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Sentenza predibattimentale: annullata per nullità

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza predibattimentale emessa da una Corte d’Appello, che aveva dichiarato un reato estinto per prescrizione senza un regolare dibattimento. La Suprema Corte ha stabilito che tale procedura viola il principio del contraddittorio, configurando una nullità assoluta. Inoltre, è stato rilevato un errore nel calcolo dei termini di prescrizione, non avendo considerato le specifiche norme di sospensione applicabili. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata e gli atti trasmessi a un’altra Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sentenza Predibattimentale d’Appello: Annullamento per Violazione del Contraddittorio

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del processo penale: l’impossibilità di emettere una sentenza predibattimentale nel giudizio di appello. Tale decisione, che annulla una pronuncia di proscioglimento per prescrizione emessa de plano (senza udienza), sottolinea l’inviolabilità del diritto al contraddittorio, anche quando sembri evidente una causa di estinzione del reato. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di appello di Ancona. In fase predibattimentale, la Corte aveva riformato una pronuncia di primo grado, dichiarando di non doversi procedere nei confronti di un imputato per l’estinzione del reato (art. 186-bis del Codice della Strada) a causa dell’intervenuta prescrizione. Questa decisione è stata presa senza la celebrazione di un’udienza e, quindi, senza permettere alle parti, in particolare alla pubblica accusa, di discutere la questione.

Il Ricorso in Cassazione del Procuratore Generale

Contro questa sentenza predibattimentale, il Procuratore Generale presso la Corte d’appello ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali:

1. Violazione della legge processuale: Il ricorrente ha sostenuto che la Corte d’appello avesse agito in violazione del principio del contraddittorio. La normativa del giudizio di appello (artt. 598, 599 e 601 c.p.p.) non prevede la possibilità di emettere sentenze de plano analogamente a quanto consentito in udienza preliminare dall’art. 469 c.p.p. Tale violazione, secondo il Procuratore, determina una nullità assoluta e insanabile.
2. Violazione della legge sostanziale: Il secondo motivo riguardava un’errata applicazione della normativa sulla prescrizione. La Corte d’appello non avrebbe considerato le specifiche cause di sospensione introdotte dalla legge n. 103 del 2017, applicabili ai reati commessi in un determinato arco temporale (tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019), periodo in cui rientrava il fatto contestato. Se calcolata correttamente, la prescrizione non sarebbe ancora maturata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato sotto entrambi i profili, accogliendolo e annullando la sentenza impugnata.

Sul piano processuale, i giudici di legittimità hanno ribadito l’orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite, secondo cui nel giudizio di appello non è ammessa una pronuncia predibattimentale di proscioglimento. Il contraddittorio tra le parti è un valore di rango costituzionale (art. 111 Cost.) e rappresenta un presupposto indefettibile di ogni decisione giurisdizionale. Emettere una sentenza de plano, specialmente se riforma una condanna di primo grado, costituisce una violazione che dà luogo a nullità assoluta e insanabile (artt. 178 e 179 c.p.p.).

Anche sul piano sostanziale, la Corte ha dato ragione al ricorrente. Ha evidenziato che l’interesse del pubblico ministero a ricorrere sussiste anche contro una sentenza di proscioglimento quando si lamenta un’errata applicazione della legge, come nel caso del calcolo della prescrizione. La Cassazione ha confermato che per i reati commessi nel periodo indicato, è obbligatorio applicare la disciplina introdotta dalla legge n. 103/2017, incluse le relative cause di sospensione, che la Corte d’appello aveva erroneamente ignorato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata. Tuttavia, invece di rinviare gli atti alla stessa Corte d’appello, ha disposto la trasmissione alla Corte d’appello di Perugia per la celebrazione del giudizio. Questa decisione riafferma con forza due principi fondamentali: primo, il giudizio d’appello deve sempre svolgersi nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti; secondo, l’applicazione corretta delle norme sostanziali, come quelle sulla prescrizione, è un requisito essenziale per la validità di qualsiasi decisione. La sentenza costituisce un importante monito sull’impossibilità di scorciatoie processuali che sacrifichino le garanzie fondamentali delle parti.

È possibile per una Corte d’appello emettere una sentenza predibattimentale di proscioglimento?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, il giudizio d’appello non consente l’emissione di sentenze predibattimentali di proscioglimento ai sensi dell’art. 469 c.p.p., in quanto la sua disciplina non prevede un rinvio a tale norma e richiede sempre la piena attuazione del contraddittorio tra le parti prima di una decisione terminativa.

Qual è la conseguenza di una sentenza d’appello emessa senza ascoltare le parti (de plano)?
Una sentenza di questo tipo è affetta da nullità assoluta e insanabile, ai sensi degli artt. 178 e 179 del codice di procedura penale. Ciò avviene perché viene violato il principio del contraddittorio, che ha rango costituzionale ed è considerato un presupposto essenziale di ogni pronuncia giurisdizionale.

Come si calcola la prescrizione per i reati commessi tra il 3 agosto 2017 e il 31 dicembre 2019?
Per i reati commessi in questo specifico arco temporale, è obbligatorio applicare la disciplina sulla prescrizione prevista dalla legge 23 giugno 2017, n. 103. Questa legge ha introdotto specifiche cause di sospensione del termine che devono essere obbligatoriamente considerate nel calcolo per determinare il momento esatto di estinzione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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