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Sanzioni sostitutive: la Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35859/2024, ha annullato parzialmente una condanna per maltrattamenti in famiglia. La Corte ha stabilito che il giudice d’appello ha l’obbligo di pronunciarsi sulla richiesta di applicazione delle sanzioni sostitutive, introdotte dalla Riforma Cartabia, se presentata dall’imputato. Al contrario, ha confermato che l’uso anche occasionale di un’arma (nella specie, un martello) è sufficiente a integrare l’aggravante specifica del reato, rigettando il ricorso su questo punto.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzioni sostitutive: la Cassazione annulla la condanna per omessa valutazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35859 del 2024, offre un importante chiarimento sull’applicazione delle sanzioni sostitutive nel processo penale, soprattutto alla luce della Riforma Cartabia. Il caso riguardava una condanna per maltrattamenti in famiglia, ma il principio affermato ha una portata generale: il giudice d’appello non può ignorare la richiesta dell’imputato di accedere a pene alternative al carcere.

I fatti di causa

Un uomo veniva condannato in primo grado e in appello per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni. La condanna includeva l’aggravante dell’uso di armi, nello specifico un martello e una spranga di ferro, utilizzati per minacciare e intimidire la vittima. Durante il processo d’appello, la difesa aveva formalmente richiesto la sostituzione della pena detentiva con una misura alternativa, come il lavoro di pubblica utilità o la detenzione domiciliare, depositando anche una procura speciale e la disponibilità di un ente. Tuttavia, la Corte d’Appello ometteva completamente di pronunciarsi su tale istanza.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La violazione dell’art. 20-bis c.p.p. e il vizio di motivazione, per la mancata risposta della Corte d’Appello alla richiesta di applicazione di una sanzione sostitutiva.
2. Un ulteriore vizio di motivazione circa la sussistenza dell’aggravante dell’uso dell’arma, sostenendo che l’utilizzo degli oggetti fosse stato solo occasionale e non sistematico, e avvenuto in un contesto di forte debilitazione fisica dell’imputato.

L’applicazione delle sanzioni sostitutive e l’obbligo di motivazione del giudice

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo. Gli Ermellini hanno ribadito che, in seguito alla Riforma Cartabia, la richiesta di sanzioni sostitutive può essere presentata fino all’udienza di discussione in appello. Se l’imputato presenta una specifica istanza, il giudice ha il dovere di rispondere, accogliendola o rigettandola con una motivazione adeguata. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva completamente ignorato la richiesta, commettendo un errore procedurale che ha portato all’annullamento della sentenza su questo specifico punto.

La Cassazione ha inoltre sottolineato che il ruolo del giudice non è solo decidere sull’opportunità (an) della sostituzione, ma anche sulle modalità (quomodo), potendo ‘disegnare’ la sanzione con prescrizioni specifiche per bilanciare le esigenze di risocializzazione del condannato e di prevenzione di futuri reati.

L’uso dell’arma nei maltrattamenti: basta un solo episodio

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo al secondo motivo di ricorso. È stato chiarito che, per integrare l’aggravante dell’uso dell’arma nel delitto di maltrattamenti, non è necessaria la sistematicità della condotta. Anche un uso sporadico o addirittura occasionale di uno strumento atto a offendere (come un martello o una spranga) è sufficiente a configurare la maggiore gravità del reato. La Corte ha precisato che la nozione di ‘arma’ è ampia e include qualsiasi strumento utilizzato per percuotere o intimidire. Pertanto, la responsabilità dell’imputato per il reato aggravato è stata confermata.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si basa su una duplice argomentazione. Da un lato, riconosce il diritto dell’imputato a ottenere una valutazione nel merito della sua richiesta di accedere a pene alternative, un diritto rafforzato dalla Riforma Cartabia che mira a ridurre il ricorso alla detenzione breve. L’omessa pronuncia su un punto così cruciale costituisce una violazione insanabile. Dall’altro lato, la Corte adotta un’interpretazione rigorosa dell’aggravante dell’uso dell’arma, affermando che il maggior disvalore della condotta si realizza anche con un singolo atto intimidatorio o violento, poiché ciò è sufficiente a creare un clima di terrore e vessazione tipico del reato di maltrattamenti.

Conclusioni

La sentenza n. 35859/2024 ha due importanti implicazioni. In primo luogo, consolida il principio secondo cui i giudici di merito devono esaminare attentamente le istanze relative alle sanzioni sostitutive, motivando ogni decisione in merito. In secondo luogo, ribadisce che la gravità dei maltrattamenti può essere accentuata anche da un singolo episodio in cui viene utilizzata un’arma, senza che sia richiesta una condotta abituale con tale strumento. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione limitatamente all’applicazione delle sanzioni alternative.

Cosa succede se un giudice non risponde alla richiesta di applicazione di una sanzione sostitutiva?
Secondo la Corte di Cassazione, l’omessa pronuncia sulla richiesta di una sanzione sostitutiva, ritualmente presentata dall’imputato, costituisce un vizio della sentenza. Questo comporta l’annullamento della decisione sul punto, con rinvio a un nuovo giudice che dovrà obbligatoriamente valutare la richiesta e motivare la sua decisione.

Per l’aggravante dell’uso di armi nel reato di maltrattamenti è necessario un uso ripetuto?
No. La sentenza chiarisce che per la sussistenza dell’aggravante è sufficiente un uso anche solo occasionale o sporadico dell’arma. Non è richiesta la sistematicità della condotta, poiché il maggior disvalore del reato si integra anche con un singolo episodio di violenza o minaccia con uno strumento atto a offendere.

Fino a quando si può chiedere l’applicazione delle sanzioni sostitutive previste dalla Riforma Cartabia?
La richiesta può essere formulata anche successivamente all’atto di impugnazione. Il termine ultimo, come specificato dalla Corte, è nel corso dell’udienza di discussione del processo di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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