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Sanzione sostitutiva negata: discrezionalità giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro la mancata applicazione della sanzione sostitutiva pecuniaria. La decisione si fonda sul potere discrezionale del giudice, il quale ha legittimamente negato il beneficio valutando i precedenti penali della ricorrente e l’inefficacia deterrente di una precedente sospensione condizionale della pena, ritenendo quindi inadeguata la sola sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzione Sostitutiva e Potere del Giudice: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’applicazione della sanzione sostitutiva rappresenta un tema cruciale nel diritto penale, offrendo un’alternativa alle pene detentive brevi. Tuttavia, la sua concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del potere discrezionale del giudice nel negare tale beneficio, soprattutto in presenza di precedenti penali. Analizziamo insieme questa importante decisione per comprenderne i principi e le implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una persona condannata per un reato previsto dalla legislazione sui reati tributari (art. 4 del d.lgs. n. 74/2000). In seguito alla condanna, l’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la mancata applicazione della sanzione pecuniaria in sostituzione della pena detentiva inflitta. Secondo la difesa, il giudice di merito avrebbe errato nel non concedere questo beneficio, previsto dalla legge per le pene detentive brevi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. La decisione conferma in toto l’operato del giudice di merito, ritenendo la sua scelta di non applicare la sanzione sostitutiva pienamente legittima e correttamente motivata. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro della pronuncia risiede nell’analisi del potere discrezionale del giudice e dei criteri che ne guidano l’esercizio. La Cassazione ha delineato con chiarezza i motivi per cui il diniego della sanzione sostitutiva era, nel caso di specie, incensurabile.

Il Potere Discrezionale del Giudice nella Sanzione Sostitutiva

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la scelta di sostituire una pena detentiva breve è una facoltà discrezionale del giudice. Questo potere, anche alla luce delle recenti riforme (d.lgs. n. 150/2022, c.d. Riforma Cartabia), non è arbitrario, ma vincolato alla valutazione dei criteri stabiliti dall’articolo 133 del codice penale. Tali criteri includono la gravità del reato, la capacità a delinquere del colpevole, i suoi precedenti penali e la sua condotta.

Il Peso dei Precedenti Penali

Nel caso specifico, il giudice di merito aveva evidenziato che la ricorrente era già stata condannata in passato per due reati contravvenzionali. Questo elemento è stato considerato decisivo. La Corte ha sottolineato che i precedenti penali, anche se di modesta entità, sono un fattore rilevante per valutare la personalità dell’imputato e l’adeguatezza della pena.

L’Inefficacia Dissuasiva della Sospensione Condizionale

Un altro punto chiave della motivazione è stato il fatto che, in relazione alle precedenti condanne, l’imputata aveva già beneficiato della sospensione condizionale della pena. Il giudice ha osservato che tale beneficio non aveva prodotto alcun effetto deterrente o dissuasivo, dato che la persona aveva commesso un nuovo reato. Questa constatazione ha portato il giudice a ritenere che una sanzione puramente pecuniaria sarebbe stata inadeguata a prevenire la commissione di futuri illeciti, rendendo necessaria una pena con una maggiore afflittività.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame riafferma che la concessione della sanzione sostitutiva non è un diritto dell’imputato, ma il risultato di una valutazione ponderata del giudice. Se questa valutazione è adeguatamente motivata, facendo riferimento ai criteri di legge come i precedenti penali e la condotta complessiva del reo, la scelta è insindacabile in sede di legittimità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la richiesta di pene sostitutive deve essere supportata da elementi concreti che dimostrino l’adeguatezza della misura e l’assenza di un concreto pericolo di recidiva, specialmente quando l’imputato ha già precedenti condanne.

Un giudice può rifiutare di applicare una sanzione sostitutiva pecuniaria al posto di una pena detentiva breve?
Sì, il giudice ha un potere discrezionale in merito. Se la sua decisione è adeguatamente motivata secondo i criteri di legge, come quelli previsti dall’art. 133 del codice penale, non può essere contestata in Cassazione.

Quali fattori sono determinanti per negare la sanzione sostitutiva in questo caso?
I fattori decisivi sono stati i precedenti penali della ricorrente (due condanne per reati contravvenzionali) e la constatazione che un precedente beneficio, la sospensione condizionale della pena, non aveva avuto alcun effetto dissuasivo, portando il giudice a ritenere inadeguata la sola sanzione pecuniaria.

La Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha eliminato la discrezionalità del giudice su questo punto?
No, la sentenza chiarisce che anche a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, il giudice rimane vincolato nella sua discrezionalità alla valutazione dei criteri previsti dall’art. 133 del codice penale per decidere sulla concessione delle pene sostitutive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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