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Sabotaggio militare: quando il danno è lieve?

Un militare viene condannato per sabotaggio militare dopo aver contaminato un hangar con fibre di amianto. La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, chiarisce un punto fondamentale: l’applicazione dell’attenuante per “fatto di lieve entità”, introdotta da una precedente sentenza della Corte Costituzionale, si basa su un criterio puramente oggettivo. La valutazione deve concentrarsi esclusivamente sulla tenuità del danno arrecato all’efficienza del servizio militare, escludendo qualsiasi rilevanza delle motivazioni personali o sindacali dell’imputato. Poiché il danno è stato ritenuto significativo, l’attenuante non è stata concessa e la condanna confermata.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sabotaggio Militare: La Cassazione Chiarisce la ‘Lieve Entità’ del Danno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui criteri per valutare il sabotaggio militare di lieve entità. Il caso riguarda un militare accusato di aver reso temporaneamente inservibile un hangar attraverso la dispersione di fibre d’amianto. La decisione finale della Suprema Corte stabilisce un principio netto: la valutazione della ‘lieve entità’ del danno è esclusivamente oggettiva e non può tenere conto delle motivazioni soggettive dell’autore del reato.

I Fatti: La Contaminazione dell’Hangar Militare

La vicenda ha origine dalla condotta di un Luogotenente Specialista di Elicotteri, il quale, in una singola giornata, disperdeva ripetutamente fibre di amianto all’interno di un hangar utilizzato per la manutenzione di velivoli militari. Questa azione provocava una contaminazione che rendeva necessario interdire l’uso della struttura per circa venti giorni, dal 17 gennaio al 6 febbraio 2014, per consentire le operazioni di bonifica e verifica ambientale.

Il Lungo Percorso Giudiziario e l’Intervento della Corte Costituzionale

L’iter processuale è stato complesso. Inizialmente assolto dal Tribunale Militare, l’imputato veniva poi condannato in appello. La difesa, nel ricorrere in Cassazione, sollevava una questione di legittimità costituzionale dell’art. 167 del codice penale militare di pace, che sanziona il sabotaggio. La norma, infatti, non prevedeva una circostanza attenuante per i fatti di lieve entità, costringendo i giudici ad applicare una pena minima molto elevata anche per danni modesti.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 244 del 2022, accoglieva la questione, dichiarando l’illegittimità della norma. I giudici della Consulta stabilirono che la pena dovesse essere diminuita qualora il danno causato fosse di particolare tenuità. La causa veniva quindi rinviata alla Corte Militare d’Appello per ricalcolare la pena alla luce di questa nuova attenuante.

Contrariamente alle aspettative della difesa, la Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, confermava la pena originaria, escludendo che il fatto potesse essere qualificato di lieve entità. Secondo i giudici di merito, la strategicità dell’hangar, l’interruzione di un servizio essenziale per la sicurezza e l’efficienza militare e il potenziale pericolo per la salute del personale rendevano il danno tutt’altro che tenue.

Le Motivazioni della Cassazione sul Sabotaggio Militare

La difesa proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando che la Corte d’Appello non avesse considerato le motivazioni dell’imputato, che avrebbero agito per scopi para-sindacali, al fine di richiamare l’attenzione dei superiori sulla sicurezza dei lavoratori. La Suprema Corte ha respinto definitivamente il ricorso, cristallizzando un principio fondamentale. L’attenuante introdotta dalla Corte Costituzionale ha una natura puramente oggettiva. Ciò significa che la sua applicazione dipende esclusivamente dalla ‘particolare tenuità del danno’ causato al servizio. La valutazione deve essere incentrata sull’impatto concreto che la condotta ha avuto sull’efficienza e sulla funzionalità delle Forze Armate. Le ragioni personali, le finalità politiche o sindacali che hanno spinto l’autore a commettere il reato sono del tutto irrilevanti ai fini del riconoscimento di questa specifica attenuante. La Corte ha ritenuto logica e corretta la motivazione dei giudici d’appello, i quali avevano giustamente qualificato il danno come significativo, data l’interruzione forzata delle attività in una struttura strategica.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un’interpretazione rigorosa del reato di sabotaggio militare. Stabilisce che, per ottenere una riduzione di pena per ‘lieve entità’, non è sufficiente dimostrare buone intenzioni o un movente meritevole di attenzione. L’unico parametro valido è l’effettivo e oggettivo pregiudizio arrecato all’apparato militare. Un danno che incide sulla capacità operativa e sulla sicurezza del servizio, come la chiusura prolungata di un hangar, non potrà mai essere considerato ‘tenue’, indipendentemente dalle motivazioni che si celano dietro l’azione criminosa.

Per il reato di sabotaggio militare, i motivi personali dell’autore possono giustificare un’attenuante per ‘lieve entità’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’attenuante si basa sulla ‘particolare tenuità del danno’, un criterio puramente oggettivo. La valutazione riguarda l’impatto sul servizio militare, non le intenzioni o le motivazioni soggettive dell’imputato.

Cosa significa ‘danno di lieve entità’ nel contesto del sabotaggio militare?
Si riferisce a un pregiudizio modesto all’efficienza operativa del servizio militare. Non si tratta solo di un danno patrimoniale, ma soprattutto del danno funzionale. Nel caso di specie, la chiusura di un hangar strategico per un periodo significativo non è stata considerata di lieve entità.

Dopo un annullamento parziale della Cassazione, il giudice del rinvio può riesaminare l’intera pena?
No. Il giudice del rinvio è vincolato ai punti specifici indicati dalla Corte di Cassazione nella sentenza di annullamento. Le parti della sentenza precedente che non sono state annullate diventano definitive, in base al principio del ‘giudicato progressivo’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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