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Scindibilità del cumulo: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che sospendeva un ordine di esecuzione. Il caso riguardava una pena complessiva che includeva un reato ostativo. Sebbene il Giudice dell’Esecuzione avesse applicato il principio della scindibilità del cumulo, ritenendo espiata la pena per il reato ostativo, la Cassazione ha precisato che tale principio non opera automaticamente. In questo caso specifico, dato che il reato ostativo era collegato a un reato principale più grave e omogeneo, la pericolosità del soggetto andava valutata nel complesso, impedendo la sospensione della pena.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scindibilità del Cumulo: la Cassazione Fissa i Limiti in Presenza di Reati Omogenei

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29469/2025, interviene su un tema cruciale dell’esecuzione penale: la scindibilità del cumulo di pene. Questo principio, fondamentale per garantire l’accesso ai benefici penitenziari, trova un’importante precisazione quando il reato ostativo, seppur meno grave, è strettamente collegato a un reato principale. La decisione chiarisce che la valutazione non può essere meramente matematica, ma deve tener conto della pericolosità complessiva del condannato.

I Fatti del Caso: un Cumulo di Pene e un Reato Ostativo

Il caso trae origine da un’ordinanza del Giudice dell’Esecuzione (G.E.) che aveva accolto la richiesta di un condannato, sospendendo l’ordine di carcerazione. La pena complessiva da espiare era di 4 anni, 7 mesi e 20 giorni, derivante da un cumulo di pene per più reati. Tra questi, figurava un reato cosiddetto ‘ostativo’ (art. 73 aggravato ex art. 80 d.P.R. 309/90), che per legge impedisce la sospensione dell’ordine di esecuzione.

Tuttavia, il G.E. aveva osservato che la pena specifica per tale reato ostativo, inflitta in aumento per la continuazione, era di solo un anno. Applicando il principio della scindibilità del cumulo, e considerando che il condannato aveva già scontato un periodo di custodia cautelare superiore a un anno, il giudice ha ritenuto ‘espiata’ la frazione di pena relativa al reato ostativo. Di conseguenza, ha concluso che il residuo di pena si riferisse solo a reati non ostativi, disponendo la sospensione dell’esecuzione.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il cumulo di pene costituisce un’entità unica e inscindibile in fase esecutiva e che la presenza di un reato ostativo, a prescindere dalla sua entità, preclude la sospensione.

Il Principio della Scindibilità del Cumulo nell’Esecuzione Penale

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per riaffermare la validità generale del principio della scindibilità del cumulo, un cardine del sistema esecutivo derivante dalle note sentenze ‘Ronga’ delle Sezioni Unite. Questo principio consente di ‘scomporre’ il provvedimento di cumulo per isolare le diverse frazioni di pena e verificare se quella relativa al reato ostativo sia stata già interamente scontata. Se così è, il condannato riacquista la possibilità di accedere ai benefici penitenziari per la restante parte della pena.

La Corte ribadisce che tale principio si applica anche nella fase iniziale dell’esecuzione, disciplinata dall’art. 656 c.p.p., per decidere sulla sospensione dell’ordine di carcerazione. Si tratta di un’interpretazione volta a garantire il favor rei e l’uguaglianza di trattamento, evitando che la presenza di un reato ostativo, la cui pena è già stata di fatto scontata, possa ‘contaminare’ l’intero rapporto esecutivo.

L’Analisi della Corte e i limiti alla scindibilità del cumulo

Nonostante la riaffermazione del principio generale, la Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso del Pubblico Ministero, individuando una peculiarità nel caso di specie che ne impediva l’applicazione.

Il punto cruciale della decisione risiede nella natura dei reati. Il reato ostativo, considerato dal G.E. come un ‘reato-satellite’, era sì meno grave, ma strettamente connesso al reato principale, anch’esso in materia di stupefacenti (detenzione a fini di spaccio di droga pesante). Si trattava, quindi, di fattispecie ‘del tutto omogenee’.

Le Motivazioni

Secondo la Corte, in una situazione di questo tipo, non è possibile isolare la pericolosità soggettiva del condannato legandola solo al reato-satellite. La valutazione della pericolosità, ai fini della sospensione dell’esecuzione, deve essere rapportata anche al reato principale, più grave. In altre parole, la pena per il reato ostativo, in questo specifico contesto, deve essere intesa come ‘comprensiva’ di quella inflitta per il reato più grave. Il meccanismo sospensivo previsto dall’art. 656 c.p.p. non può operare perché la condizione soggettiva di pericolosità del condannato è unitaria e legata all’intera condotta criminale, dominata dal reato più grave. La scissione matematica delle pene non è sufficiente quando i reati sono omogenei e uno funge da aggravante o continuazione dell’altro. La valutazione deve essere qualitativa e non solo quantitativa.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per l’esecuzione della pena. La sentenza stabilisce un importante limite all’applicazione della scindibilità del cumulo: sebbene il principio rimanga valido, la sua operatività è esclusa quando il reato ostativo è un ‘satellite’ di un reato principale più grave e omogeneo. In questi casi, la valutazione della pericolosità del condannato deve essere complessiva, impedendo di fatto la sospensione dell’ordine di carcerazione. La decisione sottolinea la necessità di un’analisi caso per caso, che vada oltre il semplice calcolo aritmetico delle pene espiate.

È possibile ‘sciogliere’ una pena cumulata per vedere se la parte relativa a un reato ostativo è già stata scontata?
Sì, in linea di principio è possibile. La giurisprudenza ammette il principio della ‘scindibilità del cumulo’, che consente di separare idealmente le pene per verificare se la frazione relativa al reato che osta ai benefici sia già stata espiata, ad esempio tramite la custodia cautelare sofferta.

Il principio della scindibilità del cumulo si applica sempre, anche quando il reato ostativo è meno grave di quello principale?
No, non sempre. La sentenza chiarisce che se il reato ostativo è considerato ‘satellite’ rispetto a un reato principale più grave e i due reati sono omogenei (ad es. entrambi in materia di stupefacenti), il principio non si applica. In tal caso, la valutazione della pericolosità del soggetto è unitaria e impedisce la sospensione della pena.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Giudice dell’Esecuzione che aveva sospeso l’ordine di carcerazione. Ha stabilito che, data la natura omogenea e il collegamento tra il reato ostativo (satellite) e quello principale (più grave), il meccanismo sospensivo non poteva operare, e ha quindi disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per procedere con l’esecuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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