LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Scambio elettorale: la prova dell’accordo mafioso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato per scambio elettorale politico-mafioso, confermando la misura cautelare degli arresti domiciliari. Secondo la Corte, il ruolo di intermediario tra un candidato politico e un esponente mafioso, con la consapevolezza del contesto criminale, costituisce un contributo determinante alla preparazione del patto illecito. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, piuttosto che a denunciare vizi di legge o illogicità della motivazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scambio elettorale politico-mafioso: il ruolo dell’intermediario

La recente pronuncia della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi cardine in materia di scambio elettorale politico-mafioso (art. 416-ter c.p.), chiarendo il perimetro di responsabilità di chi agisce come intermediario. La Suprema Corte ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari per un soggetto accusato di aver facilitato un incontro tra un candidato alle elezioni comunali e un noto esponente di un’associazione mafiosa, finalizzato alla promessa di voti in cambio di favori futuri.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava la misura degli arresti domiciliari per un individuo. L’accusa era quella di aver agito da intermediario per un candidato alle elezioni comunali, mettendolo in contatto con un esponente dell’associazione mafiosa “cosa nostra” per ottenere il suo appoggio elettorale.

Le prove a carico dell’indagato si basavano principalmente su intercettazioni telefoniche e ambientali. Da queste emergeva chiaramente come l’indagato avesse prima organizzato l’incontro tra il candidato e l’esponente mafioso e, successivamente, come durante tale colloquio fosse stato stipulato il patto illecito: l’esponente mafioso garantiva il suo appoggio elettorale, chiedendo in cambio la disponibilità del candidato una volta eletto.

La difesa dell’indagato sosteneva che il suo ruolo fosse stato marginale, limitato a organizzare un semplice incontro, e che non vi fosse prova della sua consapevolezza riguardo alla natura mafiosa dell’accordo né tantomeno un’accettazione della promessa di voti. Inoltre, si contestava la valutazione della sua pericolosità sociale, essendo egli incensurato.

La Valutazione dello scambio elettorale politico-mafioso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che le censure sollevate dalla difesa non riguardassero violazioni di legge, ma tentassero di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorso per cassazione, infatti, è limitato al controllo della corretta applicazione delle norme di diritto e alla logicità della motivazione, non potendo trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito.

I giudici hanno sottolineato che il Tribunale del riesame aveva correttamente e logicamente motivato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Il contributo dell’indagato non era stato affatto marginale, ma determinante per la preparazione dell’accordo illecito.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi punti chiave. In primo luogo, le intercettazioni dimostravano non solo l’organizzazione dell’incontro, ma anche la piena consapevolezza dell’indagato riguardo alle ragioni e alle finalità dello stesso. Una conversazione precedente, in cui l’esponente mafioso chiedeva all’indagato di intervenire su un cantiere edile per favorire un’impresa da lui indicata con metodi intimidatori (“uomo avvisato mezzo salvato”), è stata ritenuta indicativa della chiara adesione dell’indagato a un metodo tipicamente mafioso e della sua conoscenza della caratura criminale del suo interlocutore.

Inoltre, la Corte ha evidenziato come il Tribunale avesse correttamente interpretato il susseguirsi delle conversazioni: la richiesta di incontro in prossimità delle elezioni, la fissazione dell’appuntamento e il successivo colloquio in cui veniva stipulato il patto. Il ruolo dell’intermediario è stato quindi ritenuto cruciale per la realizzazione dello scambio elettorale politico-mafioso.

Infine, la Corte ha respinto anche le doglianze relative alle esigenze cautelari, affermando che il rapporto fiduciario e solidale tra l’indagato e l’esponente mafioso dimostrava una pericolosità sociale non episodica, ma radicata, rendendolo un intermediario affidabile per le attività illecite del clan. La presunzione di pericolosità per reati di mafia non era stata superata da elementi contrari, come la mera incensuratezza o lo svolgimento di un’attività lecita.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce che il ricorso avverso le misure cautelari non può risolversi in una semplice rilettura degli elementi di prova. Il controllo di legittimità si concentra sulla coerenza logica e giuridica del ragionamento del giudice di merito. Nel caso di specie, la decisione del Tribunale del riesame è stata considerata immune da vizi, avendo fornito una motivazione congrua e adeguata sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari. L’indagato, agendo da ponte tra politica e mafia, ha fornito un contributo consapevole e determinante alla stipulazione di un patto che inquina le fondamenta della democrazia.

Cosa costituisce prova sufficiente per un’accusa di scambio elettorale politico-mafioso in fase cautelare?
Secondo la sentenza, costituiscono gravi indizi di colpevolezza le intercettazioni che dimostrano non solo l’organizzazione di un incontro tra un candidato e un esponente mafioso, ma anche la consapevolezza dell’intermediario riguardo allo scopo illecito (ottenere voti) e alla caratura criminale del soggetto coinvolto. Anche conversazioni precedenti che rivelano un rapporto di fiducia e l’adesione a metodi mafiosi sono elementi probatori rilevanti.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni della difesa non denunciavano una violazione di legge o una manifesta illogicità della motivazione del provvedimento impugnato, ma proponevano una ricostruzione alternativa dei fatti. Questo tipo di valutazione è riservato ai giudici di merito (Tribunale e Tribunale del riesame) e non è consentito in sede di legittimità, dove la Corte di Cassazione valuta solo la corretta applicazione del diritto.

Il ruolo di semplice intermediario è sufficiente per essere accusati del reato?
Sì, se l’intermediario agisce con la consapevolezza del contesto e delle finalità mafiose dell’accordo. La sentenza chiarisce che il contributo dell’intermediario è stato determinante per la preparazione dell’incontro dal quale è scaturito il patto illecito. La sua adesione a un ‘metodo tipicamente mafioso’, dimostrata da altri episodi, è stata decisiva per ritenerlo pienamente partecipe al reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati