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Scambio elettorale: annullamento senza nuove prove

La Corte di Cassazione ha annullato per la seconda volta un’ordinanza di arresti domiciliari per il reato di scambio elettorale politico-mafioso. La decisione si fonda sul fatto che il Tribunale del riesame, dopo un primo annullamento con rinvio, ha confermato la misura cautelare riproponendo gli stessi argomenti già ritenuti carenti e illogici dalla Suprema Corte, senza introdurre nuovi elementi probatori o un diverso percorso motivazionale. La sentenza ribadisce i poteri e i limiti del giudice del rinvio.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Scambio elettorale politico-mafioso: la Cassazione annulla di nuovo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44086 del 2024, è tornata a pronunciarsi sul delicato tema dello scambio elettorale politico-mafioso, fornendo importanti chiarimenti sui poteri del giudice del rinvio a seguito di un annullamento per vizio di motivazione. La Suprema Corte ha annullato per la seconda volta un’ordinanza cautelare, poiché il Tribunale del riesame si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già giudicate insufficienti, senza apportare nuovi elementi o un’analisi rinnovata. Questo caso sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un nuovo giudizio deve essere genuinamente ‘nuovo’, non una mera ripetizione di errori passati.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza di arresti domiciliari emessa nei confronti di un soggetto per il reato di cui all’art. 416-ter del codice penale, ovvero lo scambio elettorale politico-mafioso. L’accusa si basava su un presunto accordo illecito in cui il candidato avrebbe promesso denaro in cambio di voti, procurati da un co-indagato con presunti legami con la criminalità organizzata.

L’ordinanza era stata impugnata davanti al Tribunale del riesame, che l’aveva confermata. Tuttavia, la difesa aveva proposto ricorso in Cassazione, la quale aveva annullato con rinvio la decisione. Il motivo del primo annullamento risiedeva nella carenza di motivazione riguardo alla qualifica ‘mafiosa’ del soggetto incaricato di raccogliere i consensi. La Cassazione aveva ritenuto che il Tribunale si fosse basato su affermazioni assertive e su una vecchia condanna, senza dimostrare l’attuale operatività del soggetto all’interno o per conto di una consorteria mafiosa.

Ritornato il caso al Tribunale del riesame, quest’ultimo ha nuovamente confermato la misura cautelare, portando l’indagato a un secondo ricorso per cassazione. La difesa ha sostenuto che il giudice del rinvio avesse semplicemente reiterato il medesimo percorso argomentativo già censurato dalla Suprema Corte.

La Decisione della Corte sullo scambio elettorale politico-mafioso

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando nuovamente l’ordinanza impugnata e rinviando per un nuovo giudizio al Tribunale. La Corte ha stabilito che il giudice del rinvio ha violato il suo obbligo di conformarsi al principio di diritto e alle indicazioni della sentenza di annullamento.

Il cuore della decisione risiede nel ruolo del giudice del rinvio. A seguito di un annullamento per vizio di motivazione, questo giudice ha il potere di riesaminare l’intero materiale probatorio. Tuttavia, non può fondare la sua nuova decisione sugli stessi argomenti già ritenuti illogici o carenti. Deve, invece, intraprendere un percorso argomentativo diverso, arricchito da nuovi elementi o da una diversa e più solida interpretazione dei fatti.

Le Motivazioni

Nel dettaglio, la Cassazione ha evidenziato come il Tribunale del riesame si fosse limitato a riproporre gli stessi elementi già considerati insufficienti nella prima sentenza di annullamento: l’appartenenza passata del co-indagato a una cosca, un colloquio telefonico e una conversazione tra terzi. Questi elementi erano stati definiti di ‘scarsa pregnanza dimostrativa’ e non sufficienti a soddisfare lo ‘standard richiesto in materia di gravità indiziaria’ per il reato di scambio elettorale politico-mafioso.

Il Tribunale non ha introdotto alcun nuovo elemento indiziario né ha offerto una chiave di lettura differente che potesse sanare i vizi motivazionali precedentemente rilevati. In sostanza, ha ignorato le censure della Suprema Corte, riproponendo un ragionamento che era già stato bocciato. Questo comportamento costituisce una violazione delle regole procedurali che governano il giudizio di rinvio e svuota di significato la funzione correttiva della Corte di Cassazione.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito. Essa riafferma con forza che il giudizio di rinvio non è una formalità, ma un momento processuale cruciale che richiede un esame completo e rinnovato della questione. Un giudice non può trincerarsi dietro le proprie convinzioni iniziali se queste sono state giudicate logicamente o giuridicamente fallaci da un’istanza superiore. Per confermare una misura restrittiva della libertà personale, è necessario fornire una motivazione solida, coerente e, se necessario, basata su nuovi spunti argomentativi che superino le criticità evidenziate. Questo principio è una garanzia fondamentale per l’imputato e per la corretta amministrazione della giustizia.

Cosa deve fare un giudice del rinvio dopo che la Cassazione ha annullato una sua decisione per vizio di motivazione?
Il giudice del rinvio è tenuto a riesaminare completamente il caso, ma non può utilizzare gli stessi argomenti che la Corte di Cassazione ha già ritenuto illogici o carenti. Deve sviluppare un nuovo percorso motivazionale, eventualmente arricchito da nuovi elementi, per superare i vizi riscontrati.

Per il reato di scambio elettorale politico-mafioso è sufficiente una vecchia condanna per mafia del procacciatore di voti?
No. Secondo la Corte, una condanna risalente nel tempo non è, da sola, sufficiente. È necessario dimostrare la sua attuale partecipazione o influenza in contesti di criminalità mafiosa e che abbia agito facendo valere tale ‘qualità’ per ottenere i voti.

Un giudice del rinvio può arrivare alla stessa conclusione del provvedimento annullato?
Sì, può arrivare alla stessa conclusione (ad esempio, confermare una misura cautelare), ma deve farlo attraverso un percorso argomentativo diverso e più solido rispetto a quello censurato dalla Corte di Cassazione, sanando le lacune e le illogicità precedentemente evidenziate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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