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Schermatura finestre 41-bis: sicurezza vs salute

Un detenuto in regime 41-bis ha impugnato la decisione di applicare una schermatura in plastica alle finestre della sua cella, lamentando claustrofobia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo prevalenti le esigenze di sicurezza volte a impedire comunicazioni con l’esterno. La Corte ha sottolineato che l’applicazione della schermatura finestre era giustificata, anche in considerazione dell’assenza di una diagnosi medica specifica di claustrofobia per il detenuto.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Schermatura Finestre in Carcere: Sicurezza Pubblica vs. Salute del Detenuto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul delicato equilibrio tra le esigenze di sicurezza all’interno degli istituti penitenziari e la tutela della salute dei detenuti, in particolare riguardo all’installazione di una schermatura finestre nelle celle di chi è sottoposto al regime differenziato del 41-bis. La decisione offre importanti spunti di riflessione su come questi due diritti, entrambi di rilievo costituzionale, vengano bilanciati nella pratica giudiziaria.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal reclamo di un detenuto, sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, contro la decisione del Magistrato di Sorveglianza che aveva ritenuto legittima l’apposizione di una schermatura in plastica alle finestre della sua cella. Il detenuto, lamentando di soffrire di claustrofobia, denunciava una violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che tale misura costituisse una compressione ingiustificata dei suoi diritti, non supportata da concrete ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, aveva già respinto il reclamo, aprendo la strada al ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte sulla Schermatura Finestre

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione sollevata dal detenuto, ma si concentra sulla correttezza procedurale e sui limiti del giudizio di legittimità. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero generici e ripetitivi rispetto a quanto già esaminato e respinto dal Tribunale di Sorveglianza. Inoltre, ha ribadito un principio fondamentale: in questa specifica materia, il ricorso per cassazione è consentito solo per violazione di legge e non per contestare la valutazione dei fatti o l’adeguatezza della motivazione del giudice di merito.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su due pilastri principali. In primo luogo, la Corte ha validato il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza, il quale aveva correttamente bilanciato gli interessi in gioco. Da un lato, il Tribunale aveva preso atto delle condizioni di salute del detenuto, affetto da disturbo depressivo e d’ansia generalizzato, ma aveva anche evidenziato l’assenza di una diagnosi specifica di claustrofobia che potesse rendere la misura intollerabile. Dall’altro lato, aveva riconosciuto che l’apposizione della schermatura finestre era pienamente giustificata dalla necessità di impedire passaggi di oggetti e comunicazioni fraudolente tra il detenuto in regime speciale e l’esterno, un’esigenza di sicurezza preminente nel contesto del 41-bis. In secondo luogo, la Cassazione ha concluso che non sussisteva alcuna violazione di legge e che la motivazione del Tribunale era logica e sufficiente a respingere le censure del ricorrente. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, a causa della palese infondatezza e irritualità dell’impugnazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: le misure di sicurezza adottate nell’ambito del regime differenziato del 41-bis godono di un’ampia discrezionalità, purché siano ragionevoli e motivate da effettive esigenze di ordine pubblico. La tutela della salute del detenuto, sebbene fondamentale, può essere compressa se non supportata da evidenze cliniche specifiche e incontrovertibili, come una diagnosi formale. Per i detenuti e i loro difensori, emerge la chiara indicazione che le contestazioni contro le modalità esecutive della pena devono essere fondate su prove mediche solide e specifiche, e non su generiche lamentele. Inoltre, la decisione ribadisce i rigidi limiti del ricorso per cassazione in materia di sorveglianza, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti.

È possibile installare schermature alle finestre di una cella per un detenuto che soffre di problemi d’ansia?
Sì, secondo l’ordinanza è possibile se la misura è giustificata da superiori esigenze di sicurezza, come impedire comunicazioni fraudolente, e se non vi è una diagnosi specifica e formale di claustrofobia che renda la misura intollerabile per il detenuto.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile principalmente per due motivi: era aspecifico e ripetitivo di censure già adeguatamente valutate in precedenza, e perché in questa materia il ricorso in Cassazione è permesso solo per violazione di legge, non per riesaminare la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale di Sorveglianza.

Quale principio ha seguito la Corte nel bilanciare i diritti del detenuto e le esigenze di sicurezza?
La Corte ha dato prevalenza alle esigenze di sicurezza e ordine pubblico, specificamente quella di impedire il passaggio di oggetti e le comunicazioni con l’esterno, tipiche del regime differenziato 41-bis. Questo interesse è stato ritenuto superiore rispetto alla condizione di salute generica del detenuto, non supportata da una diagnosi specifica di claustrofobia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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