LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Scioglimento del cumulo: nuova chance per i recidivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35827/2024, ha stabilito che, in caso di pena cumulata, il divieto di accesso a misure alternative per recidiva reiterata non opera se la pena per il reato ostativo è già stata scontata. È obbligatorio per il giudice procedere allo scioglimento del cumulo prima di decidere sull’ammissibilità della richiesta, annullando la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva negato il beneficio senza questa verifica preliminare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scioglimento del Cumulo: La Cassazione Apre ai Benefici per i Recidivi

L’esecuzione di una pena detentiva, soprattutto quando deriva da più sentenze di condanna, pone complesse questioni giuridiche. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per garantire l’accesso ai benefici penitenziari: il cosiddetto scioglimento del cumulo. Questa operazione giuridica si rivela cruciale quando un condannato, che sconta una pena unificata per più reati, si vede negare una misura alternativa a causa di una preclusione legata solo a uno di quei reati. Analizziamo come la Suprema Corte ha affrontato il tema.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un detenuto che sta scontando una pena complessiva di 14 anni, 6 mesi e 25 giorni di reclusione, risultante dall’unificazione di diverse condanne. Tra queste, una sentenza per rapina applicava l’aggravante della recidiva reiterata, prevista dall’art. 99, comma 4, del codice penale. Il detenuto, avendo mostrato progressi nel percorso trattamentale, ha richiesto l’affidamento in prova al servizio sociale.

Il Tribunale di Sorveglianza ha dichiarato la richiesta inammissibile. La ragione? La presenza di quella condanna con recidiva reiterata, che fa scattare la preclusione assoluta all’accesso a determinati benefici, come stabilito dall’art. 58 quater, comma 7 bis, dell’ordinamento penitenziario.

La Difesa e il Principio dello Scioglimento del Cumulo

La difesa del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di legge. L’argomento centrale era che la preclusione applicata dal Tribunale potesse essere superata attraverso lo scioglimento del cumulo delle pene. Secondo questa tesi, è necessario separare idealmente le diverse pene che compongono il totale da scontare. In questo modo, sarebbe possibile verificare se la porzione di pena relativa al reato ostativo (la rapina con recidiva) sia già stata interamente espiata. Se così fosse, il detenuto starebbe scontando la pena per altri reati non ostativi, e la preclusione non avrebbe più ragione di esistere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato, basato sulla necessità di non penalizzare un condannato per la circostanza, del tutto casuale, che le sue pene siano state unificate in un unico cumulo anziché essere eseguite separatamente.

Il principio cardine è che l’unificazione delle pene (il cosiddetto cumulo materiale) è una regola pratica di esecuzione, ma non può creare uno “status” detentivo deteriore. Quando la legge lega una preclusione non allo status generale della persona, ma a una specifica condanna, è dovere del giudice “guardare dentro” il cumulo.

La Corte ha chiarito che il divieto di cui all’art. 58 quater ord. pen. non deriva dalla condizione generica di “soggetto già dichiarato recidivo”, ma dal fatto di essere in esecuzione di una pena inflitta per un reato specifico aggravato da quella forma di recidiva. Di conseguenza, è logicamente e giuridicamente necessario verificare se quella specifica pena sia ancora in corso di espiazione. Per fare ciò, il giudice deve operare la scissione o scioglimento del cumulo.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: prima di dichiarare l’inammissibilità di una richiesta di misura alternativa a causa di una preclusione legata a un reato specifico compreso in un cumulo di pene, il Tribunale di Sorveglianza deve verificare, tramite lo scioglimento del cumulo, se la pena per quel reato ostativo sia già stata espiata.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche. Annullando la decisione del Tribunale di Sorveglianza e rinviando per un nuovo esame, la Cassazione garantisce che la valutazione sull’accesso ai benefici sia più equa e aderente alla finalità rieducativa della pena, sancita dall’articolo 27 della Costituzione. Si impedisce che un’operazione puramente tecnica come il cumulo delle pene si trasformi in un ostacolo insormontabile, valorizzando invece il percorso individuale del condannato e la natura specifica delle pene che sta effettivamente scontando in un dato momento.

Quando un condannato sta scontando una pena cumulata per più reati, è possibile ottenere benefici anche se uno dei reati lo impedirebbe?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che si deve procedere allo “scioglimento del cumulo”, un’operazione che permette di verificare se la parte di pena relativa al reato che impedisce il beneficio (reato ostativo) sia già stata scontata. Se è così, la preclusione non opera più.

La recidiva reiterata impedisce sempre l’accesso a misure alternative come l’affidamento in prova?
Non sempre. Il divieto previsto dall’art. 58 quater, comma 7 bis, ord. pen. si applica solo se il condannato sta effettivamente scontando la pena per il reato specifico per cui è stata applicata la recidiva reiterata. Se, tramite lo scioglimento del cumulo, si accerta che quella pena è già stata espiata, il divieto non è più operativo.

Cosa deve fare il Tribunale di Sorveglianza prima di dichiarare inammissibile una richiesta di misura alternativa in caso di pena cumulata?
Prima di dichiarare l’inammissibilità, il Tribunale di Sorveglianza ha il dovere di esaminare se, operando la scissione del cumulo delle pene, il richiedente possa ancora essere considerato in espiazione della pena specifica che causa la preclusione. Non può rigettare la richiesta basandosi unicamente sulla presenza di un titolo ostativo nel cumulo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati