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Sequestro crediti superbonus: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28064 del 2024, si è pronunciata sul sequestro crediti superbonus. Ha stabilito che i crediti d’imposta derivanti da frodi possono essere sottoposti a sequestro preventivo ‘impeditivo’ anche se ceduti a terzi, come un istituto di credito, in buona fede. La Corte ha chiarito che la tutela prevista per i cessionari è limitata all’ambito tributario e non impedisce l’azione penale, poiché il credito, basato su un diritto inesistente, è considerato esso stesso profitto del reato e la sua circolazione un aggravamento delle conseguenze della condotta illecita.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro crediti superbonus: La Cassazione chiarisce i limiti della tutela del cessionario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28064 del 2024, affronta un tema cruciale nell’ambito delle frodi fiscali: il sequestro crediti superbonus ceduti a terzi. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: la protezione legale accordata ai cessionari di crediti d’imposta, come le banche, non opera come uno scudo contro il sequestro penale quando i crediti stessi sono il frutto di attività illecite. Questa decisione delinea nettamente i confini tra la disciplina tributaria e quella penale, con importanti implicazioni per tutti gli operatori finanziari coinvolti.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’indagine per truffa ai danni dello Stato legata all’abuso delle agevolazioni fiscali del cosiddetto “superbonus edilizio”. Due società, attraverso i loro amministratori, avrebbero generato crediti d’imposta fittizi, cedendoli successivamente a un istituto di credito cooperativo. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo “impeditivo” di tali crediti, una misura finalizzata a bloccarne l’ulteriore circolazione e utilizzo.

L’istituto di credito ha impugnato il provvedimento, sostenendo che la normativa a tutela dei cessionari (in particolare l’art. 121 del d.l. n. 34 del 2020) impedirebbe anche i sequestri penali, proteggendo chi acquista i crediti in buona fede. Il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta, e la banca ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sul sequestro crediti superbonus

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, confermando la piena legittimità del sequestro. La decisione si basa su una chiara distinzione tra l’ambito di applicazione della normativa fiscale e i principi del diritto processuale penale.

Distinzione tra Tutela Fiscale e Penale

Il punto centrale della sentenza è che la protezione offerta ai cessionari dei crediti è strettamente confinata al settore tributario. È stata introdotta per incentivare le opere edilizie e dare fiducia al mercato della cessione dei crediti, ma non può derogare alle norme penali. Quando un credito d’imposta nasce da una condotta fraudolenta, il diritto alla detrazione è radicalmente inesistente. Di conseguenza, anche il credito cedibile è un “credito vuoto”, una mera apparenza contabile priva di sostanza giuridica.

La Natura del Sequestro Preventivo “Impeditivo”

La Corte ha sottolineato che il sequestro disposto era di tipo “impeditivo”, ai sensi dell’art. 321, comma 1, c.p.p. Lo scopo di tale misura non è la confisca finale del bene, ma l’impedire che la libera disponibilità della cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso. In questo contesto, la circolazione di un credito inesistente rappresenta un aggravamento del danno, indipendentemente dalla buona o mala fede del possessore. Per questo motivo, la condizione soggettiva del terzo cessionario (la sua buona fede) diventa del tutto irrilevante ai fini della legittimità del sequestro.

Le motivazioni della Sentenza

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha affermato che il credito ceduto è la “proiezione cartolare del profitto nummario generato dalla truffa”. Se il diritto alla detrazione è fraudolento e quindi inesistente, manca il “presupposto costitutivo” del credito stesso. Un credito inesistente non può circolare né essere compensato. La protezione normativa non può sanare un vizio genetico così grave e trasformare un atto illecito in un diritto legittimo.

La Corte ha inoltre ribadito che le circolari interpretative dell’Agenzia delle Entrate, a volte invocate a sostegno di una maggiore tutela, non hanno alcun effetto vincolante per il giudice penale. Esse sono atti interni alla pubblica amministrazione e non possono porsi in contrasto con il dato normativo primario.

Il sequestro è quindi giustificato dal concreto pericolo che il credito fittizio possa essere ulteriormente ceduto o utilizzato, perpetuando così il danno all’erario e l’alterazione del mercato. La buona fede del cessionario potrà essere valutata in altre sedi, ad esempio in un’eventuale azione per il risarcimento del danno contro i cedenti, ma non può paralizzare l’azione cautelare penale.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli istituti finanziari e per tutti i soggetti che operano nel mercato dei crediti fiscali. La decisione chiarisce senza ambiguità che l’acquisto di crediti legati a bonus edilizi comporta un rischio intrinseco che non è annullato dalle tutele previste in ambito fiscale. La buona fede non è sufficiente a proteggere dall’azione penale quando si tratta di un sequestro crediti superbonus di natura impeditiva. Gli operatori devono quindi implementare rigorosi processi di due diligence per verificare la reale esistenza e la legittimità dei crediti che acquistano, poiché la magistratura penale considera questi strumenti finanziari come “cose pertinenti al reato” e, come tali, suscettibili di sequestro per impedire l’aggravarsi delle conseguenze della frode.

Un credito d’imposta Superbonus, ceduto a una banca in buona fede, può essere sequestrato penalmente?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, se il credito ha origine da una frode, può essere oggetto di sequestro preventivo ‘impeditivo’ anche se si trova nella disponibilità di un terzo cessionario in buona fede.

La protezione legale per i cessionari di crediti fiscali si applica anche in ambito penale?
No. La sentenza chiarisce che la tutela prevista dall’art. 121 del d.l. 34/2020 è limitata al settore tributario e non costituisce una deroga alle norme del codice di procedura penale che disciplinano il sequestro.

Perché la buona fede della banca non è stata considerata rilevante ai fini del sequestro?
Perché il sequestro era di tipo ‘impeditivo’, il cui scopo è bloccare l’aggravamento delle conseguenze del reato (in questo caso, l’ulteriore circolazione di un credito fittizio). Per questa specifica misura cautelare, la condizione soggettiva del terzo detentore del bene, come la sua buona fede, è irrilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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