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Scioglimento del cumulo e reati ostativi: la Sentenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2634/2024, ha rigettato il ricorso di un detenuto che chiedeva l’applicazione dell’indultino. Il caso verteva sullo scioglimento del cumulo di pene per reati comuni e ostativi. La Corte ha stabilito che, in caso di cumulo che superi i 30 anni e richieda l’applicazione del criterio moderatore dell’art. 78 c.p., lo scioglimento del cumulo per accedere ai benefici deve considerare la pena per il reato ostativo nella sua interezza originaria, non in una quota proporzionale. L’erroneo presupposto del ricorrente di aver già scontato la pena per i reati ostativi ha portato al rigetto del ricorso.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scioglimento del Cumulo e Reati Ostativi: La Cassazione Fa Chiarezza

La gestione delle pene detentive in presenza di reati di diversa natura rappresenta una delle questioni più complesse del diritto dell’esecuzione penale. Un punto cruciale è lo scioglimento del cumulo, specialmente quando un condannato sconta una pena unica per reati comuni e reati cosiddetti “ostativi”, che precludono l’accesso a molti benefici penitenziari. Con la sentenza n. 2634 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema, offrendo un’interpretazione rigorosa e consolidando un importante principio di diritto.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Indultino Respinta

Il caso ha origine dal ricorso di un detenuto, condannato a una pena complessiva di 30 anni di reclusione per una serie di gravissimi reati, tra cui associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), omicidi e detenzione di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso. Questa pena era il risultato di un “cumulo giuridico”, unificato e limitato al massimo di 30 anni grazie al “criterio moderatore” previsto dall’art. 78 del codice penale.

Il detenuto ha presentato un’istanza per ottenere il beneficio del cosiddetto “indultino” (previsto dalla L. n. 207/2003), sostenendo di aver già interamente scontato la porzione di pena relativa ai reati ostativi. A suo dire, attraverso un calcolo proporzionale, la parte di pena “ostativa” era stata espiata, rendendo la restante parte “libera” e suscettibile di beneficiare della misura clemenziale.

Tuttavia, sia il Magistrato che il Tribunale di Sorveglianza hanno respinto la sua richiesta. La loro motivazione si basava sul rifiuto di un mero calcolo algebrico, affermando che non fosse sufficiente attribuire a ritroso il periodo di detenzione sofferto alla pena per i reati ostativi. Di fronte a questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Principio dello Scioglimento del Cumulo secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per ribadire un principio di diritto già espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 30753 del 2022. Questo principio è fondamentale per comprendere come funziona lo scioglimento del cumulo in questi casi complessi.

Il punto centrale è il seguente: quando un provvedimento unifica pene concorrenti, superando la soglia massima di 30 anni e richiedendo l’applicazione del criterio moderatore dell’art. 78 c.p., e tra queste pene ve n’è una per un reato ostativo, lo scioglimento del cumulo non può basarsi su un calcolo proporzionale. Al contrario, per stabilire se la pena per il reato ostativo sia stata espiata, si deve fare riferimento alla sua “entità originaria”.

In altre parole, non si può “spalmare” la riduzione derivante dal criterio moderatore su tutte le pene. La pena per il reato ostativo deve essere considerata scontata solo quando il tempo di detenzione trascorso eguaglia la sua durata originale, come stabilita nella sentenza di condanna, prima dell’unificazione nel cumulo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore di fondo nel ragionamento del ricorrente. L’assunto da cui partiva, ovvero che la pena per i reati ostativi fosse già stata completamente espiata, era errato. Questo perché si basava su un calcolo proporzionale che la giurisprudenza consolidata non ammette.

La logica della Corte è quella di evitare una situazione paradossale in cui un condannato per reati ostativi e non ostativi, grazie al meccanismo del cumulo e di un calcolo proporzionale, possa trovarsi in una posizione di maggior favore rispetto a chi è condannato solo per reati ostativi. La pena per i delitti più gravi, quelli che la legge considera ostativi ai benefici, deve essere interamente scontata nella sua durata originale prima di poter considerare “libera” la parte residua della pena.

La Cassazione, condividendo e dando continuità al principio delle Sezioni Unite, ha quindi ritenuto infondato il motivo del ricorso, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di rigore nell’esecuzione penale. Lo scioglimento del cumulo non è un’operazione matematica neutra, ma un’attività interpretativa che deve tenere conto della natura dei reati inclusi nella pena complessiva. Per i condannati che espiano pene per reati ostativi all’interno di un cumulo superiore a 30 anni, l’accesso a benefici penitenziari o a misure di clemenza è subordinato all’effettiva e completa espiazione della pena originariamente inflitta per tali reati. Viene così preclusa ogni scorciatoia basata su calcoli algebrici proporzionali, garantendo che la risposta sanzionatoria per i crimini più gravi mantenga la sua effettività.

Quando un detenuto sconta pene per reati sia ostativi sia comuni, come si calcola la parte di pena già espiata per accedere a un beneficio come l’indultino?
La parte di pena relativa ai reati ostativi deve essere considerata completamente espiata prima di poter accedere ai benefici sulla pena residua. Non è ammesso un semplice calcolo proporzionale algebrico per determinare quando la pena ostativa sia stata scontata.

Perché il ricorso del detenuto è stato respinto?
Il ricorso è stato respinto perché si basava sull’erroneo presupposto che la pena per i reati ostativi fosse già stata completamente espiata. La Corte ha chiarito che tale calcolo era sbagliato, in quanto non teneva conto del principio stabilito dalle Sezioni Unite.

Quale principio hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione in materia di scioglimento del cumulo con pene superiori a 30 anni?
Le Sezioni Unite (sent. 30753/2022) hanno stabilito che, in presenza di un cumulo di pene che superi i 30 anni (richiedendo l’applicazione del criterio moderatore dell’art. 78 c.p.) e includa un reato ostativo, lo scioglimento del cumulo ai fini dei benefici deve essere effettuato considerando la pena relativa al reato ostativo nella sua entità originaria, non in una quota ridotta proporzionalmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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