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Sanzioni sostitutive: quando il giudice può negarle

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la mancata richiesta tempestiva delle sanzioni sostitutive in appello. La Corte sottolinea che, anche se la richiesta fosse stata tempestiva, i precedenti penali dell’imputato ne avrebbero comunque giustificato il diniego, dimostrando la sua immeritevolezza del beneficio.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzioni Sostitutive e Precedenti Penali: La Cassazione Fissa i Paletti

Le sanzioni sostitutive, introdotte con la Riforma Cartabia, rappresentano uno strumento cruciale per deflazionare il sistema carcerario, offrendo alternative alla detenzione per reati di minore gravità. Tuttavia, la loro applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito due aspetti fondamentali: la tempistica della richiesta e il peso dei precedenti penali nella valutazione del giudice. Con questa decisione, la Suprema Corte stabilisce che la richiesta deve essere tempestiva e che il beneficio può essere negato a chi si dimostra immeritevole a causa del proprio passato criminale.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 187, comma 8, del Codice della Strada. La difesa, nel ricorrere in Cassazione, lamentava, tra le altre cose, la mancata applicazione delle nuove sanzioni sostitutive previste dall’art. 20-bis del codice penale, sostenendo che il giudice d’appello avrebbe dovuto considerare questa possibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una duplice argomentazione: una di natura procedurale, relativa alla tempistica della richiesta, e una di merito, legata alla valutazione della personalità del condannato. Questa pronuncia ribadisce che l’accesso ai benefici di legge richiede non solo il rispetto delle forme, ma anche la sussistenza di presupposti sostanziali che giustifichino una prognosi favorevole sulla futura condotta del reo.

Le motivazioni: Due Ostacoli Insormontabili

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri argomentativi distinti ma convergenti, che hanno reso il ricorso della difesa privo di fondamento.

Il Vizio Procedurale: La Tempistica è Fondamentale

Il primo motivo di rigetto è puramente procedurale. La Corte ha ricordato che, secondo la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 D.Lgs. 150/2022), la richiesta di applicazione delle sanzioni sostitutive deve essere presentata al giudice d’appello. Sebbene non sia necessario formularla con l’atto di appello o con motivi nuovi, essa deve comunque intervenire, al più tardi, nel corso dell’udienza di discussione. Nel caso di specie, tale richiesta non era mai stata avanzata in quella sede, rendendo di fatto impossibile per la Corte d’Appello pronunciarsi in merito. Questo requisito temporale è perentorio e la sua inosservanza preclude l’esame della questione.

La Valutazione di Merito: L’Importanza dei Precedenti Penali

Pur essendo il vizio procedurale già di per sé sufficiente a definire il giudizio, la Cassazione ha aggiunto un’ulteriore considerazione ‘ad abundantiam’. Ha specificato che, anche qualora la richiesta fosse stata presentata tempestivamente, la Corte d’Appello l’avrebbe implicitamente ma correttamente respinta. I giudici di merito avevano infatti già negato un altro beneficio, evidenziando come i numerosi precedenti penali dell’imputato rivelassero una ‘accentuata inclinazione a delinquere’ e una ‘insensibilità all’osservanza delle prescrizioni dell’autorità’. Secondo la Cassazione, questa valutazione, basata sui criteri dell’art. 133 c.p., è perfettamente estensibile anche alla decisione sulle sanzioni sostitutive. Il giudice può negare il beneficio se i precedenti penali rendono il reo immeritevole, senza necessità di fornire ulteriori e più analitiche ragioni.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, sottolinea l’importanza cruciale della diligenza processuale: le richieste per l’applicazione di benefici, come le sanzioni sostitutive, devono essere formulate nei tempi e nei modi previsti dalla legge, pena l’inammissibilità. In secondo luogo, ribadisce che il passato criminale di un individuo ha un peso determinante nel giudizio prognostico del giudice. La concessione di pene alternative non è un diritto incondizionato, ma è subordinata a una valutazione discrezionale che tiene conto della personalità complessiva del condannato e delle sue effettive possibilità di risocializzazione. I precedenti penali, se significativi, possono legittimamente fondare un giudizio di immeritevolezza, chiudendo le porte all’applicazione delle pene sostitutive.

Entro quale momento processuale si possono richiedere le sanzioni sostitutive in appello?
La richiesta deve essere presentata al più tardi nel corso dell’udienza di discussione del processo d’appello.

Un giudice può negare le sanzioni sostitutive a causa dei precedenti penali dell’imputato?
Sì, il giudice può negare la sostituzione della pena se i precedenti penali dimostrano che il reo è immeritevole del beneficio, rivelando un’inclinazione a delinquere.

Qual è la conseguenza di una richiesta di sanzioni sostitutive non presentata tempestivamente in appello?
La mancata richiesta entro i termini preclude al giudice d’appello la possibilità di pronunciarsi in merito e rende il relativo motivo di ricorso in Cassazione inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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