LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Scambio oggetti 41-bis: i limiti del potere carcerario

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’amministrazione penitenziaria può legittimamente regolamentare lo scambio di oggetti tra detenuti in regime di 41-bis, purché le regole non sopprimano di fatto il diritto. Nel caso specifico, la richiesta di presentare domanda il giorno precedente per lo scambio di generi alimentari è stata ritenuta una modalità organizzativa ragionevole e non una violazione dei diritti del detenuto. La Corte ha così respinto il ricorso di un carcerato che contestava tale procedura, bilanciando le esigenze di sicurezza con i residui spazi di libertà individuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scambio oggetti 41-bis: la Cassazione definisce i confini del potere regolamentare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23373/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema delicato: lo scambio oggetti 41-bis. La pronuncia chiarisce i limiti del potere dell’amministrazione penitenziaria di regolamentare la vita dei detenuti sottoposti al regime di ‘carcere duro’, bilanciando le imprescindibili esigenze di sicurezza con il rispetto dei diritti fondamentali della persona. La Corte ha stabilito che imporre regole, come la richiesta di autorizzazione preventiva, non viola di per sé i diritti, a patto che non renda impossibile l’esercizio di tali facoltà.

Il caso: la regolamentazione dello scambio di alimenti in carcere

La vicenda trae origine dal ricorso di un detenuto in regime ex art. 41-bis Ord. pen. contro un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Roma. Quest’ultimo aveva ritenuto legittimo un ordine di servizio della casa circondariale che subordinava lo scambio di generi alimentari tra detenuti dello stesso gruppo di socialità alla presentazione di un’apposita domanda il giorno precedente.

Inizialmente, il magistrato di sorveglianza aveva annullato tale ordine, ritenendolo in contrasto con la sentenza n. 97/2020 della Corte Costituzionale. Tuttavia, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) aveva reclamato la decisione, ottenendo ragione dal Tribunale di sorveglianza. Secondo il Tribunale, la previsione di una domanda preventiva non era né arbitraria né pregiudizievole, ma una semplice modalità organizzativa per regolare un diritto senza negarlo. Il detenuto ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e una manifesta illogicità della motivazione.

La decisione della Corte e lo scambio oggetti 41-bis

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, giudicandolo infondato. La decisione si fonda su un’attenta interpretazione della giurisprudenza costituzionale in materia, ribadendo un principio fondamentale: la regolamentazione non equivale alla soppressione di un diritto.

Il richiamo alla Corte Costituzionale

Il punto di partenza dell’analisi della Cassazione è la storica sentenza n. 97 del 2020 della Corte Costituzionale. Con quella pronuncia, era stata dichiarata illegittima la norma che prevedeva l'”assoluta impossibilità” di scambiare oggetti tra detenuti appartenenti allo stesso gruppo di socialità. La Consulta aveva sottolineato come tali piccoli gesti di normalità quotidiana (come scambiarsi cibo o cuocerlo insieme) rappresentino ‘ultimi residui’ in cui può espandersi la libertà del detenuto, la cui compressione deve essere giustificata da concrete e motivate esigenze di sicurezza.

Il potere di regolamentazione dell’Amministrazione

Tuttavia, la stessa Corte Costituzionale aveva precisato che, pur venendo meno il divieto assoluto, all’amministrazione penitenziaria restava il potere di ‘disciplinare le modalità di effettuazione degli scambi’ e di ‘predeterminare le condizioni per introdurre eventuali limitazioni’. Queste limitazioni, però, devono essere giustificate da precise esigenze, motivate e sindacabili dal giudice.

Le motivazioni

La Cassazione, applicando questi principi al caso concreto, ha ritenuto che l’ordine di servizio contestato non travalicasse i limiti del potere regolamentare. La previsione di presentare una domanda il giorno prima, con annotazione su un apposito registro, è stata considerata una modalità ragionevole per gestire gli scambi in un contesto di massima sicurezza. Secondo la Corte, questa procedura non nega né rende ‘concretamente inattuabile’ l’esercizio del diritto. Al contrario, si limita a regolarlo per finalità organizzative e di controllo, che sono intrinseche alla gestione di un istituto penitenziario, specialmente per i reparti 41-bis. La Corte ha quindi enunciato il principio secondo cui l’Amministrazione Penitenziaria può regolamentare per ragioni di sicurezza lo scambio di generi alimentari di modico valore, ‘purché ciò avvenga in modo ragionevole e senza rendere particolarmente difficile detto esercizio determinandone, di fatto, la soppressione’. La richiesta di una domanda preventiva è stata considerata conforme a questo principio.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza consolida un importante equilibrio. Se da un lato viene riaffermato che lo scambio oggetti 41-bis tra detenuti dello stesso gruppo è un diritto che non può essere azzerato, dall’altro si riconosce all’amministrazione penitenziaria un margine di discrezionalità nel dettare le regole operative. La legittimità di tali regole si misura sulla loro ‘ragionevolezza’: non devono costituire un ostacolo tale da vanificare il diritto stesso. Questa decisione offre un criterio guida per distinguere tra una legittima regolamentazione, finalizzata alla sicurezza e all’ordine, e una misura illegittima che, sotto le spoglie dell’organizzazione, sopprime di fatto uno spazio di umanità e normalità per la persona detenuta.

È possibile vietare in modo assoluto lo scambio di oggetti tra detenuti in regime di 41-bis appartenenti allo stesso gruppo di socialità?
No. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 97/2020, ha dichiarato illegittimo un divieto così assoluto, in quanto non proporzionato e non funzionale a impedire le comunicazioni con l’esterno, scopo principale del regime differenziato.

L’amministrazione penitenziaria può imporre regole per lo scambio di oggetti tra detenuti?
Sì. La sentenza chiarisce che l’amministrazione penitenziaria ha il potere di disciplinare le modalità con cui avvengono gli scambi e di imporre limitazioni, a condizione che queste siano giustificate da precise esigenze di sicurezza, motivate e non rendano l’esercizio del diritto eccessivamente difficile o di fatto impossibile.

Richiedere a un detenuto di presentare una domanda il giorno prima per scambiare cibo è una regola legittima?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questa procedura costituisce una regolamentazione ragionevole del diritto allo scambio. Non è stata considerata una misura arbitraria o pregiudizievole, ma una modalità organizzativa che permette di gestire e controllare gli scambi senza sopprimere il diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati