LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro a terzi: onere della prova sulla Procura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore europeo contro l’annullamento di un sequestro a terzi. La sentenza ribadisce che spetta all’accusa dimostrare l’effettiva disponibilità dei beni in capo all’indagato, e non al terzo intestatario provare la propria titolarità. La semplice incapacità patrimoniale del terzo non costituisce prova sufficiente per giustificare un sequestro preventivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro a terzi: la Procura deve provare il controllo effettivo, non il terzo la sua proprietà

Una recente sentenza della Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale in materia di sequestro a terzi: l’onere di dimostrare che i beni, pur intestati a un’altra persona, sono nella reale disponibilità dell’indagato spetta esclusivamente alla Procura. Questa decisione rafforza le garanzie difensive del terzo estraneo al procedimento, il cui patrimonio non può essere aggredito sulla base di mere supposizioni.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un’indagine per reati tributari e autoriciclaggio a carico di un imprenditore. Il Giudice per le indagini preliminari emetteva un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, dei profitti illeciti. In fase esecutiva, il Pubblico ministero disponeva il sequestro di beni immobili, motoveicoli, quote societarie e rapporti bancari formalmente intestati alla figlia dell’indagato. La tesi dell’accusa era che tali beni fossero, in realtà, nella piena ed effettiva disponibilità del padre.

La figlia, ritenendosi legittima proprietaria, presentava istanza di riesame al Tribunale, che accoglieva la sua richiesta e ordinava la restituzione di tutti i beni. Il Tribunale osservava che il sequestro era stato eseguito sulla base di nuove risultanze investigative emerse a indagini concluse, senza un preventivo vaglio giurisdizionale, configurandosi come un “sequestro del tutto nuovo”. Inoltre, la semplice documentata incapacità patrimoniale dei familiari non era considerata prova sufficiente per affermare la disponibilità dei beni in capo all’indagato.

Contro questa ordinanza, il Procuratore europeo proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avrebbe dovuto dichiarare inammissibile la richiesta di riesame e che la difesa non aveva fornito elementi per dimostrare l’effettiva titolarità dei beni.

La decisione della Cassazione e il principio dell’onere della prova nel sequestro a terzi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile, confermando integralmente la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito diversi aspetti cruciali in materia di sequestro a terzi.

In primo luogo, il diritto di difesa del terzo intestatario del bene è inviolabile. Anche se i beni specifici vengono individuati solo in fase esecutiva, il terzo ha pieno diritto di contestare il provvedimento attraverso il riesame. Questo strumento rappresenta l’unico mezzo per rivendicare l’esclusiva titolarità e disponibilità del bene.

Le motivazioni

Il punto centrale della motivazione della Corte riguarda l’onere della prova. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, non spetta al terzo intestatario dimostrare la legittimità della sua proprietà. È il Pubblico ministero che ha l’obbligo di provare, con elementi concreti, che i beni sequestrati, sebbene formalmente di altri, sono nella sfera di controllo e disponibilità dell’indagato.

La Corte ha specificato che la sola dimostrazione della mancanza di risorse finanziarie del terzo per acquisire i beni non è sufficiente a fondare la prova dell’intestazione fittizia. È necessaria una prova positiva e concreta della riferibilità dei beni all’indagato.

Infine, la Cassazione ha respinto l’argomentazione del Procuratore secondo cui la difesa non avrebbe contestato l’intestazione fittizia. Al contrario, nell’istanza di riesame era stato specificamente rivendicata la proprietà e la disponibilità esclusiva dei beni da parte della figlia, con precise argomentazioni. Il Tribunale, valutando queste difese, aveva correttamente concluso che l’intestazione fittizia non era stata “compiutamente ricostruita” dall’accusa.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza per la tutela dei diritti dei terzi coinvolti in procedimenti penali. Stabilisce chiaramente che le misure cautelari reali non possono basarsi su presunzioni o sulla semplice assenza di prove da parte del terzo. L’accusa deve svolgere un’indagine approfondita e fornire elementi solidi per dimostrare il controllo effettivo dell’indagato sui beni formalmente intestati ad altri. In assenza di tale prova rigorosa, il diritto di proprietà del terzo prevale e il sequestro deve essere annullato.

Chi ha l’onere della prova quando vengono sequestrati beni intestati a un terzo?
L’onere di provare che i beni sono nell’effettiva disponibilità dell’indagato spetta esclusivamente al Pubblico ministero. Non è il terzo a dover dimostrare la legittima provenienza o la sua titolarità.

La sola mancanza di capacità economica del terzo è sufficiente per giustificare un sequestro a suo nome?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la dimostrazione dell’incapacità patrimoniale del terzo intestatario non costituisce, da sola, prova sufficiente a dimostrare la disponibilità del bene in capo all’indagato.

Un terzo può contestare il sequestro dei suoi beni se questi sono stati individuati solo in fase di esecuzione?
Sì, il terzo ha sempre il diritto di impugnare il provvedimento tramite il riesame per rivendicare la propria esclusiva titolarità. Questo diritto alla difesa non può essere limitato dal fatto che i beni specifici siano stati identificati dopo l’emissione del decreto di sequestro originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati