LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro a terzo: i limiti all’impugnazione del bene

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una terza interessata contro il sequestro di un immobile a lei intestato, ma ritenuto nella disponibilità del padre indagato. La sentenza chiarisce che il terzo può solo dimostrare la propria effettiva titolarità e la provenienza lecita dei fondi, ma non contestare i presupposti della misura cautelare, come il ‘periculum in mora’. Il sequestro a terzo è stato confermato sulla base di gravi indizi di intestazione fittizia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro a Terzo: Quando il Proprietario Formale non può Opporsi

Il sequestro a terzo di un bene rappresenta una delle situazioni più complesse nel diritto penale, specialmente quando il proprietario formale è estraneo ai reati contestati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha delineato con precisione i confini dell’azione difensiva del terzo, stabilendo quali argomenti può sollevare e quali invece gli sono preclusi. Il caso in esame riguarda un immobile intestato a una giovane donna ma sequestrato nell’ambito di un’indagine per usura ed estorsione a carico del padre.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Catanzaro aveva confermato il sequestro preventivo di un magazzino, finalizzato alla confisca per equivalente, disposto nei confronti di un uomo indagato per gravi reati. La particolarità risiedeva nel fatto che l’immobile era formalmente di proprietà della figlia, la quale aveva presentato un’istanza di dissequestro. La figlia sosteneva di essere la legittima proprietaria, avendo acquistato il bene con i proventi della liquidazione di una polizza assicurativa, e di averlo poi regolarmente concesso in locazione al padre.

Tuttavia, i giudici di merito avevano respinto le sue richieste, ritenendo che vi fossero sufficienti indizi per considerare l’intestazione fittizia. L’acquisto era avvenuto subito dopo il compimento della maggiore età da parte della ragazza, in assenza di redditi propri, e il contratto di locazione stipulato con il padre appariva come un mero schermo per mascherare la reale disponibilità del bene in capo a quest’ultimo. La ragazza ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione di legge e la mancanza di motivazione sul periculum in mora, ovvero il rischio che il bene potesse essere disperso nelle more del giudizio.

La Decisione della Corte e il Principio sul Sequestro a Terzo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio fondamentale in materia di sequestro a terzo. I giudici hanno stabilito che l’interesse del terzo, che si afferma proprietario di un bene sequestrato, è circoscritto alla dimostrazione di due elementi essenziali: la sua effettiva titolarità (e non meramente formale) e l’assenza di un suo contributo al reato commesso dall’indagato. Di conseguenza, il terzo non è legittimato a contestare i presupposti generali della misura cautelare, quali il fumus commissi delicti (i gravi indizi di reato) o, come nel caso di specie, il periculum in mora.

Le Motivazioni: I Limiti all’Impugnazione e l’Intestazione Fittizia

La decisione della Suprema Corte si fonda su un solido impianto argomentativo che distingue nettamente la posizione dell’indagato da quella del terzo estraneo.

Il Ruolo del Terzo Interessato nel Procedimento

Richiamando anche un recente intervento delle Sezioni Unite, la Corte ha spiegato che consentire al terzo di contestare i presupposti della misura cautelare (come l’urgenza di sequestrare) snaturerebbe la sua posizione processuale. Tali presupposti attengono al rapporto tra l’accusa e l’indagato. Il terzo deve concentrare la sua difesa nel dimostrare che il bene è effettivamente suo, acquistato con fondi leciti e non è in alcun modo riconducibile all’indagato. La sua impugnazione non può diventare un modo per riesaminare la validità della misura cautelare nel suo complesso.

Gli Indizi dell’Intestazione Fittizia che Giustificano il Sequestro a Terzo

Nel merito della presunta proprietà, la Cassazione ha ritenuto corretta e logica la valutazione del Tribunale. I giudici di merito avevano individuato una serie di elementi indicativi di un’intestazione fittizia:

1. Mancanza di autonomia economica: L’acquisto era avvenuto da parte di una ragazza appena maggiorenne e priva di redditi propri.
2. Disponibilità effettiva del bene: L’immobile era materialmente utilizzato dall’indagato (il padre), non dalla figlia.
3. Fonte dei fondi non chiara: Sebbene l’acquisto fosse stato finanziato con una polizza assicurativa, non era stata fornita alcuna prova sulla provenienza lecita delle somme usate per pagare i premi di tale polizza. I giudici hanno quindi logicamente desunto che la provvista derivasse dalle attività illecite del padre.
4. Contratto di locazione strumentale: Il contratto di locazione tra figlia e padre è stato visto come un espediente per giustificare formalmente l’utilizzo del bene da parte dell’indagato, creando uno “schermo” legale.

Di fronte a questi gravi indizi, le prove documentali offerte dalla difesa (atto notarile, generica documentazione assicurativa) sono state giudicate insufficienti a dimostrare una reale e autonoma titolarità del bene.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica per chiunque si trovi nella posizione di terzo proprietario di un bene sottoposto a sequestro. Non è sufficiente essere il titolare formale del bene. Per ottenere il dissequestro, è necessario fornire una prova rigorosa e inequivocabile della propria effettiva ed esclusiva disponibilità, nonché della provenienza lecita e trasparente dei fondi utilizzati per l’acquisto. La difesa del terzo deve concentrarsi su questi aspetti concreti, poiché tentare di contestare i fondamenti della misura cautelare applicata all’indagato è, secondo la giurisprudenza consolidata, una strada processualmente non percorribile e destinata all’insuccesso.

Cosa può contestare un terzo a cui viene sequestrato un bene in un procedimento penale contro un’altra persona?
Il terzo può contestare unicamente la sua effettiva titolarità o disponibilità del bene e dimostrare di non aver contribuito in alcun modo al reato attribuito all’indagato. Non può, invece, contestare i presupposti generali della misura cautelare, come la sussistenza di gravi indizi di reato o l’urgenza del sequestro.

Essere il proprietario formale di un immobile è sufficiente per evitarne il sequestro?
No. Se emergono gravi indizi che l’intestazione sia fittizia, cioè che il bene sia solo formalmente intestato al terzo ma nella reale disponibilità dell’indagato, il giudice può disporre il sequestro. La titolarità formale non è di per sé sufficiente se altri elementi (come la mancanza di redditi del terzo o l’uso del bene da parte dell’indagato) suggeriscono un’operazione di schermatura.

Il terzo proprietario può lamentare la mancanza di motivazione sul ‘periculum in mora’ nel provvedimento di sequestro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il terzo non è legittimato a sollevare questa specifica censura. La valutazione del ‘periculum in mora’ (il rischio che il bene venga disperso) riguarda il rapporto tra l’accusa e l’indagato e non rientra tra le questioni che il terzo, estraneo al reato, può validamente sollevare per ottenere la restituzione del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati