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Semilibertà: ok anche con intervista non autorizzata

La Corte di Cassazione ha confermato la concessione della semilibertà a un uomo condannato per omicidio. Il ricorso del Procuratore generale, basato su un’intervista non autorizzata rilasciata dal detenuto, è stato respinto. La Corte ha stabilito che la valutazione per la semilibertà deve essere complessiva, considerando l’intero percorso rieducativo del condannato, e non può essere inficiata da un singolo episodio negativo se il progresso generale è positivo e consolidato.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Semilibertà Concessa: L’Intervista TV non Blocca il Percorso Rieducativo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso delicato riguardante la concessione della semilibertà, una misura fondamentale per il graduale reinserimento sociale dei detenuti. La Corte ha stabilito che un’infrazione, come un’intervista non autorizzata, non è sufficiente a compromettere un percorso rieducativo consolidato nel tempo, confermando la decisione del Tribunale di sorveglianza.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato per l’omicidio della sua fidanzata, che dopo anni di detenzione aveva mostrato significativi progressi nel suo percorso di trattamento. A partire dal 2015, il detenuto aveva mantenuto un comportamento corretto, si era impegnato in un’attività lavorativa all’interno del carcere e aveva iniziato a risarcire, seppur in forma rateizzata, le parti civili. Questo percorso positivo lo aveva portato a essere ammesso al lavoro esterno nel 2023 e a usufruire di permessi premio nel 2024.

Sulla base di questi progressi, il Tribunale di sorveglianza di Milano aveva concesso la semilibertà per favorire il suo reinserimento lavorativo. Tuttavia, il Procuratore generale presso la Corte di appello ha impugnato questa decisione. Il motivo del ricorso era un’intervista che il condannato aveva rilasciato a un noto programma televisivo durante un permesso premio, senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione. Secondo il ricorrente, questo episodio dimostrava una personalità ancora problematica e un’inadeguata valutazione del rischio da parte del Tribunale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Semilibertà

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore generale, confermando l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza. La decisione si fonda su un principio cardine dell’ordinamento penitenziario: la valutazione per l’ammissione a misure alternative deve essere globale e prognostica, non basata su un singolo episodio isolato.

I giudici supremi hanno ritenuto che il Tribunale di sorveglianza avesse agito correttamente, conducendo un’analisi scrupolosa e approfondita dell’intero percorso trattamentale del detenuto. L’evoluzione favorevole della personalità, i progressi costanti e la validazione da parte di tutti gli operatori penitenziari sono stati considerati elementi prevalenti.

Le Motivazioni: Una Visione d’Insieme del Percorso del Detenuto

La Corte ha spiegato che il giudizio per la concessione della semilibertà deve basarsi sui risultati del trattamento individualizzato e sull’esame scientifico della personalità. Questo significa guardare al quadro completo e non fermarsi a un singolo errore.

Nel caso specifico, il Tribunale di sorveglianza aveva specificamente considerato l’episodio dell’intervista. Dopo averne ricostruito toni e contenuto, aveva concluso che, pur costituendo una violazione delle prescrizioni, non era un fattore tale da inficiare il proficuo percorso rieducativo pluriennale. La decisione del Tribunale è stata ritenuta immune da vizi logici e ben motivata.

La Cassazione ha sottolineato che, sebbene persistessero alcune criticità nella personalità del condannato (come la tendenza all’autoprotezione), queste non erano di gravità tale da precludere l’ammissione a una misura come la semilibertà, che per sua natura è contenitiva e graduale. La decisione del Tribunale era, quindi, saldamente ancorata ai principi di legge e basata su una motivazione completa e non apparente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio cruciale: la valutazione del percorso di un detenuto deve essere olistica. Un singolo passo falso non può cancellare anni di progressi. Le decisioni in materia di misure alternative devono fondarsi su una prognosi complessiva, che tenga conto di tutti gli elementi a disposizione, sia positivi che negativi.

L’approccio della Cassazione valorizza l’autonomia e la responsabilità del Tribunale di sorveglianza, che ha il compito di effettuare un’analisi approfondita e individualizzata. La finalità rieducativa della pena, sancita dalla Costituzione, trova così concreta attuazione, favorendo percorsi di graduale reinserimento nella società per coloro che dimostrano un’evoluzione positiva e concreta.

Un’infrazione disciplinare, come un’intervista non autorizzata, impedisce automaticamente la concessione della semilibertà?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un singolo episodio negativo, sebbene rilevante, non impedisce automaticamente la concessione della semilibertà se il percorso rieducativo complessivo del detenuto è positivo e consolidato. La valutazione deve essere globale e non focalizzarsi su un unico evento.

Quali sono i criteri principali per concedere la semilibertà?
La concessione della semilibertà si basa su una prognosi favorevole riguardo al graduale reinserimento sociale del condannato. I giudici devono valutare i progressi compiuti durante il trattamento penitenziario, basandosi sull’osservazione scientifica della personalità e sull’evoluzione del percorso rieducativo nel suo complesso.

Il giudice di sorveglianza è vincolato alle relazioni degli operatori penitenziari?
No, il giudice non è strettamente vincolato alle valutazioni contenute nelle relazioni. Tuttavia, ha l’onere di considerare attentamente tutte le informazioni fornite sulla personalità del detenuto e sull’andamento del suo percorso, motivando la propria decisione in modo logico ed esauriente, specialmente se intende discostarsene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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