del ricorso del Pubblico Ministero, la Cassazione aveva annullato tale decisione, rinviando la questione al Tribunale per una nuova valutazione alla luce dei principi stabiliti dalle Sezioni Unite. Il Tribunale, in sede di rinvio, confermava il sequestro, spingendo l’indagato a un nuovo ricorso in Cassazione.

Le Tesi Difensive e i Motivi di Ricorso

La difesa dell’imprenditore si basava principalmente su tre argomenti:

1. Assenza di condotta decettiva: Si sosteneva che le operazioni fossero totalmente tracciabili e non idonee a ostacolare l’identificazione della provenienza del denaro, elemento chiave del reato di autoriciclaggio.
2. Mancanza del periculum in mora: La difesa evidenziava che l’indagato stava regolarmente pagando un debito con l’Agenzia delle Entrate tramite la ‘pace fiscale’ e non aveva posto in essere condotte di depauperamento del patrimonio dal 2018, dimostrando la sua solvibilità.
3. Sproporzione del sequestro: Si contestava il valore del sequestro, ritenuto eccessivo rispetto al debito erariale residuo.

Le Motivazioni della Cassazione sul sequestro per autoriciclaggio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. In primo luogo, ha chiarito che l’ambito del giudizio era limitato alla sola verifica del presupposto del periculum in mora, essendo le questioni sulla sussistenza del reato (fumus boni iuris) ormai precluse in quella sede.

Richiamando la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite ‘Ellade’ (n. 36959/2021), la Corte ha ribadito che la motivazione del sequestro finalizzato alla confisca deve indicare la possibilità che il bene, profitto del reato, ‘sia suscettibile di essere disperso, modificato o deteriorato’. Non è richiesta la prova di un pericolo imminente, ma la dimostrazione di un rischio concreto.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente individuato tale rischio in elementi specifici:

* La pendenza di una rilevante esposizione debitoria dell’indagato verso l’Erario.
* Il trasferimento di immobili tra società dello stesso gruppo familiare.

Questi fattori, secondo la Corte, sono sufficienti a delineare un ‘concreto pericolo di dispersione del profitto illecito’, giustificando l’anticipazione della misura ablativa. La circostanza che le operazioni finanziarie fossero tracciabili è stata ritenuta irrilevante ai fini della valutazione del pericolo, così come le argomentazioni generiche sull’adesione alla ‘pace fiscale’, per la quale non era stata dimostrata una diretta correlazione con i fatti contestati nel reato di autoriciclaggio.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia consolida un principio di estrema importanza pratica: per giustificare un sequestro per autoriciclaggio finalizzato alla confisca, la motivazione sul periculum in mora non deve dimostrare l’intenzione attuale di compiere atti di dispersione, ma può fondarsi su una valutazione complessiva della condotta e della situazione patrimoniale dell’indagato. La presenza di debiti significativi o di precedenti operazioni finanziarie opache può costituire un valido indicatore del rischio che il profitto del reato venga sottratto alla futura confisca. Inoltre, la sentenza chiarisce che l’adesione a meccanismi di definizione agevolata dei debiti tributari non costituisce, di per sé, uno scudo contro misure cautelari reali disposte per reati diversi, come l’autoriciclaggio, se non viene provato un legame diretto e risolutivo tra il pagamento e il profitto illecito contestato.

Per disporre un sequestro preventivo finalizzato alla confisca è sempre necessario motivare sul rischio che i beni vengano dispersi?
Sì, la sentenza conferma che il provvedimento deve contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’, spiegando perché la confisca rischierebbe di diventare impraticabile in futuro. È sufficiente indicare la possibilità che il bene possa essere disperso, modificato o deteriorato.

Aver aderito a una ‘pace fiscale’ per un debito tributario impedisce il sequestro per un reato di autoriciclaggio?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che l’adesione a una procedura di definizione agevolata del debito tributario non esclude di per sé il sequestro per il diverso reato di autoriciclaggio, soprattutto se la difesa non dimostra una correlazione diretta e specifica tra il debito in fase di pagamento e i fatti che costituiscono il profitto confiscabile.

Se le operazioni finanziarie contestate come autoriciclaggio sono tutte tracciabili, si può comunque ritenere che esista un pericolo di dispersione del patrimonio?
Sì. Secondo la Corte, la tracciabilità delle operazioni non esclude il periculum in mora. Il rischio di dispersione viene valutato dal giudice sulla base di altri elementi concreti, come l’esistenza di significative esposizioni debitorie o precedenti condotte distrattive, che indicano la capacità dell’indagato di disperdere il profitto illecito prima della confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati