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Ruolo apicale: la Cassazione sui limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di stampo mafioso. La Corte ha confermato la valutazione del Tribunale del riesame sul grave quadro indiziario, basato su dichiarazioni di collaboratori e intercettazioni, che indicavano il ruolo apicale del ricorrente. È stato inoltre dichiarato inammissibile il motivo volto a escludere l’aggravante del ruolo apicale, poiché irrilevante ai fini della misura cautelare in sé.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ruolo apicale: la Cassazione sui limiti del ricorso cautelare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9169/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso avverso le misure cautelari, in particolare quando si contesta il ruolo apicale dell’indagato in un’associazione di stampo mafioso. La decisione ribadisce la distinzione tra il controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e la valutazione del merito, riservata ai giudici delle fasi precedenti.

I Fatti del Caso: Dall’Ordinanza alla Cassazione

Il caso ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro nei confronti di un soggetto indagato per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.). All’indagato veniva contestato di essere promotore e organizzatore di una cosca della ‘ndrangheta.

Il Tribunale del Riesame, adito dalla difesa, confermava l’ordinanza, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. La difesa, non soddisfatta, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: l’illogicità della motivazione e il travisamento delle prove utilizzate per affermare il ruolo apicale dell’indagato, e la violazione di legge nella conferma dell’aggravante stessa.

Il ricorso e la contestazione del ruolo apicale

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse basato la sua decisione su dichiarazioni di collaboratori di giustizia generiche o datate e su intercettazioni irrilevanti. Secondo la difesa, questi elementi non erano sufficienti a dimostrare, a livello di gravità indiziaria, una posizione di vertice all’interno del sodalizio criminale.

Inoltre, un secondo motivo di ricorso mirava specificamente a ottenere l’esclusione dell’aggravante del ruolo apicale, contestando la qualificazione giuridica data dai giudici di merito.

La Valutazione degli Indizi da Parte della Corte

La Cassazione ha respinto il primo motivo, chiarendo la natura del proprio sindacato. Il controllo della Corte non consiste in una nuova valutazione delle prove, ma in una verifica della coerenza logica e giuridica dell’argomentazione del giudice di merito.

Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione puntuale e logica, fondando la propria decisione su elementi convergenti: le dichiarazioni di ben cinque collaboratori di giustizia e il contenuto di numerose intercettazioni. Questi elementi, nel loro complesso, delineavano un quadro indiziario solido riguardo non solo alla partecipazione dell’indagato all’associazione, ma anche alla sua posizione di comando.

La Corte ha sottolineato come le critiche della difesa si risolvessero in un tentativo di ottenere una diversa interpretazione del materiale probatorio, un’operazione preclusa in sede di legittimità. Non si trattava di un ‘travisamento della prova’ (un’incompatibilità tra la motivazione e l’atto processuale), ma di un ‘travisamento dei fatti’, ovvero una diversa lettura del significato delle prove, che non può essere oggetto del giudizio di Cassazione.

L’Inammissibilità del Motivo sull’Aggravante

Di particolare interesse è la decisione sul secondo motivo. La Corte lo ha dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Secondo un principio consolidato (ius receptum), nel procedimento cautelare l’indagato ha interesse a contestare un’aggravante o una diversa qualificazione giuridica solo se ciò ha un effetto concreto sull’applicazione (an) o sulle modalità (quomodo) della misura cautelare.

Nel caso di un’accusa per associazione mafiosa, l’esclusione della sola aggravante del ruolo apicale non avrebbe modificato né la decisione di applicare la custodia in carcere né la sua durata massima. Di conseguenza, il ricorrente non aveva un interesse concreto e attuale a far valere tale doglianza in quella sede.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato il rigetto del ricorso ribadendo i confini del proprio giudizio in materia cautelare. Il compito della Cassazione è verificare che il giudice del riesame abbia dato conto in modo logico e coerente delle ragioni che fondano la gravità del quadro indiziario. In questo caso, il Tribunale aveva correttamente valorizzato una pluralità di fonti probatorie (dichiarazioni di collaboratori e intercettazioni) che, lette congiuntamente, indicavano la figura dell’indagato come vertice di un gruppo criminale.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la motivazione si basa su un principio di economia processuale e di concretezza. L’impugnazione è ammissibile solo se può portare un vantaggio pratico all’imputato. L’esclusione di un’aggravante che non incide sulla misura applicata è una questione che potrà essere approfondita nel giudizio di merito, ma non ha rilevanza ai fini della decisione sulla libertà personale nella fase delle indagini preliminari.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un’importante conferma di due principi fondamentali della procedura penale. In primo luogo, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto; le prove vengono valutate nel merito e la Suprema Corte si limita a un controllo sulla correttezza giuridica e logica del ragionamento. In secondo luogo, l’interesse a ricorrere deve essere concreto e attuale. Non è sufficiente lamentare un errore giuridico se questo non produce effetti pratici sulla posizione dell’indagato, specialmente nel delicato ambito delle misure restrittive della libertà personale.

Quando il ricorso in Cassazione contro una misura cautelare è considerato un inammissibile tentativo di riesaminare i fatti?
Quando, invece di denunciare un’incompatibilità tra la motivazione del provvedimento e gli atti processuali (travisamento della prova), il ricorrente propone una diversa interpretazione del materiale d’indagine, sollecitando una rivalutazione del merito che è preclusa alla Corte di Cassazione.

È possibile impugnare in Cassazione la sola aggravante del ruolo apicale in un procedimento cautelare?
No, non è ammissibile se l’esclusione dell’aggravante non ha alcun effetto pratico sull’applicazione o sulla durata della misura cautelare. L’indagato, in tal caso, manca di un interesse concreto e attuale all’impugnazione.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare gli indizi di colpevolezza in materia di misure cautelari?
Il ruolo della Corte è quello di verificare la congruenza e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, controllando che il giudice di merito abbia dato adeguatamente conto delle ragioni che sorreggono il giudizio di gravità indiziaria, senza però entrare nel merito della valutazione delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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