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Semilibertà: annullata la decisione del tribunale

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che negava la semilibertà a un detenuto. La decisione è stata motivata dal fatto che il tribunale aveva ignorato importanti progressi nel percorso rieducativo, come l’esito positivo dei permessi premio e una concreta offerta di lavoro. La Cassazione ha ritenuto la motivazione del diniego illogica e parziale, ordinando una nuova valutazione del caso.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Semilibertà: Quando il Diniego del Tribunale è Illegittimo

La semilibertà rappresenta uno strumento fondamentale nel percorso di reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione dipende da una valutazione attenta e completa da parte del Tribunale di Sorveglianza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: un diniego basato su una motivazione illogica, parziale e non aggiornata è illegittimo e deve essere annullato. Analizziamo il caso per comprendere meglio i criteri che guidano queste decisioni.

I Fatti del Caso

Un detenuto, con fine pena previsto per il 2029, presentava un’istanza per essere ammesso alla misura alternativa della semilibertà. A sostegno della sua richiesta, documentava una concreta disponibilità lavorativa, un percorso carcerario positivo e la fruizione regolare di permessi premio, tutti con esito favorevole. Anche l’ufficio di esecuzione penale esterna aveva espresso parere positivo sul progetto di reinserimento sociale.

Nonostante questi elementi, il Tribunale di Sorveglianza rigettava la richiesta. La motivazione del diniego si basava sulla necessità di un ulteriore periodo di osservazione, ritenendo che la sola fruizione dei permessi premio non fosse sufficiente a formulare un giudizio prognostico positivo definitivo. Il detenuto, tramite il suo difensore, ricorreva in Cassazione, denunciando la violazione di legge e il vizio di motivazione del provvedimento.

La Decisione della Corte sulla Semilibertà

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza e disponendo un nuovo giudizio. Secondo la Suprema Corte, il provvedimento impugnato era viziato da una motivazione illogica e basata su una lettura parziale e non aggiornata degli atti. Il Tribunale, infatti, aveva fondato il suo diniego senza considerare adeguatamente gli elementi positivi emersi durante l’osservazione del condannato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella critica al metodo valutativo del Tribunale. La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che, per la concessione di misure alternative come la semilibertà, la valutazione non può limitarsi alla gravità dei reati per cui è stata inflitta la condanna. È indispensabile un’analisi della condotta successiva e dei comportamenti attuali del detenuto. L’obiettivo è accertare la presenza di elementi positivi che supportino un giudizio prognostico favorevole circa il buon esito della misura e la prevenzione del rischio di recidiva.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva illogicamente ignorato una relazione di sintesi che, al contrario, concludeva per la concessione di una misura alternativa. Tale relazione evidenziava la regolarità del comportamento, l’ammissione di responsabilità, l’impegno nelle attività trattamentali e, soprattutto, il positivo percorso di reinserimento già avviato tramite i permessi premio. La documentata possibilità di lavoro, giudicata ‘fortemente significativa’ nella relazione, era stata anch’essa sminuita.

La Cassazione ha chiarito che, sebbene un tribunale possa legittimamente ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione, questa decisione deve essere supportata da una motivazione concreta e logica, non da una lettura parziale degli atti. Basare un diniego su una valutazione che contraddice le stesse evidenze raccolte (come la relazione di sintesi favorevole) rende il provvedimento viziato e, quindi, annullabile.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: ogni decisione sulla libertà personale, inclusa la concessione della semilibertà, deve fondarsi su un’analisi completa, aggiornata e logicamente coerente di tutti gli elementi a disposizione. Un percorso di reinserimento positivo, corroborato da fatti concreti come l’esito favorevole dei permessi e una reale opportunità lavorativa, non può essere liquidato con una motivazione apparente o contraddittoria. La Corte di Cassazione, annullando l’ordinanza, ha restituito il caso al Tribunale di Sorveglianza affinché proceda a un nuovo giudizio, sanando i vizi motivazionali e conducendo una valutazione di merito piena e corretta, nel rispetto dei diritti del condannato e della finalità rieducativa della pena.

Può il Tribunale di Sorveglianza negare la semilibertà basandosi solo sulla gravità del reato commesso in passato?
No. Secondo la giurisprudenza, pur partendo dalla natura dei reati, la valutazione deve necessariamente considerare la condotta successiva e i comportamenti attuali del condannato, cercando elementi positivi che indichino un buon esito della misura e un basso rischio di recidiva.

Quale valore hanno i permessi premio e un’offerta di lavoro nella richiesta di semilibertà?
Sono elementi di grande importanza. I permessi premio consentono di saggiare l’affidabilità del condannato e il suo percorso di reinserimento sociale. Un’offerta di lavoro documentata è considerata un fattore fortemente significativo che supporta un giudizio positivo sulle prospettive di reinserimento.

Cosa succede se la motivazione del Tribunale che nega la semilibertà è considerata illogica o parziale?
Se la motivazione è illogica, contraddittoria o basata su una lettura parziale degli atti (ad esempio, ignorando relazioni favorevoli), il provvedimento può essere annullato dalla Corte di Cassazione. Il caso viene quindi rinviato allo stesso Tribunale di Sorveglianza, che dovrà effettuare una nuova valutazione sanando i vizi riscontrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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