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Sequestro impeditivo: occupazione abusiva e limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro impeditivo di un’unità abitativa occupata abusivamente per decenni. La ricorrente, che vi abitava dopo il decesso della madre legittima assegnataria, aveva contestato la misura cautelare. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici, ripetitivi e, in parte, proposti per la prima volta in sede di legittimità. In particolare, è stata respinta la doglianza sulla proporzionalità del sequestro impeditivo, poiché non sollevata in precedenza e comunque infondata, non potendosi riconoscere un diritto all’abitazione sorto da una situazione di illegalità pluridecennale a scapito di aventi diritto.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Impeditivo per Occupazione Abusiva: la Cassazione fa il punto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34651 del 2024, si è pronunciata su un caso di sequestro impeditivo di un alloggio popolare, occupato abusivamente per un lungo periodo. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sui limiti del principio di proporzionalità in contesti di illegalità consolidata.

I Fatti del Caso: Occupazione Abusiva di un Alloggio Popolare

Il caso riguarda una persona indagata per aver occupato per decenni un’unità abitativa di edilizia residenziale pubblica. L’occupazione era proseguita anche dopo il decesso della madre, che era la legittima assegnataria dell’immobile. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro dell’appartamento. Il Tribunale del Riesame aveva successivamente confermato tale provvedimento. Contro questa decisione, l’indagata ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su quattro motivi principali:
1. Violazione di legge per motivazione assente o apparente: si contestava la mancanza di una valutazione autonoma da parte del GIP, che si sarebbe limitato a recepire le argomentazioni del pubblico ministero.
2. Mancata valutazione della proporzionalità: secondo la difesa, il Tribunale non si era pronunciato sulla proporzionalità del sequestro impeditivo rispetto allo scopo perseguito, trattandosi di una misura fortemente ablativa.
3. Erronea applicazione della legge penale: si deduceva l’insussistenza del fumus commissi delicti (ovvero la verosimile esistenza del reato), poiché la valutazione si basava su una mera postulazione dell’accusa.
4. Insussistenza del reato: si sosteneva che non vi fosse stata alcuna arbitraria introduzione nell’immobile, dato che l’indagata conviveva da oltre vent’anni con la madre, legittima assegnataria.

La Decisione della Corte sul Sequestro Impeditivo e la Proporzionalità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi proposti ripetitivi, generici e manifestamente infondati. La Corte ha affrontato punto per punto le doglianze della ricorrente, fornendo chiarimenti cruciali sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso e sull’applicazione delle misure cautelari reali.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni giuridiche. In primo luogo, ha qualificato come generico il motivo relativo alla motivazione per relationem (il cosiddetto ‘copy-paste’), poiché il ricorrente non aveva specificato quali aspetti della valutazione sarebbero stati pregiudicati da tale tecnica e come una valutazione autonoma avrebbe potuto portare a un esito diverso.

Cruciale è stata la valutazione sul secondo motivo, riguardante il principio di proporzionalità del sequestro impeditivo. La Corte ha rilevato che tale questione era stata sollevata per la prima volta in sede di Cassazione, violando così la ‘catena devolutiva’, che impone di presentare le doglianze prima al giudice del merito. Ad ogni modo, la Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato anche nel merito. Ha spiegato che il principio di proporzionalità richiede un bilanciamento tra due interessi contrapposti e meritevoli di tutela. Nel caso di specie, non si può riconoscere un diritto all’abitazione meritevole di tutela quando questo nasce e si consolida in una situazione di occupazione abusiva pluridecennale, al di fuori di qualsiasi procedura legittima di assegnazione. L’interesse pubblico al ripristino della legalità e alla riassegnazione dell’alloggio a un avente diritto prevale nettamente.

Infine, riguardo al fumus commissi delicti, la Corte ha confermato l’orientamento secondo cui integra il reato di cui all’art. 633 c.p. (Invasione di terreni o edifici) la condotta di chi, pur essendo entrato legittimamente nell’immobile come ospite, vi permanga dopo il decesso dell’assegnatario, comportandosi come proprietario e impedendo la restituzione del bene all’ente gestore.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce la necessità di specificità e concretezza nei motivi di ricorso per Cassazione, sanzionando con l’inammissibilità le doglianze generiche o ripetitive. Sul piano sostanziale, la decisione chiarisce che il principio di proporzionalità non può essere invocato per tutelare situazioni nate da un’illegalità consolidata nel tempo, specialmente quando ciò va a discapito dei diritti di altri cittadini legittimamente in attesa di un alloggio popolare. La permanenza in un immobile pubblico senza titolo, anche se iniziata in modo non clandestino, costituisce un’occupazione abusiva sanzionabile con il sequestro impeditivo finalizzato al ripristino della legalità.

Quando è inammissibile un motivo di ricorso che lamenta una motivazione ‘per relationem’ (copy-paste) nel provvedimento di sequestro?
Secondo la Corte, il motivo è inammissibile se il ricorrente si limita a una critica generica e formalistica, senza indicare puntualmente quali aspetti della motivazione siano stati pregiudicati dalla tecnica referenziale e come una valutazione autonoma del giudice avrebbe potuto portare a una decisione diversa.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della proporzionalità del sequestro impeditivo?
No, non è consentito. La deduzione di una questione per la prima volta in Cassazione viola la ‘catena devolutiva’, secondo cui i motivi di ricorso devono essere stati già sottoposti al giudice del merito (in questo caso, il Tribunale del Riesame). La Cassazione non può esaminare questioni nuove, salvo quelle rilevabili d’ufficio.

Chi permane in un alloggio popolare dopo la morte del legittimo assegnatario commette il reato di invasione di edifici (art. 633 c.p.)?
Sì. La Corte ha affermato che integra il reato la condotta di chi, ospitato in un immobile di edilizia residenziale pubblica, vi permanga dopo il decesso del legittimo assegnatario, comportandosi come proprietario o possessore. Il termine ‘invasione’ non richiede necessariamente clandestinità, ma un’introduzione arbitraria finalizzata all’occupazione o al trarne profitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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