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Seconda sospensione pena: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è ammissibile una seconda sospensione pena per l’esecuzione domiciliare, ai sensi della L. 199/2010, quando il condannato ha già usufruito di una prima sospensione (ex art. 656 c.p.p.) e la sua richiesta di misure alternative è stata respinta nel merito. Tale rigetto crea una preclusione processuale che impedisce di riattivare il procedimento per la medesima condanna.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Seconda Sospensione Pena: La Cassazione Fissa i Paletti

Con la sentenza n. 36912 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante la seconda sospensione pena. Il caso esaminato offre lo spunto per chiarire in quali circostanze un condannato, dopo aver già beneficiato di una sospensione dell’ordine di esecuzione e aver ricevuto un diniego sulle misure alternative, possa o meno richiedere una nuova sospensione per l’esecuzione della pena presso il domicilio. La Corte ha stabilito un principio rigoroso: una volta che il procedimento si è concluso con una decisione di merito, si determina una preclusione che rende inammissibile una successiva istanza.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna condannata in via definitiva dal Tribunale di Pordenone. A seguito dell’ordine di esecuzione della pena, quest’ultimo veniva sospeso ai sensi dell’art. 656, comma 5, del codice di procedura penale, per consentirle di richiedere misure alternative alla detenzione. La condannata presentava istanza di affidamento in prova e detenzione domiciliare, ma il Tribunale di Sorveglianza di Trieste respingeva le sue richieste.

Successivamente, la donna presentava una nuova richiesta, questa volta ai sensi della Legge n. 199/2010, per la sospensione dell’esecuzione e l’applicazione della detenzione domiciliare. Il Magistrato di Sorveglianza di Brescia dichiarava tale richiesta inammissibile, proprio perché era già intervenuta una decisione negativa nel merito da parte del Tribunale di Sorveglianza. Contro questa decisione, la condannata proponeva ricorso in Cassazione.

La Seconda Sospensione Pena e la Preclusione Processuale

Il nucleo del ricorso si basava su due motivi principali: la violazione del diritto di difesa, sostenendo di non aver potuto partecipare all’udienza precedente, e il vizio di motivazione per non aver considerato la sua mutata situazione personale (madre di quattro figli). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha trattato congiuntamente i motivi, ritenendoli infondati e concentrandosi sulla questione centrale della preclusione processuale.

La Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato: il sistema normativo non permette una regressione del procedimento a una fase già conclusa. Quando l’ordine di esecuzione viene sospeso una prima volta e il condannato si attiva presentando una richiesta di misura alternativa, l’esito di quel procedimento, sia esso di accoglimento o di rigetto, definisce la questione. La pronuncia di rigetto del Tribunale di Sorveglianza diventa esecutiva e determina la revoca della sospensione, chiudendo definitivamente quella fase processuale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha spiegato che la possibilità di una seconda sospensione dell’esecuzione è un’ipotesi eccezionale, prevista dalla giurisprudenza per coordinare l’art. 656 c.p.p. con la L. 199/2010. Tale possibilità, tuttavia, si applica solo quando il condannato, dopo la prima sospensione, è rimasto inerte, non presentando alcuna istanza. In tal caso, per consentirgli di accedere all’esecuzione domiciliare per pene brevi, è ammessa un’ulteriore sospensione.

Il caso di specie è nettamente diverso. La ricorrente non era rimasta inerte; al contrario, aveva attivato il procedimento davanti al Tribunale di Sorveglianza, che si era pronunciato nel merito rigettando la sua domanda per assenza dei presupposti. Questo rigetto ha consumato la possibilità di richiedere ulteriori sospensioni per la medesima pena. La Corte ha sottolineato che ammettere una seconda sospensione pena in queste circostanze significherebbe rimettere in discussione una decisione già esecutiva, creando un’inaccettabile regressione del procedimento.

Inoltre, la valutazione sulla pericolosità sociale, già compiuta dal Tribunale di Sorveglianza nel negare le misure alternative, sarebbe in gran parte assorbita da quella che il Magistrato di Sorveglianza dovrebbe compiere per la detenzione domiciliare ex L. 199/2010. Ciò conferma l’esistenza di una preclusione che impedisce di rivisitare la medesima questione.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio fondamentale della procedura penale: il ne bis in idem processuale. Una volta che il condannato ha esercitato il suo diritto di richiedere misure alternative a seguito della sospensione dell’ordine di carcerazione e ha ottenuto una pronuncia di merito, quella via è preclusa. Non è possibile, per la stessa condanna, attivare un nuovo procedimento di sospensione, anche se basato su una normativa diversa (L. 199/2010) o su mutate condizioni personali. La decisione del Tribunale di Sorveglianza, una volta divenuta esecutiva, segna un punto di non ritorno, e l’esecuzione della pena deve proseguire. Per il condannato, il rigetto del ricorso ha comportato anche la condanna al pagamento delle spese processuali.

È possibile chiedere una seconda sospensione della pena dopo che la prima richiesta di misure alternative è stata respinta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se il condannato ha già usufruito della sospensione ex art. 656 c.p.p. e la sua richiesta di misure alternative è stata rigettata nel merito dal Tribunale di Sorveglianza, si crea una preclusione processuale. Questo impedisce di richiedere una nuova sospensione per la stessa condanna, anche ai sensi della L. 199/2010.

In quali casi è ammessa una seconda sospensione dell’esecuzione della pena?
La giurisprudenza ammette una seconda sospensione solo nell’ipotesi in cui il condannato, dopo aver ricevuto il primo ordine di esecuzione sospeso, sia rimasto inerte e non abbia presentato alcuna istanza per misure alternative. In questo specifico scenario, è possibile una successiva sospensione per consentirgli di chiedere l’esecuzione della pena presso il domicilio ai sensi della L. 199/2010.

Un cambiamento della situazione personale del condannato, come diventare genitore, può superare la preclusione e giustificare una nuova sospensione?
No, sulla base di questa sentenza, la mutata situazione personale (nel caso di specie, essere madre di quattro figli) non è stata ritenuta sufficiente a superare la preclusione processuale derivante dalla precedente decisione di rigetto. Una volta che la fase processuale si è conclusa con una decisione di merito, questa non può essere rimessa in discussione con una nuova istanza di sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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