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Scommesse abusive: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro una condanna per scommesse abusive. I gestori di un centro scommesse sono stati ritenuti responsabili della raccolta illecita di puntate per conto di un bookmaker estero. La Corte ha respinto le tesi difensive basate sulla presunta estraneità ai fatti del titolare e sull’avvenuta prescrizione del reato, sottolineando la natura organizzata dell’attività e la corretta applicazione dei periodi di sospensione della prescrizione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scommesse Abusive: La Cassazione Conferma la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2594/2025, si è pronunciata su un caso di scommesse abusive, dichiarando inammissibili i ricorsi di due imputati e rendendo così definitiva la loro condanna. La decisione offre importanti spunti sulla responsabilità penale del gestore di un centro scommesse e sul corretto calcolo della prescrizione del reato, anche in presenza di sospensioni.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello. Due soggetti, il titolare di un centro scommesse e un suo collaboratore, sono stati ritenuti colpevoli del reato previsto dall’art. 4, comma 4-bis, della legge n. 401/1989, per aver organizzato e raccolto abusivamente scommesse su eventi sportivi per conto di un bookmaker estero, privo della necessaria autorizzazione statale.

La pena inflitta, tenuto conto delle attenuanti generiche, era di quattro mesi di reclusione per ciascuno. Contro la sentenza di secondo grado, entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso e le Tesi Difensive

I ricorsi presentati alla Suprema Corte si fondavano su due principali linee argomentative.

La Posizione del Titolare del Centro Scommesse

Il difensore del titolare del centro ha contestato la sua responsabilità penale. La tesi difensiva sosteneva che, nonostante egli fosse il titolare dell’attività, le condotte illecite erano state poste in essere da terzi, poiché l’imputato era assente al momento del controllo delle forze dell’ordine. Si evidenziava inoltre che più persone avevano accesso ai sistemi informatici e che la paternità delle ricevute e degli appunti contabili non era stata accertata. In sintesi, si cercava di scardinare il nesso tra la titolarità dell’esercizio e la responsabilità per le scommesse abusive contestate.

La Questione della Prescrizione

L’altro imputato, invece, ha basato il suo ricorso su un unico motivo: la violazione dell’art. 157 del codice penale per l’avvenuta prescrizione del reato. Secondo la sua ricostruzione, il termine massimo di prescrizione di sette anni e sei mesi, calcolato dalla data del fatto (13 dicembre 2014), sarebbe scaduto il 13 giugno 2022, data antecedente alla pronuncia della sentenza d’appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli infondati e in parte volti a una non consentita rivalutazione dei fatti già accertati nei gradi di merito.

Inconsistente la Difesa sulla Responsabilità del Gestore

Riguardo alla posizione del titolare, la Corte ha giudicato la motivazione delle sentenze di merito pienamente logica e coerente. I giudici hanno sottolineato come dall’istruttoria fossero emersi dati inequivocabili sulla piena consapevolezza dell’imputato: il locale era tappezzato di cartelloni pubblicitari del bookmaker estero, diversi computer erano collegati alla sua piattaforma e, soprattutto, l’imputato stesso aveva confessato di essere il gestore di fatto, ammettendo che il coimputato era solo un sostituto temporaneo alla cassa. La tesi difensiva secondo cui quest’ultimo fosse un semplice cliente è stata definita “inverosimile”, dato che aveva accesso alla cassa e operava sulla contabilità illecita.

Esclusa la Particolare Tenuità del Fatto

La Cassazione ha anche ritenuto generica la doglianza relativa alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte di Appello aveva correttamente escluso tale beneficio in ragione della presenza di una vera e propria organizzazione, strutturata con più computer, una vasta platea di clienti, una contabilità parallela e la collaborazione di più persone.

Il Calcolo Corretto della Prescrizione

Infine, è stato giudicato “manifestamente infondato” il motivo sulla prescrizione. I giudici hanno spiegato che la difesa aveva omesso di considerare un dato cruciale: i periodi di sospensione della prescrizione. Sebbene il termine ordinario scadesse effettivamente il 13 giugno 2022, a tale periodo dovevano essere aggiunti ben 885 giorni di sospensione risultanti dai verbali di udienza. Questo spostava la data finale di prescrizione al 14 novembre 2024, rendendo il ricorso palesemente infondato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di scommesse abusive. In primo luogo, il titolare di un’attività non può facilmente esimersi dalla responsabilità penale adducendo la propria assenza fisica, quando plurimi elementi probatori ne dimostrano il pieno coinvolgimento e la consapevolezza. In secondo luogo, la decisione evidenzia l’importanza cruciale di un corretto calcolo dei termini di prescrizione, che deve sempre tenere conto di eventuali periodi di sospensione, spesso legati a rinvii di udienza. La declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende confermano la severità con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi palesemente infondati, specialmente quando basati su omissioni evidenti nel calcolo dei termini processuali.

Il titolare di un centro scommesse può evitare la responsabilità per scommesse abusive sostenendo di essere assente al momento del controllo?
No. Secondo la Corte, la responsabilità non può essere esclusa se prove schiaccianti (come la pubblicità del bookmaker estero, la confessione di essere gestore di fatto e il rinvenimento di contabilità illecita) dimostrano la sua piena consapevolezza e coinvolgimento nell’attività illecita, anche se non era fisicamente presente durante l’accertamento.

Perché il reato non è stato dichiarato prescritto nonostante fossero passati più di sette anni e mezzo?
Il reato non si è prescritto perché nel calcolo del tempo necessario la difesa non aveva considerato i periodi di sospensione. La Corte ha chiarito che ai sette anni e sei mesi del termine massimo di prescrizione dovevano essere aggiunti 885 giorni di sospensione, posticipando la data di estinzione del reato a una data successiva a quella della sentenza di appello.

Quando può essere esclusa la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ in casi di scommesse abusive?
Può essere esclusa quando l’attività illecita non è occasionale ma presenta i caratteri di un’organizzazione strutturata. Nel caso specifico, la presenza di più computer, una vasta platea di clienti, una contabilità illecita e la collaborazione di più soggetti sono stati considerati elementi ostativi al riconoscimento della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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