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Sanzioni sostitutive: quando richiederle in appello?

Un imputato, condannato a una pena detentiva breve, non ha potuto richiedere le sanzioni sostitutive perché il suo processo d’appello si è svolto con rito cartolare, senza un avviso specifico. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso successivo inammissibile, stabilendo che la richiesta di sanzioni sostitutive deve essere un’iniziativa dell’imputato durante il giudizio d’appello, anche se questo si svolge per iscritto. La mancata proposta da parte del giudice d’appello non può essere sanata in fase di esecuzione della pena.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzioni Sostitutive e Rito Cartolare: la Cassazione fa Chiarezza

Con la sentenza n. 33838/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante interpretazione sulle modalità di accesso alle sanzioni sostitutive nel contesto del processo d’appello, specialmente quando questo si svolge con trattazione scritta (o “cartolare”). La decisione sottolinea la necessità di un’attivazione tempestiva da parte dell’imputato, delineando i confini tra le facoltà difensive e i poteri del giudice.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sanzioni Sostitutive

Un uomo, condannato in primo grado a una pena detentiva di un anno e due mesi di reclusione, vedeva la sua sentenza confermata dalla Corte di Appello. Il giudizio di secondo grado si era svolto secondo le modalità della trattazione scritta, una procedura che non prevede l’udienza orale. In questo contesto, l’imputato non riceveva alcun avviso circa la possibilità di richiedere la sostituzione della pena detentiva con misure alternative, come previsto dalla recente Riforma Cartabia.

Una volta divenuta irrevocabile la sentenza, l’uomo presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione, chiedendo di essere rimesso in termini per poter richiedere le sanzioni sostitutive. Sosteneva che la celebrazione del processo d’appello in forma scritta e la sua detenzione all’epoca gli avessero impedito di esercitare tale facoltà. Il Tribunale, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile, ritenendo che l’imputato non avesse dimostrato l’esistenza di un caso fortuito o di forza maggiore. Contro questa decisione, l’uomo proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. La sentenza si articola su due principi fondamentali che chiariscono gli obblighi delle parti nel procedimento d’appello riformato.

L’onere della richiesta e la procedura d’appello scritta

Il punto centrale della decisione riguarda chi debba attivarsi per l’applicazione delle sanzioni sostitutive. La Cassazione ha chiarito che, anche nel regime transitorio della Riforma Cartabia, l’accesso a tali benefici non è automatico. L’imputato ha l’onere di manifestare il proprio interesse e di presentare una richiesta specifica.

Il fatto che il processo si sia svolto con rito cartolare non esonera la difesa da questo onere. La Corte ha specificato che le facoltà difensive, inclusa quella di chiedere pene alternative, devono essere esercitate all’interno delle regole processuali vigenti. L’imputato avrebbe potuto e dovuto presentare la sua richiesta tramite memorie scritte o motivi aggiunti d’appello, senza attendere un avviso o un invito da parte del giudice. Non esiste, secondo la Corte, una norma che imponga al giudice di interpellare l’imputato prima della decisione, specialmente in un procedimento scritto.

L’impossibilità di sollevare la questione in sede di esecuzione

Un altro aspetto cruciale è il momento processuale in cui sollevare la questione. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’incidente di esecuzione non è la sede adatta per rimediare a presunte omissioni o errori avvenuti nel giudizio di merito.

Se la difesa riteneva che la Corte di Appello avesse errato nel non valutare d’ufficio i presupposti per le sanzioni sostitutive, o nel non motivare sul punto, avrebbe dovuto impugnare la sentenza d’appello per cassazione. La fase esecutiva è riservata a questioni che emergono dopo il passaggio in giudicato della sentenza e non può diventare un “terzo grado” di giudizio per correggere decisioni precedenti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una ricostruzione sistematica della disciplina transitoria della Riforma Cartabia e delle norme sulla trattazione scritta dell’appello. I giudici hanno sottolineato che, sebbene la riforma abbia introdotto un sistema più favorevole per le pene sostitutive, non ha derogato alle regole processuali ordinarie. La richiesta di discussione orale in appello rimane una facoltà della parte, e il suo mancato esercizio consolida la trattazione scritta.

L’esercizio delle facoltà difensive, come la richiesta di sanzioni sostitutive, deve quindi adattarsi alla modalità processuale scelta o subita. L’omessa richiesta da parte dell’imputato equivale a una mancata attivazione delle proprie prerogative, le cui conseguenze non possono essere sanate tardivamente. La Corte ha anche precisato che, sebbene il giudice possa applicare d’ufficio tali sanzioni, si tratta di un potere discrezionale la cui omissione non determina una nullità, ma al più un vizio di motivazione da far valere con gli strumenti di impugnazione ordinari.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 33838/2024 della Corte di Cassazione stabilisce che l’imputato è il soggetto primario su cui grava l’onere di richiedere l’applicazione delle sanzioni sostitutive durante il giudizio di merito, anche se questo si svolge con rito cartolare. La mancata attivazione preclude la possibilità di sollevare la questione in fase esecutiva. La decisione rafforza il principio di auto-responsabilità delle parti processuali e delimita chiaramente le diverse fasi del procedimento penale, evitando sovrapposizioni e tardive rinegoziazioni del giudicato.

A chi spetta l’iniziativa di richiedere le sanzioni sostitutive in un processo d’appello?
Spetta all’imputato o al suo difensore. La Corte ha chiarito che l’imputato ha l’onere di attivare le proprie facoltà difensive e presentare una richiesta specifica, che deve intervenire al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del gravame.

Se il processo d’appello si svolge in forma scritta, il giudice è obbligato ad avvisare l’imputato sulla possibilità di chiedere le sanzioni sostitutive?
No. La sentenza stabilisce che non era previsto alcun avviso specifico in favore dell’imputato riguardo tale possibilità, né alcuna scansione procedurale che obbligasse il giudice a interpellare l’imputato prima dell’emissione della sentenza. La richiesta doveva essere formulata nell’ambito delle regole vigenti per il rito scritto.

È possibile chiedere le sanzioni sostitutive per la prima volta durante la fase di esecuzione della pena se non sono state concesse in appello?
No. La Corte ha affermato che l’omessa, errata o illogica motivazione sulla mancata applicazione delle sanzioni sostitutive da parte della Corte di Appello doveva essere oggetto di un’impugnazione tempestiva avverso quella sentenza. Non può essere riproposta in sede di incidente di esecuzione, che è riservata ad altre questioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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