LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sabotaggio opere militari: i limiti del reato

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di incendio e sabotaggio di opere militari per aver appiccato il fuoco a due veicoli in una caserma. La Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale fosse insufficiente a dimostrare la sussistenza del grave reato di sabotaggio, non avendo provato che l’intera struttura fosse stata resa inservibile, anche solo temporaneamente, per le sue funzioni militari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sabotaggio di Opere Militari: Quando un Danneggiamento Diventa un Reato contro lo Stato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione 1 Penale, n. 2644/2025, offre un’importante lezione sulla distinzione tra danneggiamento, seppur grave, e il reato di sabotaggio di opere militari previsto dall’art. 253 del codice penale. Con una decisione che annulla un’ordinanza di custodia cautelare, la Suprema Corte ha tracciato i confini precisi di questa grave fattispecie, sottolineando la necessità di una motivazione rigorosa che vada oltre la mera constatazione dei danni materiali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un grave episodio avvenuto presso una caserma dei Carabinieri Forestali. Un soggetto, agendo su mandato di terzi, si era introdotto nell’area e aveva appiccato il fuoco a due autoveicoli di servizio. Le fiamme si erano propagate, danneggiando la facciata dell’edificio, un impianto elettrico, un computer e altre attrezzature, rendendo di fatto inutilizzabili per circa una settimana diversi strumenti e dotazioni.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

In accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, il Tribunale del Riesame aveva applicato la misura della custodia cautelare in carcere, qualificando i fatti come incendio doloso (art. 423 c.p.) e, soprattutto, come sabotaggio di opere militari (art. 253 c.p.).

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo, tra gli altri motivi, un’errata qualificazione giuridica. In particolare, si contestava che il fatto potesse integrare il delitto di sabotaggio, evidenziando come l’intento fosse al più quello di danneggiare alcuni beni e non di compromettere l’operatività di un’intera struttura militare. Si chiedeva, pertanto, una riqualificazione del reato in fattispecie meno gravi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il focus sul sabotaggio di opere militari

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza con rinvio per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nell’analisi approfondita del reato di sabotaggio di opere militari.

I Giudici hanno chiarito che questo delitto, inserito tra quelli contro la personalità internazionale dello Stato, tutela un bene giuridico specifico e di primaria importanza: l’efficienza e la capacità bellica dello Stato. Per configurare tale reato, non è sufficiente provare un semplice danneggiamento, anche se esteso, a beni presenti all’interno di una struttura militare.

La Corte ha riscontrato un vizio fondamentale nella motivazione del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo si era limitato a elencare i danni materiali (le autovetture, il computer, la tettoia, il quadro elettrico), senza però spiegare in modo analitico e convincente come tali danni avessero prodotto una ‘inservibilità’, anche solo temporanea, della caserma nella sua interezza e funzionalità strategica. In altre parole, il Tribunale non ha dimostrato che l’azione avesse concretamente inciso sulla capacità operativa della struttura militare nel suo complesso, compromettendo la sua funzione a difesa degli interessi dello Stato.

La sentenza sottolinea che la norma richiede una lesione effettiva al bene giuridico protetto. L’apparato motivazionale del provvedimento impugnato è stato giudicato ‘apodittico e tautologico’, perché non ha superato la soglia della mera descrizione dei danni per approdare a una valutazione concreta dell’impatto sull’efficienza militare.

Le Conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: per la configurabilità del delitto di sabotaggio di opere militari non basta danneggiare beni strumentali, ma è necessario che l’azione renda la struttura militare nel suo insieme inidonea a svolgere la propria funzione, mettendo a rischio l’interesse superiore della difesa nazionale. L’annullamento con rinvio impone al giudice del merito di condurre un’indagine più approfondita, valutando se, al di là dei danni materiali, si sia verificata una reale compromissione della funzionalità strategica della caserma. Questa decisione riafferma l’esigenza di un rigore motivazionale assoluto, specialmente quando si applicano misure restrittive della libertà personale per reati di eccezionale gravità.

Qual è la differenza tra un danneggiamento a una caserma e il reato di sabotaggio di opere militari?
La differenza risiede nel bene giuridico protetto e nell’effetto della condotta. Il danneggiamento lede il patrimonio, mentre il sabotaggio di opere militari (art. 253 c.p.) attenta all’efficienza e alla preparazione militare dello Stato. Per configurare il sabotaggio, non basta danneggiare beni, ma è necessario dimostrare che l’intera opera militare (la caserma) sia stata resa, anche solo temporaneamente, inservibile al suo scopo, compromettendo così la sua funzione strategica.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare?
La Corte ha annullato l’ordinanza per un vizio di motivazione. Il Tribunale del Riesame si era limitato a elencare i danni materiali causati dall’incendio (veicoli, computer, impianti) senza spiegare in modo adeguato e specifico come questi danni avessero reso l’intera caserma inservibile e leso l’interesse dello Stato alla propria efficienza militare. La motivazione è stata giudicata insufficiente a sostenere un’accusa così grave.

Cosa deve essere provato per configurare il reato di cui all’art. 253 del codice penale?
Per configurare il reato di sabotaggio di opere militari, l’accusa deve provare due elementi principali: 1) che l’azione (distruzione o sabotaggio) abbia colpito uno degli oggetti tassativamente elencati dalla norma (come una caserma, qualificabile come ‘stabilimento’ o ‘altra opera militare’); 2) che tale azione abbia causato una effettiva ‘inservibilità’, totale o parziale, dell’opera nel suo complesso, incidendo negativamente sulla sua funzionalità e, di conseguenza, sulla capacità militare e di difesa dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati