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Salute in carcere: quando è negata la detenzione?

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di sorveglianza di negare la detenzione domiciliare a un detenuto affetto da diverse patologie. La sentenza sottolinea che la tutela della salute in carcere è garantita se le cure sono possibili all’interno dell’istituto penitenziario. In questo caso, la pericolosità sociale del soggetto è stata ritenuta un fattore prevalente nel bilanciamento degli interessi, giustificando il mantenimento del regime detentivo.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Salute in Carcere e Sicurezza Sociale: Il Bilanciamento della Cassazione

Il delicato equilibrio tra il diritto alla salute in carcere e le esigenze di sicurezza della collettività è un tema centrale nel diritto penitenziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37110/2025, offre un importante chiarimento sui criteri da adottare quando un detenuto, affetto da gravi patologie, richiede la detenzione domiciliare. La Corte ha stabilito che, se le cure necessarie possono essere fornite adeguatamente all’interno della struttura carceraria, e se il soggetto presenta un’elevata pericolosità sociale, l’interesse pubblico alla sicurezza prevale.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Detenzione Domiciliare

Un detenuto aveva presentato istanza al Tribunale di sorveglianza per ottenere la detenzione domiciliare in sostituzione della pena in carcere, ai sensi dell’art. 47-ter dell’Ordinamento Penitenziario. La richiesta era fondata sull’esistenza di una grave infermità fisica, sostenendo che le sue patologie, di natura ortopedica e neurologica, fossero altamente invalidanti e non trattabili efficacemente in ambito intramurario.

Il ricorrente evidenziava inoltre che lo stesso Tribunale, in un procedimento separato, aveva riconosciuto le criticità della sua condizione, ordinandone il trasferimento presso una Sezione di Assistenza Intensiva (S.A.I.). Poiché tale trasferimento non era ancora avvenuto, la difesa sosteneva la necessità di sottrarre l’interessato alla permanenza nel circuito penitenziario.

Il Tribunale di sorveglianza aveva però rigettato l’istanza, ritenendo che la situazione sanitaria, sulla base delle relazioni mediche aggiornate, non fosse così grave da essere incompatibile con il regime carcerario e sottolineando l’elevata pericolosità sociale del richiedente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di sorveglianza. I giudici di legittimità hanno ribadito i principi consolidati in materia: la concessione della detenzione domiciliare per motivi di salute è subordinata alla presenza di una malattia grave, tale da porre in pericolo la vita del condannato o da richiedere trattamenti non facilmente attuabili in stato di detenzione. Questa valutazione, tuttavia, non può essere disgiunta da quella relativa alle esigenze di sicurezza della collettività.

Le Motivazioni della Sentenza sulla Salute in Carcere

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi approfondita delle motivazioni del provvedimento impugnato, ritenendole logiche e giuridicamente corrette. Ecco i punti salienti.

La Valutazione delle Condizioni Mediche

Il Tribunale di sorveglianza aveva operato una disamina dettagliata e aggiornata della situazione clinica del detenuto. Le patologie certificate (ernia inguinale, cefalea, emicrania cronica, lombosciatalgia, artrosi e ipertrofia prostatica) erano state oggetto di un piano terapeutico e di un costante monitoraggio. Sebbene fosse in lista d’attesa per un intervento chirurgico, le sue condizioni attuali sono state giudicate compatibili con il regime detentivo. L’istituto di pena, inoltre, è risultato dotato di camere per disabili e in grado di fornire assistenza sanitaria 24 ore su 24. Le conclusioni dei medici del servizio pubblico, che attestavano la compatibilità con la detenzione, sono state ritenute decisive per superare le argomentazioni difensive.

Il Bilanciamento con la Pericolosità Sociale

Un elemento cruciale della decisione è stato il bilanciamento tra il diritto alla salute e la sicurezza pubblica. Il Tribunale aveva correttamente considerato la mancata attuazione del trasferimento in una struttura S.A.I. Tuttavia, ha riconsiderato la situazione attuale, concludendo che le esigenze di cura potevano essere soddisfatte nella sede carceraria corrente. A fronte di ciò, ha dato prevalenza all’elevata pericolosità sociale del soggetto, derivante dai suoi legami con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Secondo la Corte, questo giudizio di prevalenza è stato argomentato in modo ineccepibile e non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto alla salute in carcere non è assoluto, ma deve essere bilanciato con altri interessi costituzionalmente rilevanti, come la sicurezza della collettività. La decisione di concedere misure alternative per motivi di salute dipende da una valutazione complessiva che tiene conto non solo della gravità della patologia, ma anche della sua concreta gestibilità all’interno del sistema penitenziario e del profilo di pericolosità del condannato. La compatibilità delle condizioni di salute con il regime carcerario, attestata da relazioni mediche aggiornate, può quindi giustificare il rigetto dell’istanza di detenzione domiciliare, anche a fronte di patologie significative, qualora il detenuto rappresenti una minaccia per la società.

Quando una malattia giustifica la detenzione domiciliare?
Secondo la Corte, una malattia giustifica la detenzione domiciliare quando è grave, cioè tale da porre in pericolo la vita o provocare rilevanti conseguenze dannose, e richiede un trattamento che non si possa facilmente attuare nello stato di detenzione.

La pericolosità sociale del detenuto può prevalere sul suo diritto alla salute?
Sì. La Corte ha stabilito che la valutazione deve sempre bilanciare le esigenze di cura con quelle di sicurezza della collettività. Se le condizioni di salute sono gestibili in carcere, l’elevata pericolosità sociale del detenuto può essere un fattore decisivo per negare la misura alternativa.

Cosa succede se il carcere non attua un trasferimento ordinato dal Tribunale per motivi di salute?
Il Tribunale deve riconsiderare la situazione clinica attuale. Se conclude che le cure possono essere comunque garantite nella struttura presente, può procedere a un nuovo bilanciamento degli interessi, tenendo conto anche della pericolosità sociale, per decidere sulla richiesta di detenzione domiciliare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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