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Scioglimento del cumulo e permessi premio: la regola

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto, chiarendo le regole sullo scioglimento del cumulo di pene. In presenza di un reato ostativo, il condannato può accedere ai permessi premio solo dopo aver scontato la frazione di pena richiesta dalla legge, calcolata sull’intera pena inflitta per tale reato, a partire dalla sua completa espiazione. La Corte ha inoltre chiarito che un mero errore materiale nell’indicazione dei giudici non invalida la sentenza.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scioglimento del Cumulo e Permessi: la Cassazione detta le regole

In tema di esecuzione penale, il calcolo del periodo di pena da scontare per accedere ai benefici penitenziari diventa complesso quando un detenuto sconta un scioglimento del cumulo di pene per reati di diversa natura. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, confermando un principio consolidato: in presenza di reati ostativi, la strada per i permessi premio è percorribile solo dopo aver superato uno specifico ostacolo temporale. Analizziamo la decisione per comprendere come funziona questo meccanismo.

I Fatti del Caso: un Permesso Premio Negato

Un detenuto, condannato a una pena complessiva di oltre otto anni di reclusione per reati tra cui quello ostativo previsto dall’art. 601 del codice penale, si vedeva negare la richiesta di un permesso premio. Il Magistrato di Sorveglianza prima, e il Tribunale di Sorveglianza poi, avevano ritenuto inammissibile l’istanza poiché non era ancora stato scontato il limite minimo di pena richiesto dalla legge.

L’Appello e la questione dello Scioglimento del Cumulo

Il condannato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due argomentazioni principali:
1. Errata applicazione della legge sul calcolo della pena: Secondo la difesa, il Tribunale non avrebbe dovuto considerare l’intera pena cumulata. Parte di essa, infatti, derivava da una condanna a tre anni per un reato non ostativo (guida senza patente) inflitta in un altro Stato. La difesa sosteneva la necessità di operare uno scioglimento del cumulo, separando le pene per i reati ostativi da quelle per i reati comuni, al fine di calcolare correttamente la soglia per l’accesso al beneficio.
2. Violazione del principio di immutabilità del giudice: La difesa lamentava una nullità assoluta del provvedimento, in quanto emesso da un collegio di giudici diverso da quello che aveva partecipato all’udienza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in entrambi i suoi punti. Le motivazioni offrono un’importante lezione sul funzionamento dell’esecuzione penale in presenza di pene concorrenti.

Il Principio Consolidato sullo Scioglimento del Cumulo

La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza costante: in presenza di un provvedimento di unificazione di pene concorrenti che include sia reati ostativi (art. 4-bis Ord. Pen.) sia reati non ostativi, è necessario procedere allo scioglimento del cumulo. Questo non significa, però, ignorare la pena per il reato ostativo.

Il principio è chiaro: il condannato deve prima espiare per intero la pena relativa al delitto ostativo. Solo dal momento in cui questa porzione di pena è completamente scontata, inizia a decorrere il periodo utile per il calcolo della frazione di pena (ad esempio, la metà) necessaria per accedere ai permessi premio sulla pena residua per i reati non ostativi.

Nel caso specifico, essendo presente un reato ostativo, il Tribunale di Sorveglianza aveva correttamente calcolato che il detenuto avrebbe potuto chiedere i permessi solo dopo aver scontato almeno metà della pena complessiva. L’argomento relativo alla pena straniera è stato inoltre giudicato irrilevante, sia perché il provvedimento di cumulo non era stato allegato al ricorso (rendendolo non autosufficiente), sia perché, anche sottraendo ipoteticamente tale pena, il requisito temporale non sarebbe stato comunque soddisfatto.

Il Rigetto del Motivo Procedurale

Anche la seconda doglianza è stata respinta. La Corte ha accertato che la discrepanza tra i giudici presenti in udienza e quelli indicati nell’intestazione della sentenza era dovuta a un semplice errore materiale, come chiarito da una comunicazione della cancelleria del Tribunale. I giudici che avevano deliberato erano gli stessi che avevano condotto l’udienza, escludendo quindi qualsiasi violazione del principio di immutabilità.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un caposaldo dell’esecuzione penale: la presenza di un reato ostativo in un cumulo di pene impone una rigida sequenza temporale per l’accesso ai benefici. Lo scioglimento del cumulo è un’operazione necessaria per l’analisi, ma non permette di ‘aggirare’ la pericolosità sociale presunta dal legislatore per i reati più gravi. Il condannato deve prima ‘pagare il conto’ con la giustizia per il reato ostativo; solo successivamente potrà iniziare il percorso trattamentale esterno per la parte residua della pena. Una decisione che bilancia le esigenze di risocializzazione con quelle di tutela della collettività.

Quando è necessario procedere allo scioglimento del cumulo di pene?
È necessario quando ci si trova a valutare l’ammissibilità di una domanda per un beneficio penitenziario (come i permessi premio) e il cumulo di pene in esecuzione comprende sia reati ostativi, che limitano l’accesso ai benefici, sia reati non ostativi.

Se un cumulo di pene contiene un reato ostativo, come si calcola il tempo per ottenere un permesso premio?
Il condannato deve prima scontare interamente la porzione di pena relativa al reato ostativo. Successivamente, per accedere al permesso premio, deve scontare la frazione di pena prevista dalla legge (es. metà) calcolata sulla pena residua per i reati non ostativi. Il dies a quo per questo calcolo decorre dal momento della completa espiazione della pena per il reato ostativo.

Un errore materiale nell’indicazione dei giudici nella sentenza la rende nulla?
No. Secondo la Corte, se viene dimostrato che si è trattato di un mero errore materiale di trascrizione e che i giudici che hanno emesso la decisione sono gli stessi che hanno partecipato all’udienza, non sussiste alcuna nullità per violazione del principio di immutabilità del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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