LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro ‘Made in Italy’: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un sequestro probatorio su rubinetteria e confezioni con dicitura ‘made in Italy’ di dubbia provenienza. Il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile, stabilendo che la sola etichetta sulla confezione è sufficiente a integrare il sospetto di reato (fumus delicti) e a giustificare il mantenimento del vincolo per fini probatori e di futura confisca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Probatorio e ‘Made in Italy’: Quando la Confezione Basta

L’etichetta ‘made in Italy’ è un valore aggiunto fondamentale, ma il suo utilizzo improprio può portare a conseguenze penali significative, tra cui il sequestro probatorio dell’intera merce. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5706/2025) ha ribadito la legittimità di tale misura anche quando la dicitura ingannevole è apposta solo sulla confezione del prodotto, e non direttamente sull’articolo. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Rubinetteria Sotto Sequestro

Il caso ha origine dal sequestro, disposto dalla Procura, di oltre 6.300 articoli di rubinetteria e circa 28.000 confezioni vuote, tutti recanti la dicitura ‘made in Italy’. Il legale rappresentante dell’azienda produttrice, indagato per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.), si è opposto alla misura.

Dopo il rigetto della richiesta di restituzione da parte del Pubblico Ministero e la successiva conferma del provvedimento da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, l’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la legittimità del vincolo apposto sui suoi beni.

I Motivi del Ricorso: Perché l’Azienda si è Opposta al Sequestro Probatorio

La difesa ha articolato il ricorso su tre motivi principali:
1. Mancanza del fumus delicti: Secondo il ricorrente, non vi era la parvenza di reato poiché i prodotti in sé non presentavano segni che potessero ingannare sulla loro origine italiana.
2. Contraddittorietà della motivazione: La difesa sosteneva che, essendo le indagini preliminari ormai concluse, non vi era più la necessità di mantenere il sequestro a fini probatori.
3. Sproporzione della misura: Si lamentava che l’esigenza di accertamento potesse essere soddisfatta con semplici fotografie dei prodotti, senza bloccare l’intero compendio aziendale.

La Decisione della Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la piena legittimità del sequestro probatorio. La decisione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e di grande rilevanza pratica.

Il ‘Fumus Delicti’ e l’Etichetta sulla Scatola

La Corte ha smontato il primo motivo di ricorso, chiarendo un punto essenziale: ai fini del reato previsto dall’art. 517 c.p., è del tutto irrilevante che il segno mendace (‘made in Italy’) sia apposto direttamente sul prodotto o sulla sua confezione. Ciò che conta è l’idoneità a trarre in inganno l’acquirente. Poiché il prodotto viene venduto all’interno della sua scatola, la dicitura su di essa è sufficiente a integrare il fumus delicti e a giustificare il sequestro.

La Doppia Finalità del Sequestro: Prova e Futura Confisca

Rispondendo al secondo e terzo motivo, la Suprema Corte ha evidenziato la duplice funzione del sequestro probatorio in casi come questo. Non si tratta solo di conservare la prova materiale del reato. La misura persegue anche altri due scopi cruciali:
* Prevenire la circolazione del bene: Mantenere il sequestro impedisce che prodotti potenzialmente illegali vengano immessi sul mercato, aggravando le conseguenze del reato.
* Assicurare la futura confisca: La legge prevede la confisca obbligatoria dei beni che costituiscono il corpo del reato. Il sequestro probatorio è strumentale a garantire che, in caso di condanna, lo Stato possa effettivamente acquisire tali beni.

Per queste ragioni, la Corte ha ritenuto che la semplice rappresentazione fotografica fosse inadeguata e che il mantenimento del vincolo reale sull’intera partita di merce fosse pienamente giustificato.

Conclusioni: Implicazioni per le Aziende

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la correttezza dell’etichettatura è un obbligo che si estende anche all’imballaggio. L’indicazione ‘made in Italy’ deve corrispondere alla reale origine del prodotto, secondo le normative vigenti. In caso contrario, le aziende non solo rischiano un procedimento penale, ma anche misure invasive come il sequestro probatorio di interi lotti di produzione. Questa decisione serve da monito sulla necessità di una gestione trasparente e veritiera della filiera produttiva, sottolineando come la tutela del consumatore e del marchio ‘made in Italy’ prevalga sugli interessi economici individuali.

È sufficiente l’indicazione ‘made in Italy’ solo sulla confezione per giustificare un sequestro probatorio?
Sì, la Cassazione ha chiarito che l’indicazione riportata sulla confezione, destinata a essere consegnata all’acquirente, è di per sé idonea a indurlo in errore sull’origine del prodotto e a integrare il sospetto di reato che giustifica il sequestro.

Il sequestro probatorio può essere mantenuto anche dopo la conclusione delle indagini preliminari?
Sì, la Corte ha stabilito che il sequestro può persistere non solo per l’accertamento dei fatti, ma anche per impedire la circolazione di beni potenzialmente illeciti e, soprattutto, per assicurare l’eventuale futura confisca obbligatoria del corpo del reato.

È possibile sostituire il sequestro di un’intera partita di merce con delle fotografie?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto che la rappresentazione fotografica non fosse un’alternativa adeguata. Il mantenimento del sequestro fisico dei beni è stato considerato necessario sia per prevenire la loro circolazione sul mercato sia per garantire una futura ed eventuale confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati