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Scarico reflui industriali: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del legale rappresentante di un’azienda alimentare condannato per lo scarico di reflui industriali non conformi. Il ricorso è stato respinto perché basato su una richiesta di riesame dei fatti, competenza esclusiva del giudice di merito, e non su vizi di legittimità. La Corte ha confermato la gravità del reato, escludendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scarico Reflui Industriali: No al Riesame dei Fatti in Cassazione

La recente sentenza n. 3728/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Il caso in esame riguarda un’impresa condannata per lo scarico di reflui industriali non conformi, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio perché mirava a una rivalutazione delle prove e dei fatti, compito esclusivo dei giudici di primo e secondo grado. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il legale rappresentante di un’azienda specializzata nella lavorazione di carni e produzione di salumi è stato condannato dal Tribunale per il reato previsto dall’art. 137 del Testo Unico Ambientale (d.lgs. 152/2006). L’accusa era di aver continuato a esercitare l’attività produttiva nonostante il depuratore aziendale fosse guasto, scaricando così i reflui industriali direttamente nella fognatura pubblica.

Le analisi chimiche, effettuate su campioni prelevati dal pozzetto fiscale prima dell’immissione in rete, avevano confermato il superamento dei limiti di legge. La difesa dell’imputato sosteneva che le criticità fossero legate a un fermo temporaneo dell’impianto per manutenzione e che l’azienda avesse adottato misure alternative, come l’affidamento periodico a ditte di espurgo per lo smaltimento dei fanghi.

I Motivi del Ricorso per lo Scarico dei Reflui

L’imputato ha presentato un atto di appello, che, data l’inappellabilità della sentenza di primo grado, è stato trasmesso alla Corte di Cassazione come ricorso. I motivi si basavano su due punti principali:

1. Richiesta di assoluzione: Si chiedeva una riconsiderazione degli elementi fattuali per ottenere un’assoluzione con formula piena o, in subordine, per insufficienza di prove.
2. Applicazione della particolare tenuità del fatto: In via subordinata, si chiedeva il proscioglimento ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, sostenendo la scarsa gravità della condotta, l’assenza di precedenti penali e il fatto che al momento dell’ispezione le vasche fossero vuote e le pompe non in funzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sullo Scarico Reflui Industriali

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Le motivazioni si fondano su una netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

L’impossibilità di rivalutare i fatti

Il primo motivo è stato definito puramente “fattuale”. La Cassazione ha ricordato che il suo compito non è quello di rivedere gli elementi materiali e le prove del processo, ma di verificare la correttezza giuridica della sentenza impugnata. Il controllo si limita a verificare che la motivazione del giudice di merito sia logica, coerente e priva di vizi evidenti. Nel caso specifico, il Tribunale aveva adeguatamente spiegato perché le difese dell’imputato fossero state respinte: le misure alternative adottate (espurgo) erano state giudicate inidonee, dato che nel pozzetto fiscale erano state comunque trovate sostanze non conformi prima dello scarico nella fognatura pubblica. Chiedere alla Cassazione di riconsiderare questi aspetti equivale a sollecitare un nuovo giudizio di merito, vietato in sede di legittimità.

L’insussistenza della particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo è stato rigettato come tentativo di rivalutazione fattuale. La Corte ha sottolineato che la sentenza di primo grado aveva già accertato la gravità del fatto. Non si trattava di un episodio isolato, ma di un sistema di smaltimento stabile che presentava un'”elevata potenzialità inquinante”. Le circostanze addotte dalla difesa (vasche vuote, pompe ferme) non erano sufficienti a sminuire la gravità di un’attività produttiva portata avanti con un sistema di depurazione non funzionante, mettendo a rischio l’ambiente.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma con forza che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. L’imputato che intende contestare una condanna in sede di legittimità deve basare le proprie argomentazioni su vizi di legge (violazione di norme, motivazione illogica o contraddittoria), non sulla speranza che la Suprema Corte offra una diversa interpretazione delle prove. Per quanto riguarda i reati ambientali, come lo scarico di reflui industriali, la decisione conferma che la gravità del fatto va valutata non solo sull’evento specifico, ma anche sulla potenzialità inquinante della condotta e sulla sua sistematicità. L’adozione di misure correttive parziali non è sufficiente a escludere la responsabilità penale se lo scarico non conforme persiste.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di un processo penale?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare gli elementi materiali e fattuali di un caso. Il suo compito è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito delle prove.

Perché il ricorso per lo scarico di reflui industriali è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano di natura “fattuale”, ossia chiedevano alla Corte una nuova valutazione delle prove e delle circostanze del caso, un compito che spetta esclusivamente al giudice di merito e non alla Corte di Cassazione.

Quando si può applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) in casi di reati ambientali?
Secondo la sentenza, la non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere applicata quando il reato è ritenuto grave. Nel caso di specie, la gravità derivava dal fatto che lo smaltimento illecito era un sistema stabile e con un’elevata potenzialità inquinante, non un episodio occasionale o di minima entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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