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Sequestro beni terzo: onere della prova è del PM

Una società terza interessata si è vista sequestrare il proprio conto corrente nell’ambito di un procedimento penale per reati tributari a carico di un imprenditore. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha annullato l’ordinanza del Tribunale. È stato stabilito un principio fondamentale sul sequestro beni terzo: l’onere di provare l’effettiva disponibilità dei beni da parte dell’indagato spetta all’accusa (Pubblico Ministero) e non al terzo intestatario. Il giudice non può rigettare l’istanza di dissequestro limitandosi a constatare una mancata prova da parte del terzo.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Beni Terzo: la Cassazione ribalta l’Onere della Prova

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23405/2024) ha fatto luce su un punto cruciale in materia di misure cautelari reali: il sequestro beni terzo. Il caso riguardava una società il cui conto corrente era stato vincolato a seguito di un’indagine per reati fiscali a carico di un imprenditore, formalmente estraneo alla gestione attuale della società. La Suprema Corte ha annullato il provvedimento, chiarendo in modo definitivo a chi spetta l’onere di dimostrare il collegamento tra l’indagato e i beni sequestrati.

I Fatti del Caso: Il Sequestro sul Conto della Società

Nell’ambito di un’indagine per un reato tributario risalente al 2014, la magistratura disponeva un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti di un imprenditore per un valore di oltre 600.000 euro. Durante l’esecuzione della misura, veniva sottoposto a vincolo un conto corrente intestato a una società a responsabilità limitata, sul quale era presente una somma di circa 200.000 euro. L’imprenditore, in passato, era stato legale rappresentante di tale società.

La società, ritenendosi un soggetto terzo ed estraneo ai fatti contestati, presentava un’istanza di dissequestro, sostenendo che nel provvedimento originario non vi era alcuna indicazione di un legame attuale tra l’indagato e il patrimonio societario. L’istanza veniva rigettata sia dal Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) sia, in sede di appello, dal Tribunale.

La Decisione dei Giudici di Merito

Il Tribunale, nel confermare il sequestro, aveva di fatto invertito l’onere della prova. Aveva affermato che la società non aveva “adeguatamente documentato” l’asserita mancanza di collegamenti con l’indagato. In altre parole, secondo il giudice dell’appello, sarebbe spettato alla società dimostrare la propria estraneità e l’assenza di riferibilità dei fondi all’imprenditore, un compito probatorio estremamente difficile per un soggetto terzo.

Il Principio sul sequestro beni terzo: l’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha censurato duramente questa impostazione. Richiamando consolidati principi giurisprudenziali, ha ribadito una regola fondamentale del nostro ordinamento processuale: quando si procede al sequestro beni terzo, ovvero beni formalmente intestati a una persona estranea al reato, l’onere di provare la disponibilità effettiva di tali beni da parte dell’indagato grava interamente sul Pubblico Ministero. Non è sufficiente una mera supposizione o l’assenza di prova contraria da parte del terzo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che il giudice, di fronte a una richiesta di dissequestro da parte di un terzo, ha un preciso dovere di motivazione. In primo luogo, deve verificare se il decreto di sequestro originario conteneva elementi concreti a sostegno del legame tra l’indagato e i beni del terzo. In secondo luogo, qualora tali elementi mancassero, il giudice deve esaminare gli atti del procedimento per accertare se esista comunque la prova di tale collegamento.

Nel caso specifico, il Tribunale non solo non ha svolto questa verifica, ma ha erroneamente addossato alla società ricorrente l’onere di provare un fatto negativo (l’assenza di legami). Tale inversione dell’onere probatorio è contraria ai principi del giusto processo. Il sequestro del conto corrente di un ente, estraneo all’illecito, è legittimo solo se esistono specifici elementi da cui desumere, con ragionevole probabilità, che l’indagato eserciti un controllo autonomo e incondizionato sulle somme, disponendone anche per finalità estranee alla gestione dell’ente stesso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza rappresenta un’importante tutela per i terzi che si trovano ingiustamente coinvolti in procedimenti penali altrui. Le conclusioni della Corte sono chiare: un bene intestato a un terzo può essere sequestrato solo se l’accusa fornisce prove concrete della sua riconducibilità all’indagato. Il giudice non può limitarsi a una valutazione passiva, ma deve attivamente ricercare e valutare tali prove. In assenza di esse, il bene deve essere restituito al legittimo proprietario. Questa decisione rafforza la posizione del terzo estraneo al reato, riequilibrando il rapporto processuale e garantendo che le misure cautelari reali non si trasformino in uno strumento ingiustamente afflittivo.

A chi spetta l’onere di provare che i beni di un terzo sono nella disponibilità dell’indagato in caso di sequestro preventivo?
Secondo la sentenza, l’onere della prova spetta interamente al pubblico ministero. È l’accusa che deve dimostrare, con elementi concreti, la riferibilità dei beni del terzo all’indagato, e non il terzo a dover provare la sua estraneità.

Cosa deve fare il giudice se il decreto di sequestro non motiva il collegamento tra l’indagato e i beni del terzo?
Il giudice non può rigettare l’istanza di dissequestro per questo motivo. Al contrario, ha il dovere di verificare autonomamente se, negli atti del procedimento, esistano elementi che possano giustificare il sequestro, fornendo una motivazione adeguata sulla base delle prove disponibili.

È possibile chiedere la revoca di un sequestro se non si è fatta opposizione iniziale tramite riesame?
Sì. La sentenza conferma il principio, già affermato dalle Sezioni Unite, secondo cui la mancata proposizione della richiesta di riesame contro il provvedimento di sequestro non preclude la possibilità di chiederne successivamente la revoca per mancanza delle condizioni di applicabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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