LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Scioglimento del cumulo: calcolo pena per i permessi

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto che chiedeva un permesso premio invocando lo scioglimento del cumulo. Sebbene la pena per il reato ostativo fosse stata espiata, la Corte ha precisato che il calcolo per i benefici relativi alla pena non ostativa decorre solo dalla fine della prima, rendendo infondata la richiesta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scioglimento del Cumulo e Permessi Premio: Quando Inizia il Calcolo?

La gestione dell’esecuzione penale in presenza di più condanne, specialmente quando una di queste riguarda un reato ostativo, solleva complesse questioni giuridiche. Il principio dello scioglimento del cumulo rappresenta uno strumento fondamentale per garantire che, una volta espiata la pena per il reato più grave, il detenuto possa accedere ai benefici previsti per i reati comuni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su come calcolare il tempo necessario per ottenere tali benefici.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un detenuto che stava scontando un cumulo di pene: una condanna a dieci anni per un reato ostativo (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti) e un’altra a quindici anni e sei mesi per un reato non ostativo (tentato omicidio). Il detenuto, ritenendo di aver già scontato interamente la pena per il reato ostativo, presentava istanza di permesso premio.

Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile. La decisione si basava sull’applicazione della nuova e più restrittiva disciplina dell’art. 4-bis dell’Ordinamento Penitenziario, che impone ai condannati per reati ostativi oneri probatori aggiuntivi (come la dimostrazione di aver adempiuto alle obbligazioni civili e l’assenza di collegamenti con la criminalità organizzata), che nel caso di specie non erano stati soddisfatti.

Il Ricorso in Cassazione basato sullo Scioglimento del Cumulo

Contro questa decisione, la difesa del detenuto ha proposto ricorso in Cassazione. L’argomentazione centrale si fondava sul principio dello scioglimento del cumulo. Secondo la difesa, una volta che la pena per il reato ostativo è stata completamente espiata (nel caso specifico, si indicava la data del 5 aprile 2022), l’esecuzione della pena dovrebbe proseguire solo per il reato comune. Di conseguenza, la richiesta di permesso premio avrebbe dovuto essere valutata secondo le regole ordinarie, senza le preclusioni e gli oneri aggravati previsti per i reati ostativi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5074 del 2024, ha rigettato il ricorso, pur confermando la validità teorica del principio dello scioglimento del cumulo. Il punto nodale della decisione risiede nella corretta individuazione del dies a quo, ovvero del giorno da cui far decorrere il calcolo del periodo minimo di pena espiata necessario per accedere al permesso premio.

I giudici hanno stabilito che, in presenza di pene concorrenti per reati ostativi e non, il dies a quo per il calcolo dei benefici relativi alla pena non ostativa non è la data di inizio della detenzione complessiva. Esso, invece, deve essere fissato nel momento in cui la pena per il reato ostativo risulta completamente espiata. Pertanto, nel caso concreto, il calcolo per la maturazione del diritto al permesso premio per la pena relativa al tentato omicidio doveva iniziare solo dal 5 aprile 2022. Sulla base di questo corretto criterio di calcolo, al momento della richiesta, il detenuto non aveva ancora scontato il periodo minimo di pena richiesto dall’art. 30-ter dell’Ordinamento Penitenziario.

Le Conclusioni

La sentenza chiarisce un aspetto operativo fondamentale nell’applicazione del principio dello scioglimento del cumulo. Se da un lato si riconosce la possibilità di ‘isolare’ la pena per il reato comune una volta scontata quella ostativa, dall’altro si stabilisce una chiara sequenzialità temporale. La pena per il reato ostativo deve essere considerata come la prima a essere eseguita. Solo al suo termine, inizia a decorrere il ‘contatore’ per la maturazione dei benefici relativi alla pena successiva. Questa precisazione, pur senza negare il principio, ne definisce i confini applicativi, con importanti conseguenze pratiche per i diritti dei detenuti in situazioni analoghe.

Quando un detenuto sconta pene per reati sia ostativi che non ostativi, si può ‘separare’ il calcolo per i benefici?
Sì, attraverso il principio dello scioglimento del cumulo, è possibile valutare la richiesta di benefici in relazione alla sola pena per il reato non ostativo, ma solo dopo che la pena per il reato ostativo è stata interamente espiata.

Da quale momento inizia il calcolo del tempo necessario per ottenere un permesso premio per la pena non ostativa?
Il calcolo del periodo minimo di pena espiata (dies a quo) non inizia dal primo giorno di carcerazione, ma dal giorno successivo a quello in cui la pena per il reato ostativo si considera conclusa.

La normativa più restrittiva sui reati ostativi (art. 4-bis) si applica a chi ha già finito di scontare la pena per quel tipo di reato?
No. Una volta che la pena per il reato ostativo è stata completamente espiata, l’esecuzione prosegue per il reato non ostativo e ad essa si applica la disciplina ordinaria, senza le restrizioni previste per i reati ostativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati