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Sanzioni sostitutive appello: i termini per la richiesta

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un imputato, chiarendo le nuove regole procedurali per le sanzioni sostitutive in appello. La richiesta deve essere depositata almeno 15 giorni prima dell’udienza, altrimenti è inammissibile. La Corte conferma anche che la valutazione della recidiva si basa sulla progressione criminosa e sulla crescente pericolosità sociale del soggetto, ritenendo sufficiente una motivazione sintetica quando la pena è vicina al minimo edittale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzioni Sostitutive in Appello: Nuove Regole e Termini Perentori

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12378 del 2025, offre chiarimenti fondamentali sulle nuove modalità e tempistiche per richiedere le sanzioni sostitutive in appello. La pronuncia sottolinea l’importanza di rispettare un termine perentorio per evitare che la richiesta venga dichiarata inammissibile, fornendo anche spunti sulla valutazione della recidiva e sulla motivazione della pena. Questa decisione rappresenta un monito per i difensori sull’importanza della diligenza procedurale alla luce delle recenti riforme.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello alla pena di un anno di reclusione e 1.000 euro di multa per un delitto previsto dalla legge sulle armi. In appello, la difesa aveva chiesto la disapplicazione dell’aggravante della recidiva e la sostituzione della pena detentiva con una misura alternativa, come il lavoro di pubblica utilità o la detenzione domiciliare. Tuttavia, la Corte territoriale aveva dichiarato inammissibile la richiesta di sanzioni sostitutive, ritenendola tardiva, e aveva confermato la valutazione sulla recidiva.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che il rigetto della richiesta di sanzioni sostitutive violasse lo spirito della norma, che mira alla rieducazione del condannato.
2. Manifesta illogicità della motivazione: Contestava la conferma dell’aggravante della recidiva, ritenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato il tempo trascorso dalle precedenti condanne e non avesse motivato in modo congruo la determinazione della pena.

Le Sanzioni Sostitutive in Appello e i Termini Procedurali

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del primo motivo di ricorso. La Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, cogliendo l’occasione per fare il punto sulla nuova disciplina introdotta dal D.Lgs. n. 31/2024. Questa normativa ha inserito l’art. 598-bis, comma 1-bis, nel codice di procedura penale, stabilendo regole precise per le sanzioni sostitutive in appello.

La Corte chiarisce che l’imputato può manifestare il proprio consenso alla sostituzione della pena attraverso una memoria o con motivi nuovi. Tuttavia, tale atto deve essere depositato fino a quindici giorni prima dell’udienza. Nel caso di specie, la richiesta era stata depositata solo otto giorni prima, risultando quindi tardiva. La declaratoria di inammissibilità da parte della Corte di Appello è stata, pertanto, ritenuta corretta. La Cassazione sottolinea che questa nuova norma risolve precedenti dubbi interpretativi, stabilendo un termine perentorio che non ammette deroghe.

La Valutazione della Recidiva: Un Giudizio sulla Pericolosità

Anche il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza d’appello sulla recidiva fosse succinta ma completa e logica. I giudici di secondo grado avevano evidenziato una “progressione criminosa” dell’imputato, passato a commettere un delitto più grave rispetto ai precedenti. Questo elemento è stato considerato un sintomo di “accresciuta pericolosità”, giustificando l’applicazione dell’aggravante.

La Cassazione ha ribadito il principio secondo cui la recidiva non è un mero automatismo legato alla presenza di precedenti penali, ma richiede una valutazione concreta del rapporto tra i vecchi reati e quello nuovo. Il giudice deve verificare se la condotta passata sia indicativa di una “perdurante inclinazione al delitto”. Nel caso specifico, la Corte ha smontato l’argomentazione difensiva sulla lontananza nel tempo dei reati, notando che l’ultima condanna si riferiva a un fatto commesso solo due anni prima di quello in giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso basandosi su una rigorosa applicazione delle norme procedurali e su principi consolidati in materia di valutazione della pena. Sulla questione delle sanzioni sostitutive, la Corte ha sancito l’inderogabilità del termine di quindici giorni prima dell’udienza, introdotto dalla recente riforma, per la presentazione della richiesta in appello. La tardività della richiesta presentata dall’imputato ha reso corretta la decisione di inammissibilità della Corte d’Appello. Per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha confermato che la motivazione, sebbene sintetica, era adeguata perché fondata su un’analisi della “progressione criminosa” e della “accresciuta pericolosità” dell’imputato, elementi che giustificano l’aumento di pena. Infine, riguardo all’entità della sanzione, essendo stata applicata una pena vicina al minimo edittale con la concessione delle attenuanti generiche, l’obbligo di motivazione del giudice è attenuato e può essere soddisfatto con il richiamo al criterio di adeguatezza.

Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, consolida l’interpretazione della nuova disciplina sulle sanzioni sostitutive, imponendo ai difensori la massima attenzione nel rispettare il termine perentorio di quindici giorni prima dell’udienza d’appello per formulare la relativa richiesta. In secondo luogo, ribadisce che la valutazione della recidiva è un giudizio di merito, non un automatismo, che deve essere ancorato a elementi concreti indicativi della pericolosità sociale del reo. Una motivazione basata sulla “progressione criminosa” è considerata logica e sufficiente a giustificare l’applicazione dell’aggravante.

Entro quale termine si può chiedere l’applicazione di sanzioni sostitutive in appello?
La richiesta di applicazione di sanzioni sostitutive in appello deve essere presentata, tramite memoria o motivi nuovi, fino a quindici giorni prima della data dell’udienza. Una richiesta presentata oltre tale termine è considerata tardiva e quindi inammissibile.

Come valuta il giudice la recidiva per decidere se applicarla?
Il giudice non si limita a constatare l’esistenza di precedenti penali. Deve esaminare in concreto il rapporto tra il fatto per cui si procede e le condanne precedenti, verificando se la condotta pregressa indichi una perdurante inclinazione al delitto e una progressione criminosa che manifesti un’accentuata pericolosità sociale dell’imputato.

Quando è sufficiente una motivazione sintetica per la quantificazione della pena?
Quando la pena inflitta è prossima al minimo edittale e sono state concesse le attenuanti generiche, l’obbligo di motivazione del giudice si attenua. In questi casi, è sufficiente il richiamo al criterio di adeguatezza della pena, che implicitamente considera tutti gli elementi dell’art. 133 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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